I 123 fogli cartacei del codice contengono le copie di sette cronache riguardanti la Riforma nel paese di Appenzello, così come la divisione del territorio nel XVI secolo. È stato compilato intorno al 1700 da uno sconosciuto copista.
Online dal: 22.06.2017
Questo libretto contiene una raccolta di ricette per la fabbricazione di farmaci, rimedi casalinghi e generi alimentari. La descrizione delle ricette va dal semplice elenco degli ingredienti fino a testi molto dettagliati, nei quali viene fornita la preparazione degli ingredienti. Il manoscritto non presenta un indice. Quale coperta venne utilizzato il foglio di un manoscritto, forse del XIV secolo. Il testo che si può leggere tratta della geometria del triangolo (De triangulo). Nella prima metà del XX secolo il libretto venne acquisito da Theo Baeschlin presso la libreria Helbing & Lichtenhahn e regalato all'Istituto di farmacia di Basilea.
Online dal: 22.06.2017
La copia della farmacopea di Burkart von Hallwyl (1535-1598) costituisce una raccolta di farmaci e ricette per il trattamento di problemi quotidiani. La lunghezza delle ricette varia da alcune frasi fino a testi molto completi. Tra questi si trovano istruzioni per la preparazione e liste degli ingredienti. Il manoscritto è organizzato tramite un indice alfabetico. Dopo l'indice si trovano altre registrazioni.
Online dal: 26.09.2017
Il libro delle matricole del rettorato di Basilea, redatto in forma manoscritta dal 1460 al 2000, contiene indicazioni suddivise per anno sui rispettivi rettori, così come liste degli studenti iscritti. Si presenta notevole il ricco apparato decorativo dei primi tre volumi, che si estende lungo l'arco di tre secoli e che, data l'organizzazione cronologica del manoscritto, è esattamente databile. Il libro delle matricole costituisce non solo una fonte importante per la storia dell'Università di Basilea, ma documenta in questo modo anche lo sviluppo della miniatura in questa città.
Online dal: 21.12.2010
Per studiare presso la facoltà di Basilea fondata nel 1460, occorreva iscriversi nella matricola del rettorato, prestare un giuramento di fedeltà ed obbedienza, versare una tassa studentesca e - solo a quel punto l'immatricolazione era valida – iscriversi nella matricola della propria facoltà. La matricola di teologia del 1462-1740 contiene, oltre alle registrazioni fatte dai decani, sia gli statuti antichi che quelli nuovi della facoltà.
Online dal: 20.12.2016
Nella prima parte del volume sono registrati i decanati dal 1461 al 1529 con i rispettivi calcoli della cassa della facoltà e le liste dei docenti, nella seconda parte seguono quasi esclusivamente registrazioni relative alle nomine a dottore dal 1533 al 1921. Tra i copisti si trovano, tra gli altri, Sebastian Brant, Basilius Amerbach, Remigius Faesch e Niklaus Bernoulli.
Online dal: 25.06.2015
Il volume di matricole della facoltà delle arti contiene, quale parte più antica e originariamente separata, gli statuti della facoltà. Questi vennero rilegati alla fine del XV secolo con un calendario accademico e i nomi, organizzati in due indici, degli studenti e baccalaureati immatricolati dal 1461. Nei fascicoli vuoti previsti sono iscritti coloro che ottennero il titolo di magister e baccalaureatus fino al 1848.
Online dal: 25.06.2015
Elenco degli studenti stranieri iscritti a Basilea dal 1599 al 1837 alla facoltà di filosofia per lo studio di base delle artes liberales quale primo gradino per poter continuar lo studio della teologia, della giurisprudenza o della medicina. La lista si suddivide per decanati; dal 1665 al 1800 contiene anche i nomi dei coreggenti dell'Alunnato (Alumneum), il convitto per i detentori di una borsa di studio. Nel volume sono presenti anche le condizioni per l'ammissione nella facoltà e il testo del giuramento di immatricolazione.
Online dal: 20.12.2016
Accanto agli statuti del 1594 e a vari decreti, il volume elenca inoltre i convittori basileesi e stranieri del collegio inferiore dal 1599 al 1623 e dal 1733 al 1789. L'originaria copertina floscia costituita da un frammento pergamenaceo, in seguito al restauro è stata rilegata all'inizio quale carta di guardia.
Online dal: 20.12.2016
Il volume di matricole della facoltà di medicina, riccamente decorato, copre il periodo del decanato da Heinrich Pantaleon (1559) fino a Werner Lachenal (1799). Le registrazioni sono per la maggior parte di mano dei decani e sono accompagnate dai rispettivi stemmi. I rapporti sono preceduti da annotazioni di Heinrich Pantaleon riguardanti la storia della facoltà dal 1460 fino al 1559.
Online dal: 20.12.2016
Il secondo volume della matricola della facoltà di medicina contiene un elenco dei dottorati sostenuti con successo dal 1571 al 1806 e degli studenti iscritti dal 1570 al 1814; vi è aggiunta una panoramica degli esami e delle Disputationes sostenute, così come delle lezioni durante i giorni di canicola. Le registrazioni sono precedute da una miniatura a piena pagina del sigillo della facoltà di medicina dell'Università di Basilea.
Online dal: 20.12.2016
Il volume, redatto e in parte anche scritto, da Theodor Zwinger intorno al 1720, è una raccolta dalle matricole, dai Decreta medica e da altri atti, in parte andati persi, della facoltà di medicina dell'Università di Basilea. Oltre ai rapporti del decanato dal 1559 al 1724, questo manoscritto contiene gli appunti di Heinrich Pantaleon (1522-1595) sulla storia della Facoltà dal 1460 al 1558, ed è ricopiato dal manoscritto AN II 20.
Online dal: 20.12.2016
La haggadah manoscritta Comites Latentes 69 è una creazione viennese del 1756, decorata con l'inchiostro nero e che imita magistralmente la incisione su cuoio. L'autore è il celebre copista-illustratore Zimmel ben Moïse di Polna (attivo tra il 1714 e il 1756) che ha realizzato una trentina di manoscritti datati e conservati, ma dei quali solo 17, tra i quali il CL 69, sono autografi. La sua opera artistica si inserisce tra gli esempi più eccezionali della decorazione manoscritta ebraica dell'Europa centrale del sec. XVIII. Alla fine, un testo del Cantico dei Cantici copiato da una mano posteriore conclude questo magnifico manoscritto.
Online dal: 22.06.2017
Raccolta di preghiere in forma di litanie (awrād), attribuite ad un certo Šayḫ Wafāʾ. Il manoscritto deve essere stato completato prima del 1746, poiché in quell'anno fu consegnato a una fondazione religiosa da Bašīr Āġā, dignitario della corte osmana. L'autore non può essere chiaramente identificato, dal momento che diverse persone sono conosciute come Šayḫ Wafāʾ. Il manoscritto appartiene probabilmente al contesto del misticismo islamico (Sufismo), che all'epoca era saldamente radicato come istituzione nella società ottomano-turca. Proviene dalla collezione dello studioso di islamistica e specialista di turcologia Rudolf Tschudi (1884-1960).
Online dal: 14.12.2017
Biografia leggendaria del fondatore dell'ordine Bektāşī, Ḥāǧǧī Bektāş Velī da Khorasan (Iran orientale/Afghanistan), redatta in lingua turca ottomana. Il manoscritto è stato scritto da ʿAbdallāh Ibn Aḥmad el-Merzīfōnī e completato il 20. Ǧumādā II 1165 h. [= 5 maggio 1752]. Apparteneva alla collezione di manoscritti orientali dello studioso di islamistica e specialista di turcologia Rudolf Tschudi (1884-1960) e da questa venne in possesso della Biblioteca Universitaria di Basilea.
Online dal: 14.12.2017
All'inizio del XVII secolo venne pubblicato un libro di magia nera, attribuito al mitico Faust, conosciuto sotto il nome di Höllenzwang. La biblioteca di Weimar possedeva un manoscritto di quest'opera, noto a Goethe. Nel 1949 Martin Bodmer poté acquistare un manoscritto di questo tipo. Questo documento, difficilmente databile, è scritto con dei segni cabalistici che si ritenga, per quanto si deduce dalla glossa scritta in tedesco, contengano una serie di formule magiche ad uso degli esorcisti, per evocare, segnatamente, i setti spiriti del male.
Online dal: 17.12.2015
Il manoscritto contiene un adattamento, in lingua punjabi/braj bhasha del libro 10 del Bhāgavata Purāṇa, copiato in alfabeto gurmukhi. Si tratta di una collezione di storie della vita del dio Krishna in versi (caupaī, kabitā, soraṭhā e altre). Contrariamente alla versione in sanscrito, questo testo non ha una chiara struttura in capitoli e presenta una numerazione continua (880 versi). È riccamente illustrato con delle scene della vita di Krishna (più di 200 miniature). Si tratta di una variante libera in versi dell'antico testo sanscrito scritto in ślokas, che era estremamente popolare in India.
Online dal: 22.03.2018
Il manoscritto comprende una collezione di quattro diversi testi. Il testo principale è il Bhagavadgītā («Canto del Signore»), una parte dell'epopea del Mahābhārata, libro 6, che comprende 18 capitoli, qui trascritti in alfabeto devanagari influenzato dalla lingua kashmiri (1v-165r). Si tratta di uno dei testi maggiormente copiati della tradizione hindu, e che sopravvive in un grande numero di manoscritti. All'inizio dei 18 capitoli si alternano dei ritratti dipinti di Krishna e Arjuna. Il Bhagavadgītā è preceduto dal Prayāgatīrthasnānasaṃkalpa, apadoddhāraṇastotra (V2r-V4v), «una promessa di bagnarsi a Prayāga (Allahabad)», e seguito dal Pañcavaktrahanumatkavaca (N1v-N7v), un mantra di protezione di Hanuman, e infine dallo Stavarāja (N8r-N8v), un «elogio del re», che serve da colofone a questa raccolta di testi. I tre testi sussidiari sono scritti in un alfabeto devanagari comune. Una annotazione parzialmente leggibile, datata al 29 agosto 1781, identifica il manoscritto come un «libro di preghiere di un brahmano» donato ad un proprietario non identificato «al momento della sua partenza dall'India» (V1r).
Online dal: 22.03.2018
Si tratta di un manoscritto del sec. XVIII contenente il testo chiamato Kedārakalpa, e nel quale si dice che dovrebbe costituire una parte del Nandīpurāṇa. Il manoscritto descrive e rappresenta nelle sue 61 raffinate miniature un pellegrinaggio religioso effettuato da un gruppo di yogi nell'Himalaya, nella regione di Kedarnath. Si tratta di un testo dello shivasimo, il cui dio principale è Shiva, e il cui scopo principale è quello di incitare le persone a compiere questo pellegrinaggio sacro agli shivaiti.
Online dal: 22.06.2017
Manoscritto composito scritto in alfabeto devanagari che denota l'influenza dello stile Kashmir; riunisce una serie di testi rituali che si occupano del culto di Viṣṇu. 1. (cc. 1_1r-1_6r) testi preparatori e rituali (senza un solo nome o titolo), a partire da un probabile insieme di pratiche rituali influenzate da Pāñcarātra, vale a dire nyāsas e dhyānas, cioè l'assegnazione di divinità e sillabe a varie parti del corpo e la visualizzazione della divinità principale. 2. (cc. 1_6r-1_149v) Bhagavadgīta: il testo principale di questa raccolta miscellane. La Bhagavadgītā («Canto del Signore» - Visnù/ Krishna), che fa parte del Mahābhārata, libro 6 a 18, è uno dei testi più copiati della tradizione indù, e questa parte dell'epica Mahābhārata sopravvive in un gran numero di manoscritti. 3. (cc. 2_1r-2_107v) copie di altre parti del Mahābhārata, Śāntiparvaṇ, tutte riferite a Visnù. 4. (cc. 3_1r-6_31v) 2 parti di Pāñcarātrika Sanatkumārasaṃhitā, che trattano degli elogi a Visnù, più dei mantra che includono (cc. 4_1r-4_21r) Pāṇḍavagītāstotra, (cc. 5_1r-5_20v) Gopālapaṭala, (cc. 6_1r-6_23r) Gopālalaghupaddhati e altri testi. 5. (cc. 7_1r-7_37v) Parti dei tantra, a. Saṃmohanatantra, che trattano l'elogio di Visnù, cioè Gopālasahasranāmastrotra; b. Gautamītantra, la parte chiamata Gopālastavarāja. 6. (cc. 8_1r-10_8r) due testi diversi: 1. Niṃbarkakavaca, che è una produzione del lignaggio di culto Nimbarka di Vaiṣṇavas. 2. Parte dei testi rituali di Sāmaveda, che trattano dei 5 saṃskāras, più vari mantra vedici, come Gāyatrī, nelle sue forme vaiṣṇava. 7. (cc. 11_1r-11_11v) parte del Bhaviṣyotarapurāṇa dedicata al culto delle pietre del fiume Gaṇḍakī (il nome comune è shaligram) correlate a Visnù. Il manoscritto contiene tre titoli miniati e 12 miniature, la maggior parte dei quali raffigurano Krishna. Secondo il colophon (cc. 11_11v-11_12r), il testo fu scritto nel Kashmir, in un monastero chiamato Ahalyamath, nel 1833 Saṃvat, cioè nel 1776 o 1777 d.C., da una persona chiamata Gaṇeśa[bhaṭṭa?]. Nandarāma. La seconda parte del colophon (parzialmente mancante), tuttavia, collega la storia del manoscritto a Vrindavan.
Online dal: 14.06.2018
Questo codice messicano, scritto in nahuatl, fa parte di un gruppo di codici designati con il nome di Codici Techialoyan. Proviene da Santa María de la Asunción Tepexoyuca, vicino al villaggio di San Martín Ocoyoacac, situato nella Valle de Toluca, Stato del Messico. Si tratta di un altepeamatl, "libro del villaggio", o tlalamatl, "libro di terre", che tramanda i confini del territorio tra il villaggio di Tepexoyuca ed i suoi vicini, e stabilisce la lista dei toponimi delle linee di confine. I firmatari del Codex sono otto personaggi chiave del villaggio a quell'epoca: tra questi don Esteban Axayacatl, "capitano", don Miguel Achcuey, "fiscale", e don Simón de Santa María, "mayordomo".
Online dal: 07.10.2013
Rappresentata per la prima volta il 27 aprile del 1784, la commedia La Folle Journée, ou Le Mariage de Figaro, viva satira della società dell'Ancien Régime e dei privilegi nobiliari, prefigurava lo scoppio della Rivoluzione francese, di cui senza dubbio partecipò all'avvenimento. Rappresentata su molte scene parigine dopo la caduta della monarchia nel 1792, essa vide tuttavia i suoi canti conclusivi modificati da Beaumarchais. Il finale completo del giudice balbuziente Don Gusman Brid'oison, che finiva nel 1784 con Tout fini-it par des chansons, si adattava alle difficoltà dell'epoca: Pour tromper sa maladie, / Il [il popolo] chantoit tout l'opera : / Dame ! il n'sait plus qu'ce p'tit air-là : / Ca ira, ça ira... Ma dopo la caduta di Robespierre e la reazione del termidoro, queste parole fecero nascere la gioventù moscardina, come le precedenti avevano fatto reagire i sanculotti. Essendo le rappresentazioni disturbate da questo pubblico turbolento, Beaumarchais affidò a La Rochelle, l'attore che rivestiva il ruolo di Brid'Oison, un finale alternativo, da recitare en cas de bruit. Questa variante, rimasta inedita fino alla sua recente pubblicazione, costituiva un elogio della libertà d'espressione e del sang froid de la raison contro gli stratagème delle cabbale ideologiche.
Online dal: 22.06.2017
Le Lettres écrites de la montagne costituiscono l'ultima opera di Rousseau pubblicata quando egli era ancora in vita. Per la prima volta, il filosofo interviene direttamente negli affari di Ginevra. Esse contengono, oltre alla proposta costituzionale sugli sviluppi sullo spirito della Riforma, una difesa del Contrat Social. La lettera VII, dalla quale è tratto questo foglio, sostiene il diritto di rappresentazione quando si tratti di correggere gli abusi del Piccolo Consiglio, e consiglia ai Borghesi riuniti nel Consiglio Generale di rifiutare ogni nuova elezione di magistrati se questi si intestardiscono ad oltrepassare i diritti loro attribuiti dalla Costituzione. Queste Lettres furono censurate sia a Ginevra che a Parigi. Il presente documento proviene dalla collezione Ch. Vellay (acquistato da Martin Bodmer nel 1926) e costituisce la minuta di due passaggi delle Lettres, il primo che figura nell'edizione originale (Amsterdam, M. M. Rey, 1764), il secondo nell'edizione delle Œuvres complètes della Bibliothèque de la Pléiade.
Online dal: 22.06.2017
Il testo Mémoire présenté à M. de Mably sur l'éducation de M. son fils costituisce il primo scritto di Rousseau inerente la sua esperienza di educatore. Nel 1740 a Lione egli fu incaricato di un difficile incarico da precettore presso la famiglia del notabile Jean Bonnot de Mably, prevosto generale della polizia militare di Lione. Questo incarico terminò bruscamente già dopo un anno. Gli furono affidati due bambini poco inclini agli studi: François-Paul-Marie Bonnot de Mably, soprannominato M. de Sainte-Marie, di cinque anni e mezzo, e Jean-Antoine Bonnot de Mably, soprannominato M. de Condillac, di quattro anni e mezzo. Il lungo testo del Mémoire, consacrata al primo, mette in rilievo una "commande éducative" e una esperienza di educazione applicata: si presenta come un progetto ed una sintesi, e la sua redazione viene collocata intorno al dicembre del 1740. Il giovane precettore si rivolge a M. de Mably annunciandogli il piano e l'ordine di una educazione per il figlio atta a "formare il cuore, il giudizio e lo spirito". Non si tratta dell'educazione naturale che venne più tardi preconizzata nell'Émile. Rousseau ha veramente consegnato questo Mémoire a M. de Mably? Si sa solamente che egli offrì questo manoscritto col testo Mémoire a Mme Dupin, sua datrice di lavoro nel 1743, e che da quel momento si conservò tra le "carte di Mme Dupin". Fu pubblicato per la prima volta nel 1884 a Parigi da G.de Villeneuve-Guibert ne Le portefeuille de Madame Dupin. Il manoscritto della Fondazione Bodmer è il solo esistente. Un Projet d'éducation molto più breve, di costruzione più chiara e di data sconosciuta, era stato dapprima trovato nelle carte di Rousseau al momento della sua morte (questo manoscritto oggi perduto era stato pubblicato a Ginevra nel 1782). E' molto vicino al Mémoire e sembra essere più tardo (non vi è tuttavia alcuna certezza in quanto all'ordine di successione cronologica dei due testi).
Online dal: 23.06.2016
Questo registro di 275 fogli contiene gli stemmi dei canonici della diocesi di Basilea dall'elezione del vescovo Christophe d'Utenheim nel 1502 a quella dell'ultimo principe vescovo François-Xavier de Neveu, nel 1794. Per tre secoli, dei pittori hanno disegnato 2'300 stemmi a colori su pagine di pergamena. Già nel 1682 apparvero alberi genealogici completi, che provano che i dignitari ecclesiastici beneficiavano dei sedicesimi di quarti di nobiltà richiesti.
Online dal: 08.10.2020
Contiene la traduzione in romancio del «Jerusalemer Reise» del parroco, e più tardi abate di Disentis, Jacob Bundi (pp. 1-122); si tratta del più antico dei finora 25 manoscritti conosciuti contenenti questa traduzione redatta nel 1701. Ad una pagina originariamente bianca ne fa seguito una con l'alfabeto tedesco (p. 124), poi 88 pagine numerate, in scrittura tedesca, con istruzioni per piantare diverse piante. Secondo quanto si legge nella pagina conclusiva (p. 212) si tratta della copia di un'opera «Getruckt zu Cölln / Bey Heinrich Netessem (= Nettesheim) / in Margarden gaßen Im/ Jahr 1601. Geschriben im Jahr 1719 / den 5. Martij / P.C. Berchter».
Online dal: 22.03.2018
L'Archivio di Stato di Friburgo possiede tutta una serie di registri dei cittadini (Bürgerbücher) dei quali quelli qui digitalizzati, il primo ed il secondo registro dei cittadini che insieme coprono il periodo dal 1341 al 1769, sono i più importanti. I registri dei cittadini permettono di osservare la cittadinanza della città di Friburgo: da una cittadinanza molto aperta per motivi economici al momento di passaggio dal XIV al XV secolo, verso una graduale chiusura, fino a un patriziato alla fine chiuso su sé stesso nel XVIII secolo. Con i registri, cioè con la controllata iscrizione dei nuovi cittadini nelle liste, che possono avere sin dall'inizio la forma di libri, furono soprattutto le città di grande e media grandezza - che presentavano una certa evoluzione politica e economica - a reagire nel tardo medioevo allo sviluppo demografico e alla immigrazione, che cercarono in questo modo di regolare, e anche alla grande peste (metà del sec. XIV). Il secondo registro venne iniziato nel 1416 a seguito di una consapevole pianificazione del cancelliere cittadino Petermann Cudrefin, il quale dal 1396 aveva redatto il primo registro, trovandolo molto disordinato.
Online dal: 23.06.2014
Il Ms. lat. 55 della Bibliothèque de Genève costituisce un documento eccezionale poiché si tratta di sei tavolette di cera sulle quali sono stati annotati i conti della casa del re di Francia Filippo IV il Bello, concernenti le spese degli anni 1306-1309. Nel corso del tempo la cera è diventata nera e si è indurita. La lettura ne risulta difficoltosa ma le immagini delle tavolette sono accompagnate dalla trascrizione e dal facsimile realizzato negli anni 1720-1742 dal ginevrino Gabriel Cramer. Conservato sotto la segnatura “Ms. lat. 55 bis”, questo lavoro manoscritto permette di accedere al contenuto delle tavolette e permette di constatare la perdita di parti di cera tra lo stato degli anni 1720-1742 e lo stato attuale.
Online dal: 17.03.2016
Raccolta di tredici volumi composta da disegni di piante provenienti dalla spedizione Sessé & Mociño, effettuata nella regione del Messico e dell'America Centrale dal 1787 fino al 1803. Dei 1.300 disegni contenuti in questi volumi, circa 300 sono gli originali dalla spedizione, gli altri 1.000 sono stati copiati a Ginevra nel 1817 da artisti e appassionati di botanica, soprattutto donne ginevrine. L'intera collezione è comunemente conosciuta come Flore des Dames de Genève.
Online dal: 29.03.2019
Raccolta di tredici volumi composta da disegni di piante provenienti dalla spedizione Sessé & Mociño, effettuata nella regione del Messico e dell'America Centrale dal 1787 fino al 1803. Dei 1.300 disegni contenuti in questi volumi, circa 300 sono gli originali dalla spedizione, gli altri 1.000 sono stati copiati a Ginevra nel 1817 da artisti e appassionati di botanica, soprattutto donne ginevrine. L'intera collezione è comunemente conosciuta come Flore des Dames de Genève.
Online dal: 29.03.2019
Raccolta di tredici volumi composta da disegni di piante provenienti dalla spedizione Sessé & Mociño, effettuata nella regione del Messico e dell'America Centrale dal 1787 fino al 1803. Dei 1.300 disegni contenuti in questi volumi, circa 300 sono gli originali dalla spedizione, gli altri 1.000 sono stati copiati a Ginevra nel 1817 da artisti e appassionati di botanica, soprattutto donne ginevrine. L'intera collezione è comunemente conosciuta come Flore des Dames de Genève.
Online dal: 29.03.2019
Raccolta di tredici volumi composta da disegni di piante provenienti dalla spedizione Sessé & Mociño, effettuata nella regione del Messico e dell'America Centrale dal 1787 fino al 1803. Dei 1.300 disegni contenuti in questi volumi, circa 300 sono gli originali dalla spedizione, gli altri 1.000 sono stati copiati a Ginevra nel 1817 da artisti e appassionati di botanica, soprattutto donne ginevrine. L'intera collezione è comunemente conosciuta come Flore des Dames de Genève.
Online dal: 29.03.2019
Raccolta di tredici volumi composta da disegni di piante provenienti dalla spedizione Sessé & Mociño, effettuata nella regione del Messico e dell'America Centrale dal 1787 fino al 1803. Dei 1.300 disegni contenuti in questi volumi, circa 300 sono gli originali dalla spedizione, gli altri 1.000 sono stati copiati a Ginevra nel 1817 da artisti e appassionati di botanica, soprattutto donne ginevrine. L'intera collezione è comunemente conosciuta come Flore des Dames de Genève.
Online dal: 29.03.2019
Raccolta di tredici volumi composta da disegni di piante provenienti dalla spedizione Sessé & Mociño, effettuata nella regione del Messico e dell'America Centrale dal 1787 fino al 1803. Dei 1.300 disegni contenuti in questi volumi, circa 300 sono gli originali dalla spedizione, gli altri 1.000 sono stati copiati a Ginevra nel 1817 da artisti e appassionati di botanica, soprattutto donne ginevrine. L'intera collezione è comunemente conosciuta come Flore des Dames de Genève.
Online dal: 29.03.2019
Raccolta di tredici volumi composta da disegni di piante provenienti dalla spedizione Sessé & Mociño, effettuata nella regione del Messico e dell'America Centrale dal 1787 fino al 1803. Dei 1.300 disegni contenuti in questi volumi, circa 300 sono gli originali dalla spedizione, gli altri 1.000 sono stati copiati a Ginevra nel 1817 da artisti e appassionati di botanica, soprattutto donne ginevrine. L'intera collezione è comunemente conosciuta come Flore des Dames de Genève.
Online dal: 29.03.2019
Raccolta di tredici volumi composta da disegni di piante provenienti dalla spedizione Sessé & Mociño, effettuata nella regione del Messico e dell'America Centrale dal 1787 fino al 1803. Dei 1.300 disegni contenuti in questi volumi, circa 300 sono gli originali dalla spedizione, gli altri 1.000 sono stati copiati a Ginevra nel 1817 da artisti e appassionati di botanica, soprattutto donne ginevrine. L'intera collezione è comunemente conosciuta come Flore des Dames de Genève.
Online dal: 29.03.2019
Raccolta di tredici volumi composta da disegni di piante provenienti dalla spedizione Sessé & Mociño, effettuata nella regione del Messico e dell'America Centrale dal 1787 fino al 1803. Dei 1.300 disegni contenuti in questi volumi, circa 300 sono gli originali dalla spedizione, gli altri 1.000 sono stati copiati a Ginevra nel 1817 da artisti e appassionati di botanica, soprattutto donne ginevrine. L'intera collezione è comunemente conosciuta come Flore des Dames de Genève.
Online dal: 29.03.2019
Raccolta di tredici volumi composta da disegni di piante provenienti dalla spedizione Sessé & Mociño, effettuata nella regione del Messico e dell'America Centrale dal 1787 fino al 1803. Dei 1.300 disegni contenuti in questi volumi, circa 300 sono gli originali dalla spedizione, gli altri 1.000 sono stati copiati a Ginevra nel 1817 da artisti e appassionati di botanica, soprattutto donne ginevrine. L'intera collezione è comunemente conosciuta come Flore des Dames de Genève.
Online dal: 29.03.2019
Raccolta di tredici volumi composta da disegni di piante provenienti dalla spedizione Sessé & Mociño, effettuata nella regione del Messico e dell'America Centrale dal 1787 fino al 1803. Dei 1.300 disegni contenuti in questi volumi, circa 300 sono gli originali dalla spedizione, gli altri 1.000 sono stati copiati a Ginevra nel 1817 da artisti e appassionati di botanica, soprattutto donne ginevrine. L'intera collezione è comunemente conosciuta come Flore des Dames de Genève.
Online dal: 29.03.2019
Raccolta di tredici volumi composta da disegni di piante provenienti dalla spedizione Sessé & Mociño, effettuata nella regione del Messico e dell'America Centrale dal 1787 fino al 1803. Dei 1.300 disegni contenuti in questi volumi, circa 300 sono gli originali dalla spedizione, gli altri 1.000 sono stati copiati a Ginevra nel 1817 da artisti e appassionati di botanica, soprattutto donne ginevrine. L'intera collezione è comunemente conosciuta come Flore des Dames de Genève.
Online dal: 29.03.2019
Raccolta di tredici volumi composta da disegni di piante provenienti dalla spedizione Sessé & Mociño, effettuata nella regione del Messico e dell'America Centrale dal 1787 fino al 1803. Dei 1.300 disegni contenuti in questi volumi, circa 300 sono gli originali dalla spedizione, gli altri 1.000 sono stati copiati a Ginevra nel 1817 da artisti e appassionati di botanica, soprattutto donne ginevrine. L'intera collezione è comunemente conosciuta come Flore des Dames de Genève.
Online dal: 29.03.2019
Quest'opera non esiste nel mondo che in sei altri esemplari manoscritti e in una antica edizione a stampa di 1743. Il suo autore è il celebre rabbino, astronomo e matematico boemo R. David ben Salomon Gans (1541-1613), discepolo di Maharal di Praga, R. Judah Loew (1525-1609) e di Rema, R. Moshe Isserles (1520-1572). Questa copia è stata chiamata Manuscrit de Genève da André Neher nel 1974 nella sua monografia su David Gans. Un colophon nel manoscritto indica la data 1613, ma uno studio recente sulla storia della trasmissione testuale di quest'opera suggerisce che si tratti di una copia del XVIII secolo.
Online dal: 14.06.2018
La lettera giurata ("Geschworener Brief"), redatta per la prima volta nel 1252, è costituita principalmente da regolamenti di diritto penale atti ad assicurare la pace interna. Molto presto assunse l'importanza di un contratto sociale periodicamente rivisto e sul quale l'assemblea della comunità annuale prestò annualmente giuramento. COD 1075 offre l'ultima versione in una forma speciale: il testo fu redatto in maniera molto calligrafica dal cancelliere Josef Corneli Mahler; gli articoli sono introdotti da artistiche iniziali ed accompagnati da figure (che tuttavia non hanno nessun rapporto diretto col testo). La legatura con assi di legno fu ricoperta da un velluto di colore blu-bianco e adornata con rinforzi angolari, ganci di chiusura e borchie a forma di scudo, in argento.
Online dal: 22.03.2017
In occasione di un grande processo contro degli evocatori di spiriti e cercatori di tesori nell'anno 1718, le autorità lucernesi sequestrarono questa accurata trascrizione dello Schlüssel Salomos, un libro di magia evidentemente molto diffuso nelle cerchie interessate e che circolava in varie copie. Tramite l'utilizzo del rituale che vi è descritto per la evocazione di spiriti, le persone della cerchia del prete Hans Kaspar Giger, pensavano di potersi avvicinare ai ricchi. Il volume fu etichettato dalle autorità quale "soprannaturale" e rinchiuso sotto sigilli.
Online dal: 22.03.2017
Manoscritto dei tre primi libri delle Confessions e di una parte del quarto. Rispetto alle altre copie conosciute, questa contiene numerose correzioni e varianti. Mezza legatura in pergamena (dorso e angoli), con la segnatura n. 23 scritta a mano sul piatto, ricoperta di una fodera di protezione in carta permanente. Nella versione a stampa il testo introduttivo è stato soppresso.
Online dal: 17.12.2015
Prima redazione autografa incompiuta, con un certo numero di cancellature e di rinvii. Ogni fascicolo è costituito da 12 bifogli. Pagine numerate da Rousseau. Il recto dei fogli contiene il testo, il verso le correzioni e le aggiunte. Nel suo Dictionnaire de musique Rousseau riprende i circa quattrocento articoli che egli stesso aveva redatto nel 1749 per L'Encyclopédie. Dal 1753, in risposta agli attacchi ed alle critiche sollevate dalle sue note, egli si apprestò ad un lavoro di revisione e di riscrittura. Mirando all'esaustività lessicografica nel campo musicale, l'autore moltiplicò le voci nuove arrivando così a quasi novecento nuove parole. Il manoscritto è stato lasciato in eredità alla Biblioteca di Neuchâtel nel 1794 dal neocastellano Pierre-Alexandre DuPeyrou (1729-1794), amico ed editore di Jean-Jacques Rousseau.
Online dal: 09.04.2014
Copia autografa accurata delle prime sette passeggiate (sulle dieci che comprendono il testo edito), con qualche passaggio stralciato e cancellato. Ogni fascicolo è costituito da 12 bifogli. Pagine numerate da 1 a 83 da Rousseau, poi da p. 84 e seguenti da Th. Dufour. Nelle Les Rêveries Rousseau realizza un ultimo lavoro di introspezione, sotto forma di meditazioni e di riflessioni filosofiche, che lui stesso qualifica come appendice alle sue Confessions. Nella quinta passeggiata egli descrive con nostalgia i momenti di felicità solitaria passati sull'isola Saint-Pierre, sul lago di Bienne. Ultimo testo di Rousseau, Les Rêveries vennero recuperate alla morte del filosofo dall'amico ed editore, il neocastellano Pierre-Alexandre DuPeyrou (1729-1794). Quest'ultimo lasciò il manoscritto in eredità alla Biblioteca di Neuchâtel nel 1794.
Online dal: 09.04.2014
Piccolo quaderno con legatura del sec. XVIII in cartone ricoperta di pergamena. Doppia numerazione realizzata da Théophile Dufour. Inchiostro e matita. Il manoscritto, molto corretto, contiene la minuta delle passeggiate da otto a dieci delle Rêveries du Promeneur solitaire, così come dei passaggi relativi ai Dialogues. Si riferisce anche alla botanica.
Online dal: 17.12.2015
Annotazioni a matita nel margine di una pagina a stampa, trovate nella copertina della minuta delle Rêveries (Passeggiate 8 a 10).
Online dal: 17.12.2015
Il manoscritto contiene per primo la traduzione in romancio degli statuti e delle leggi del distretto di Bergün nella revisione del 1614 (pp. V5–V7 e 1–23). Alle pp. 41–76 seguono le leggi e gli statuti del distretto di Bergün del 1680, seguiti da supplementi degli anni 1690-1724 (pp. 77–86); dal 1719 (p. 83) di altra mano. A p. 109 inizia una nuova numerazione con la traduzione del Patto delle Tre Leghe nella versione del 1544 (pp. 1–7). Segue poi un indice delle leggi intitolato «Register» (pp. 9–12), le cui ultime voci sono della seconda mano. Quale conclusione di questi testi si trova uno statuto sull'utilizzo dei boschi del 1716 (pp. 15ss.), di nuovo della prima mano. Quale copista si firma Peidar P. Juvalta, ord. 1682, † 1724, che nel 1719 eseguì una seconda copia per un altro committente (StAGR A 51).
Online dal: 29.03.2019
Il manoscritto contiene gli statuti civili (ff. 1-128), penali (ff. 130-163) e matrimoniali (ff. 165-170) del distretto dell'Alta Engadina del 1665 con supplementi fino al 1762, quest'ultimi copiati in una scrittura diversa. Seguono la traduzione del Patto federale del 1524 (ff. 172-177) e l'alleanza ereditaria con i conti del Tirolo del 1518 (ff. 178-185). Gli statuti si concludono con un indice (ff. 187-197). Segue un elenco dei funzionari del distretto dell'Alta Engadina dal 1563-1729 (ff. 210v-226r).
Online dal: 29.03.2019
Il manoscritto cartaceo, copiato da un unico scriba, contiene vari materiali relativi alla storia della diocesi di Basilea. Il titolo sul dorso recita: «Catalogue des Evêques d. Bâle». Si apre con informazioni generali sulla storia e l'organizzazione della diocesi, tra cui un elenco delle funzioni presso il tribunale episcopale (pp. 9-11) e uno dei vassalli del vescovato (pp. 11-13). Seguono, dopo un indice delle materie che elenca i vescovi di questa diocesi da s. Pantalus a Joseph Guillaume Rinck de Baldenstein (pp. 14-16), le sintesi in tedesco degli atti prodotti sotto i vari episcopati, le cui date vanno dal 238 al 1747 (pp. 17-131). Come indica l'ex-libris sulla controguardia anteriore, quest'opera apparteneva a Pierre Joseph Koetschet (1800-1869), quando era preside del collegio di Delémont.
Online dal: 31.05.2024
Questo manoscritto cartaceo contiene diversi testi di Marcel Moreau, elencati in dettaglio in un indice (p. 436-s25). Dopo aver studiato presso il collegio gesuita di Porrentruy, l'autore entrò nell'abbazia cistercense di Lucelle, dove insegnò filosofia e teologia, come in seguito ad Hauterive e Neubourg (Alsazia). Dal 1782 lavorò come parroco a Folgensbourg (Alsazia), ed è questo il titolo che utilizza in calce alla pagina del titolo del primo testo di questa raccolta - Introductio in Historiam Patriam Veterum Rauracorum... (p. V3) - dedicato alla storia dei Rauraci, alla etimologia del nome, ai loro siti, alla loro lingua (in particolare il patois) ecc. (p. 1-76) Scritti in latino, in forma di dialogo, i sei saggi di questa storia furono dedicati nel 1784 al vescovo Sigismond de Roggenbach (p. V5-V9). Sempre di Marcel Moreau, segue la storia del monastero di Neubourg, (pp. 81-101). Vi sono poi una serie di copie di lettere inviate all'Assemblea nazionale in relazione agli sforzi per la conservazione degli ordini religiosi o per l'inalienazione dei beni ecclesiastici (pp. 105-131; 133-144; 149-160; 165-168), seguiti dalla «Correspondance d'un Suisse avec un Rauraque relativement à la révolution operée dans la principauté de Porrentruy en 1792 et 1793...» (pp. 173-216). Agli stessi anni risale il testo successivo di Moreau, «Bulletin des faits arrivé dans l'Évêché de Bâle» (pp. 225-372). Segue una seconda serie di lettere pastorali del vescovo di Alès, Louis-François de Bausset (da p. 373), e del vescovo titolare di Lydda, Jean-Baptiste Gobel (da p. 393). Gli ultimi testi di Marcel Moreau raccontano, in forma epistolare, un «Itinéraire de la Suisse septentrionale» (pp. 436-s1-436-s23) e una «Promenade fatigante mais agréable du Pichoux» (pp. 437-502).
Online dal: 31.05.2024
Marcel Moreau (Delémont 1735-1804), autore di questo manoscritto, entrò nel 1755 nell'abbazia cistercense di Lucelle, dove insegnò teologia, poi a Hauterive e a Neubourg (in Alsazia). Avendo rifiutato di prestare il giuramento costituzionale all'epoca della Rivoluzione (1791), si rifugiò a Hauterive e fu poi nominato direttore delle bernardine di La Maigrauge. Nel corso di quegli anni scrisse delle memorie su avvenimenti contemporanei, come testimonia questo manoscritto, che descrive quanto accaduto tra il 21 aprile 1792 (p. 5) e il 27 gennaio 1793 (p. 138). L'indice finale (pp. 139-150-s2), organizzato cronologicamente, stabilisce la corrispondenza tra le date e gli eventi raccontati e rimanda alle rispettive pagine del manoscritto.
Online dal: 14.12.2022
Il catalogo dei pensionanti del collegio di Bellelay è stato «redatto» nel 1791 come indicato dall'etichetta incollata sulla coperta anteriore del manoscritto. Tuttavia, include i nomi dei residenti che hanno frequentato la struttura dal 1772 al 1797, data alla quale sono stati registrati 464 nomi. Le ultime cinque pagine scritte, annotate da M. Jean de Montherot (nr. 305), sono datate 1835 e danno indicazioni sul percorso di alcuni di essi, elencati per numero.
Online dal: 14.12.2018
Il volume contiene la prima parte di una serie di appunti di padre Grégoire Voirol (Les Genevez, 1751 – Porrentruy, 1827), mentre la seconda si trova nel manoscritto A2044/2. Tra i testi, copiati tra il 1770 e il 1823, si trova un Journal de 1790 à 1792; due Supplementum directorii ecclesiastici ad usum Ecclesiae Bellelagiensis, uno per l'anno 1777 (pp. 363-374), l'altro per il 1787 (pp. 375-395); delle Remarques sur la retraite les 28, 29, 30 et 31 décembre 1770, etc. Inserita in questa serie di appunti manoscritti si trova un'edizione a stampa (pp. 401-440): l'Ordo officii divini juxta rubricas breviari praemonstratensis annus 1789, edito a Charleville nel 1787.
Online dal: 14.12.2018
Il volume contiene la seconda parte di una serie di appunti di padre Grégoire Voirol (Les Genevez, 1751 – Porrentruy, 1827), mente la prima si trova nel manoscritto A2044/1. Le annotazioni e le trascrizioni dei testi si riferiscono per la maggior parte all'abbazia premonstratense di Bellelay. Alcune pagine sono tratte da un'opera a stampa, di questa una parte del calendario è stata inserita nel manoscritto (pp. 117-124), e dieci fogli volanti collocati alla fine del volume.
Online dal: 14.12.2018
Volume cartaceo che riporta i rinnovi dei voti dei canonici e degli abati del monastero premonstratense di Bellelay tra il 1735 e il 1797.
Online dal: 14.12.2018
Il manoscritto contiene numerose annotazioni redatte da padre Grégoire Voirol (Les Genevez, 1751 – Porrentruy, 1827). Le notizie, disparate per quanto riguarda i soggetti abbordati e la lingua utilizzata (latino o francese), sono state rilegate insieme ad una data sconosciuta. Tra queste figurano diversi necrologi dell'abbazia premonstratense di Belleley, dell'abbazia di Roggenburg in Baviera, dove Voirol si rifugiò nel 1798 in seguito all'invasione francese, il catalogo della biblioteca di Bellelay, dei ricordi storici, delle lettere ecc.
Online dal: 04.10.2018
L'opera reca il titolo Théologie de Bellelay, scritta su di un pezzo di carta incollato sulla pagina che contiene il titolo originale in latino «Cursus logica compendiarius data collegio Bellagensi S.R.S Gregorio Voirol professore anno supra millegissimum septingentesimum octogesimo quinto». Si tratta di un quaderno di annotazioni di uno studente, L'Hoste (p. 131) che a suo tempo aveva seguito un corso di logica condensato tenuto da padre Grégoire Voirol (1751-1827), probabilmente quando questi insegnava presso l'abbazia premonstratense di Bellelay.
Online dal: 14.06.2018
Elenco contenente «titres d'acquisitions, les permutations, obligations, sentences, transactions, jugemens [sic] compromissorials [sic], lettres de fiefs, d'admodiations, etc.» (p. 1) trovato nell'archivio dell'abbazia di Lucelle, seguito da un indice dei luoghi alla fine del manoscritto (N32-N36). Ex-libris sul frontespizio: «Par moi Jean Baptiste Etienne, archiviste».
Online dal: 08.10.2020
Il repertorio è stato redatto da Jean-Baptiste Etienne (N5-N6), direttore dell'archivio, per permettere di avere una visione globale di tutti i beni dell'abbazia e degli oneri che ne derivano. Inizia con un riassunto della fondazione dell'abbazia. Ex-libris sul frontespizio: «J. Baptiste Estienne, profès en l'Abbaye de Lucelle, directeur des archives».
Online dal: 08.10.2020
Chiamato anche Cartulaire de Lucelle no 2, il manoscritto costituisce il secondo volume di una raccolta di documenti contenenti la trascrizione dei titoli di proprietà e dei privilegi temporali dell'abbazia di Lucelle. I testi sono sia in latino che in tedesco.
Online dal: 08.10.2020
Il manoscritto contiene dei documenti e degli atti raccolti in gran parte da J.P. Voirol «tirés de l'insigne Chapitre de Moutier-Grandval». Questi atti concernono i diritti e i doveri dei cittadini nei confronti del loro sovrano.
Online dal: 08.10.2020
Atto d'accusa del corpo ecclesiastico dell'abbazia di Moutier-Grandval al Principe Vescovo di Basilea contro personalità pubbliche per il recupero dei beni da cui l'abbazia era stata spogliata nel corso del tempo: «Mémoire pour l'Eglise Collégiale de Moutier Grandval contre Monsieur le Procureur général de la Chambre des finances de Sa Rev. Illustr. Monseigneur le Prince Evêque de Bâle prince du Saint Empire, servant de réponse à son plaidoyer fait le 19 décembre 1785 pardevant le Conseil aulique dudit Prince Evêque». L'atto d'accusa è di mano di Jean-Germain Fidèle Bajol, canonico del capitolo di Moutier-Grandval (V5).
Online dal: 08.10.2020
Contiene copie di decreti e di trattati stipulati tra la prepositura di Moutier-Grandval e diverse regioni della Svizzera romanda.
Online dal: 10.12.2020
Manoscritto in francese relativo alla storia del capitolo di Moutier-Grandval «où sont rapportés les événements les plus remarquables qui sont arrivés dans l'Evêché de Bâle depuis l'origine et fondation du monastère de M.G.V. jusqu'à nos jours», seguito da un'edizione a stampa - «Pièces justificatives» - in latino (pp. 103-220). Contiene un indice (pp. N1-N4) e, alla fine del volume, quattro pagine intitolate: «Mémoire des liaisons helvétiques du chapitre de Moutier-Grand-Val» (pp. N5-N8). Il documento è stato probabilmente scritto da Jean Germain Fidèle Bajol, che si è largamente ispirato al manoscritto latino di François Jacques Joseph Chariatte intitolato Historicum insigni ecclesiae collegiatae Monasterii Grandis-Vallis (cf. A2445).
Online dal: 10.12.2020
Introdotto da un indice (pp. V1-V2), la raccolta dei diritti, delle rendite e costumi del capitolo di Moutier-Grandval occupa la prima parte del manoscritto (pp. V1-1_0135). É seguito dall'«Extrait des protocoles du chapitre de Moutier Grand Val depuis l'an 1500 jusqu'en l'an 1788» (p. 1_0138).
Online dal: 10.12.2020
Il manoscritto contiene una descrizione topografica della regione di Moutier-Grandval, dei decreti che hanno segnato la storia politica dell'abbazia di Moutier-Grandval, così come degli articoli sparsi sul ruolo della prepositura di St-Ursanne. É redatto in latino con la traduzione francese a fianco.
Online dal: 10.12.2020
Inventario alfabetico di tutti i regolamenti che regolano la vita del Capitolo di Moutier-Grandval in generale, che si tratti della vita dei canonici o delle relazioni con i villaggi sottomessi al Capitolo. Vi si legge, per esempio, il tipo di abbigliamento da tenere da parte dei canonici in certe occasioni, il salario del notaio, i mulini ecc., per il periodo dal 1499 al 1759.
Online dal: 08.10.2020
Il documento elenca le regole di funzionamento tra il vescovado di Basila e il Capitolo di Moutier-Grandval per quello che concerne, per esempio, i corsi d'acqua, la caccia, le foreste, i contributi, i cippi di confine, i minerali ecc., nonché le specificità di ciascun comune del Capitolo, per il periodo compreso tra il 1462 e il 1731.
Online dal: 08.10.2020
Cronache redatte in latino da novantasei mani che si sono succedute fino alla soppressione della Compagnia di Gesù nel 1773, gli Annali presentano in maniera pragmatica e su una lunga durata l'applicazione dei principi dei gesuiti e inoltre forniscono delle informazioni interessanti concernenti le persone.
Online dal: 23.06.2016
Diviso in tre parti, il manoscritto riporta anno per anno tutti gli avvenimenti importanti aventi a che fare con il convento Il documento contiene le professioni, i decessi delle suore, gli elogi funebri, tutti elementi di grande interesse per la storia religiosa dell'epoca di Porrentruy.
Online dal: 23.06.2016
Il volume contiene due cataloghi del personale gesuita nella provincia della Germania superiore, datati 1765 (pp. 3-250; 251-358). Il frontespizio è stampato (pp. 3, 251), così come la tabella quadrata che si sviluppa sulla doppia pagina. Nel primo catalogo, la tabella è suddivisa nella pagina di sinistra in cinque colonne e in quella di destra in tre, che si riferiscono alle seguenti categorie: cognome e nome (nomen et cognomen), origine (patria nat. dioecesis), età (aetas), data di ingresso nell'ordine (tempus societatis), tempo consacrato allo studio (tempus stud.), occupazione precedente e attuale (ministeria obita), titolo universitario (gradus in liter.) e categoria dei voti pronunciati (gradus in societ.). Nel secondo la distribuzione delle colonne è diversa, con la scomparsa delle categorie del tempo e del titolo di studio e la comparsa di un'altra relativa all'incarico (conditio). Ciò che rimane manoscritto sono i nomi dei gesuiti, elencati in ordine alfabetico per nome. Pur essendo datati allo stesso anno, questi due cataloghi non contengono la stessa serie di nomi. Nonostante tali opere fossero destinate ad essere inviate alla sede centrale della Compagnia di Gesù a Roma, questa rimase a Delémont in possesso dello storico giurassiano Louis Vautrey (1829-1886), come indica il suo ex-libris (p. 1).
Online dal: 31.05.2024
Il manoscritto contiene un catalogo delle persone che hanno fatto professione di fede presso i gesuiti a Porrentruy dal 1669 al 1788 (pp. 1-122). A differenza dei due cataloghi semi-stampati del volume A2610, questo è interamente manoscritto. Organizzato cronologicamente, termina nel 1788, ed è firmato da vari membri dell'ordine. Completa il volume un indice dei nomi ordinati per anno (pp. 169-178). In seguito appartenne allo storico giurassiano Louis Vautrey (1829-1886) a Delémont (p. V1).
Online dal: 31.05.2024
Agenda completata con notizie giornaliere relative alla vita del Seminario dei Gesuiti di Porrentry tra il 1727 e il 1754.
Online dal: 13.10.2016
Agenda completata con notizie giornaliere relative alla vita del Seminario dei Gesuiti di Porrentry tra il 1754 e il 1771.
Online dal: 13.10.2016
Il manoscritto contiene un elenco cumulativo dei gesuiti della congregazione della Purificazione della Vergine di Porrentruy. La pagina del titolo, particolarmente curata, imita gli ornamenti tipografici contemporanei per le iniziali (p. 1). A causa della lunga durata di questo censimento, che copre gli anni dal 1603 al 1707 (p. 240), i nomi sono inseriti da molte mani diverse. Un indice alfabetico e cronologico (pp. 241-270) elenca tutti i nomi, classificati anche per funzione (prefetto, assistente, segretario, ecc.). La seconda parte del manoscritto, introdotta da un frontespizio scritto in lettere maiuscole e datato 1641 (p. 271), elenca i nomi e le varie funzioni dei gesuiti di Porrentruy in ordine cronologico (fino al 1681). Le pagine successive contengono, tra l'altro, gli elenchi annuali degli alunni del collegio gesuitico di Porrentruy fino al 1720 (p. 402). Poiché alcune pagine sono state strappate, la paginazione antica del manoscritto è discontinua.
Online dal: 31.05.2024
Iniziata nel 1620 da Jean Henri Vest quando si stabilì a Friburgo in Brisgovia (iniziali a pag. 1), la raccolta fu originariamente concepita come uno Stammbuch (libro di famiglia) che registrava la genealogia e le alleanze della famiglia Vest, con i relativi stemmi. Lo stemma «aumentato» concesso a titolo onorifico dall'imperatore Rodolfo II nel 1582 al conte palatino Jean Vest, padre di Jean Henri, vi è ripetuto più volte. La raccolta, portata a Porrentruy nel 1667 da Humbert Henri Vest, passò nelle mani dei Grandvillers a seguito del matrimonio di sua figlia Marie Hélène Vest (1693-1761), ultima rappresentante del ramo locale, con Frédéric François Ignace Xavier Grandvillers (1690-1727) nel 1716. I Grandvillers lo completano con i loro stemmi e quelli delle famiglie imparentate (pp. 51-85 e 138-139 ecc.). Nato e morto a Delémont, l'avvocato Conrad de Grandvillers (1813-1880), pronipote di Marie Hélène Vest e ultimo a portarne il nome, fu anche l'ultimo della sua famiglia a possedere questa raccolta, come indica la firma «de Grandvillers avocat» (p. 1). È forse a lui che si deve l'aggiunta, nel XIX secolo, di alcuni altri stemmi privi di legami familiari (pp. 277-281), forse con lo scopo di trasformare la collezione in un liber amicorum o, più in generale, in un Armorial jurassien, titolo aggiunto alla legatura, probabilmente nel XIX secolo. Il fatto che alcuni stemmi associati alla famiglia Vest siano stati ritagliati e rincollati su altre pagine (pp. 89-95) suggerisce una rielaborazione piuttosto significativa della raccolta in data sconosciuta.
Online dal: 06.09.2023
Il manoscritto cartaceo, paginato da 108 a 286, costituisce una delle quattro copie rimanenti degli scritti di Nicolas Godin (Besançon, 1727 – Porrentruy, 1805), chirurgo dei quattro principi-vescovi di Basilea. Le sue 24 «observations» medico-chirurgiche sono seguite da un'ultima che consiste in una «description abrégée» del principato di Basilea, con una topografia medica e delle osservazioni metereologiche (pp. 236-283).
Online dal: 04.10.2018
Questo manoscritto comprende due testi distinti. Il primo è una copia del formulario della curia di Basilea, in uso intorno al 1640 presso il tribunale vescovile, allora con sede ad Altkirch, e diretto da Johannis Georgius Goetzmann (p. V9). È stato realizzato ad Altkirch nel 1753 da Johannis Theobald Roeslin, notaio apostolico presso la curia vescovile di Basilea. Le formule sono principalmente in latino, ma anche in tedesco e più raramente in francese (pp. 1-365). Lo stile di scrittura varia a seconda della lingua utilizzata. Questa prima parte (pp. 369-374) è conclusa da un indice alfabetico. Il secondo testo, in francese, copiato da un certo «Vannesson», impiegato di cancelleria della curia vescovile (p. 382), riproduce le formule giudiziarie per «intentare un procedimento penale contro gli ecclesiastici» (pp. 383-465). Sono trascritte con spazi bianchi per poter inserire i nomi, i luoghi e le date dei reati da giudicare. Gli indici finali si riferiscono alla paginazione originale in numeri romani (pp. 467-470).
Online dal: 31.05.2024
Dizionario su due colonne redatto da Ferdinand Raspieler, curato di Courroux (? – 1762). Un avviso collocato all'inizio del dizionario indica che è stato composto per servire alla giustizia e al clero del Giura bernese, che erano limitati nelle loro funzioni per il fatto di non conoscere il patois.
Online dal: 13.10.2016
Il volume contiene «année après année tout ce qui s'est passé de remarquable dans cet établissement depuis 1588 à 1771» («anno dopo anno tutto ciò che di notevole è accaduto in questo istituto [il collegio di Porrentruy] dal 1588 al 1771») (p. 1). Queste sono le parole riportate sul frontespizio di questo manoscritto cartaceo, che fornisce anche informazioni sulla sua provenienza. Appartenuto al gesuita padre Voisard (1749-1818), fu lasciato in eredità alla sua morte a Henri Joliat (1803-1859), che lo depositò nel 1856 nella biblioteca del collegio di Porrentruy. Il testo inizia nel 1588, con la fondazione del collegio gestito dai gesuiti, e termina, in questo volume, nel 1661. Gli anni successivi sono trattati in un secondo volume, MP 4-2. Questi estratti dagli annali sono probabilmente la traduzione francese e il riassunto del volume latino conservato nella biblioteca cantonale giurassiana (A2597).
Online dal: 14.12.2022
Il manoscritto cartaceo contiene la continuazione degli «Extraits des annales du Collège de Porrentruy» (MP 4-1). Inizia nel 1662 e termina nel 1762. Si conclude quindi un po' prima di quanto annunciato nel frontespizio del primo volume (MP 4-1, p. 1).
Online dal: 14.12.2022
Come si legge nella prefazione (pp. 5-8), con l'Abrégé il gesuita François-Humbert Voisard (1749-1818) scrisse la prima storia in francese sui vescovi di Basilea, che egli dedicò ai suoi studenti. Interamente incentrato sulla storia ecclesiastica di Basilea e Porrentruy, il testo rivela il suo carattere pedagogico nella sua struttura: ogni capitolo è introdotto da una breve domanda, alla quale viene risposto più o meno esaustivamente nel testo immediatamente successivo. Secondo la Bibliographie du Jura bernois di Gustave Amweg, esistono cinque copie del compendio di Voisard, tuttora inedito. Il presente manoscritto è corretto, annotato e si conclude con un indice dei vescovi e delle istituzioni clericali del vescovato di Basilea (pp. 459-460). La sua provenienza è documentata dalle note di possesso scritte all'interno della coperta anteriore: «Ce livre appartient à Henri Joliat, étudiant en rhétorique. Porrentruy, le 3 mai 1819 / Et / Schwartzlin Père / et /à l'abbé Vautrey à qui il a été remis par M. l'abbé Marquis en 1813».
Online dal: 14.12.2022
Si tratta di una delle cinque copie dell'Abrégé de l'histoire des évêques de Bâle del gesuita François-Humbert Voisard (1749-1818), un manuale di storia a domande e risposte datato 1781. Ad eccezione del destinatario della dedica, la prefazione di questo volume utilizza quasi gli stessi termini di una seconda copia appartenente anch'essa alla Biblioteca cantonale giurassiana (MP 10 / A 3269). Si differenzia, tuttavia, per l'assenza di annotazioni e correzioni. Inoltre, la copia è incompleta, in quanto si interrompe bruscamente all'inizio della quarta parte, dedicata ai vescovi di Basilea e Porrentruy (p. 360). Prima di entrare a far parte, nel 1842, del fondo della biblioteca del collegio di Porrentruy, il manoscritto apparteneva a un certo Quiquerez (interno della coperta anteriore), probabilmente Jean-Georges, sindaco e notaio di Porrentruy, e poi a suo figlio Auguste (1801-1882), ingegnere, storico, archeologo e geologo giurassiano, come indicato dal suo ex-libris (p. V1).
Online dal: 14.12.2022
L'avvocato di Porrentruy François-Joseph Guélat (1736-1825) è uno dei più noti cronisti ad aver descritto la vita nel Giura all'epoca della Rivoluzione. Suddiviso in tre volumi manoscritti, il testo è stato pubblicato nel 1906 da B. Boéchat et Fils a Delémont, con il titolo Journal de François-Joseph Guélat 1791-1802. Il secondo di questi tre volumi inizia nel 1793 e va fino alla fine di dicembre del 1795. Egli adotta la stessa impaginazione del volume precedente, il che non sorprende visto che in origine erano uniti, come dimostra la vecchia paginazione continua. Allo stesso modo, il lungo indice delle materie finale si riferisce a entrambi i volumi (pp. 125-163).
Online dal: 14.12.2022
L'avvocato di Porrentruy François-Joseph Guélat (1736-1825) è uno dei più noti cronisti ad aver descritto la vita nel Giura all'epoca della Rivoluzione. Suddiviso in tre volumi manoscritti, il testo è stato pubblicato nel 1906 da B. Boéchat et Fils a Delémont, con il titolo Journal de François-Joseph Guélat 1791-1802. Il terzo volume va dal 1796 al 1802 e si conclude, come il precedente (MP 15 / A1451-2) con un indice delle materie (pp. 159-177).
Online dal: 14.12.2022
L'avvocato di Porrentruy François-Joseph Guélat (1736-1825) è uno dei più noti cronisti ad aver descritto la vita nel Giura all'epoca della Rivoluzione. Suddiviso in tre volumi manoscritti, il testo è stato pubblicato nel 1906 da B. Boéchat et Fils a Delémont, con il titolo Journal de François-Joseph Guélat 1791-1802. Il primo di questi tre volumi inizia nel 1791 e va fino al 1793 (28 luglio). L'anno è indicato nel margine laterale sinistro nella parte superiore di ogni pagina, dove sono menzionati i giorni e gli avvenimenti descritti nel testo a fianco.
Online dal: 14.12.2022
Il volume contiene le copie di svariati documenti accuratamente riuniti dal pastore di Tavannes Théophile Rémy Frêne (1727-1804) sull'arco di più decenni ed in particolar modo nel corso dell'ultimo terzo del secolo XVIII. Raccoglie pertanto saggi, lettere, numerosi atti o elenchi che rivelano la multiforme attività erudita del pastore soprattutto nel campo della storia, della geografia o della politica, permettendo così di cogliere gli interessi più personali del religioso. Gli scritti, organizzati in serie tematiche, riguardano essenzialmente il Principato di Basilea e la regione di Neuchâtel. Il volume riflette probabilmente un vasto progetto d'elaborazione di una descrizione del Principato che Frêne per finire non pubblicò. Ciononostante, molte delle informazioni da lui radunate confluirono nell'Abrégé de l'histoire et de la statistique du ci-devant Eveché de Bâle (Strasburgo, 1813) redatto dal pastore Charles-Ferdinand Morel, a riprova del fatto che nella seconda metà del Settecento i pastori svolsero un fondamentale ruolo in quanto promotori di forme di sapere regionali.
Online dal: 14.12.2018
Questo album, rilegato in pelle, contiene circa 35 dediche e disegni di persone con le quali il ramaio e commerciante di vini sciaffusano Christoph Fischer (1691-1770) mantenne dei contatti nel corso della sua vita. Dalle annotazioni in latino, tedesco, francese e inglese, è possibile ricostruire due viaggi di Fischer a Londra, periodo al quale risalgono la maggior parte delle dediche: dal 1747 al 1750 via Ginevra, Lione, Parigi verso Londra e nel 1758 via Strasburgo, Francoforte, Amsterdam verso Londra. Alcune annotazioni risalgono a membri della famiglia sciaffusana Schalch, con la quale Fischer era imparentato, e tra queste vi è un acquerello non datato dell'artista Johann Jakob Schalch (1723-1789) (p. 122), che tra il 1754 e il 1773 visse a Londra e all'Aia. Dopo la morte di Fischer l'album fu continuato: annotazioni del 1773 (p. 65) e 1820 (p. 215). Nel manoscritto cartaceo sono rilegate numerose pagine di pergamena (pp. 1-2, 19-20, 47-48, 115-116, 181-182) e in un secondo momento sono stati incollati alcuni fogli di carta (pp. 39a-b, 55a-b, 147a-b), rispettivamente sovraincollate le pagine con le illustrazioni (p. 43, p. 125, p. 127). Le annotazioni non sono ordinate cronologicamente e si alternano a numerose pagine bianche.
Online dal: 22.06.2017
Questo manoscritto cartaceo rilegato in pelle con incisioni dorate (la data 1791 nei quattro gli angoli) costituisce l'album di ricordi di Johann Conrad Fischer (1773-1854), ramaio, metallurgo, imprenditore e politico di Sciaffusa. Dalla sua fabbrica di acciaio colato, fondata nel 1802, si sviluppò l'odierna Georg Fischer SA. L'album contiene dediche e disegni di circa 70 persone con le quali il Fischer mantenne dei contatti nel corso della sua vita, tra i quali il suo docente di matematica Melchior Hurter (1735-1811) (p. 1), il professore Johann Georg Müller (1759-1819) (p. 49), il medico zurighese Johann Balthasar Zwingli (1764-1817) (p. 164), lo scrittore Heinrich Zschokke (1771-1848) (p. 175), il prozio di Fischer Lorenz Spengler (1720-1807), capo della Camera Reale delle Arti danese a Copenhagen (p. 43), e il figlio di questi Johann Conrad Spengler (1767-1839) (p. 105). La maggior parte delle annotazioni in tedesco, francese, inglese e danese, risale al suo anno itinerante quale membro della compagnia dei ramaioli, quando egli viaggiò, via Francoforte, Chemnitz, Dresda, verso Copenhagen, e poi verso Londra. Seguono poi alcune sporadiche annotazioni fino al 1841. Le annotazioni non sono in ordine cronologico e si alternano a fogli incollati (p. 3a-b, 48a, 111a-d) e numerose pagine bianche. La paginazione risale all'epoca di origine dell'album.
Online dal: 22.06.2017
In questo manoscritto, magnificamente illustrato e inusuale nel contenuto, l'architetto ed urbanista italiano Giuseppe Valadier (1762-1839) descrive nel testo con 14 disegni a penna acquarellati la fusione del Campanone, la più grande campana del duomo di S. Pietro. L'incarico di fondere la campana era stato conferito dal Vaticano alla fonderia del padre Luigi Valadier, che tuttavia morì nel 1785 nel corso dei lavori. Il figlio Giuseppe portò a fine l'incarico e nel 1786 completò il manoscritto, nel quale ad ogni disegno corrisponde una spiegazione, formulata in forma di leggenda. Dapprima Valadier illustra i locale della fonderia (2v-7r), in seguito con una ricchezza di dettagli quasi fotografica, e con vivi colori, il processo di preparazione della campana con la tecnica della falsa campana e della fusione in bronzo (8v-21r). Infine la campana finita (22v-23r) viene trasportata su di una slitta di legno attraverso le strade di Roma (24v-25r) per essere benedetta da papa Pio VI (26v-27r). Il manoscritto è stato acquisito nel 1948 a Berna.
Online dal: 08.10.2015
Il manoscritto, allestito intorno al 1700, menziona nel titolo l'imperatore Leopoldo (I, regnante dal 1658 al 1705). L'identità di Giovanni Battista Coene da Passau, che si indica quale autore, rimane oscura e su di lui non ci sono altre informazioni. I nomi dei metalli e di altre materie, con le quali Coene ha realizzato i suoi esperimenti, non sono scritti per intero nel testo ma illustrati attraverso i loro simboli alchemici (segni dei pianeti ecc.). Poiché questi ricorrono in gran numero, il testo è senz'altro leggibile e comprensibile. A uno stretto contatto del manoscritto con l'alchimia rimanda anche il fatto che Coene si rifà a Paracelso (1493/94-1541), per es. nell'ultimo breve capitolo dal titolo "Che cosa il Balsamo Samech di Paracelso" (pp. 101-102). Inoltre nomina il "Testamentum" (pp. 99-100), del quale Coene indica come autore ancora Raimondo Lullo (1232/33-1315/16) ma che oggi è collocato tra gli scritti pseudo-lulliani. – All'interno del capitolo i singoli paragrafi sono numerati, mentre nell'ultimo quarto del manoscritto questa numerazione sembra essere stata aggiunta in un secondo tempo (pp. 81-102). Alla fine del manoscritto la numerazione delle pagine è sbagliata (invece delle pp. 70 e seguenti bisogna leggere pp. 97 e seguenti). – Il manoscritto è stato acquisito nel 1952 in Italia.
Online dal: 08.10.2015
Il manoscritto, rilegato con una legatura rappresentativa, porta il titolo «Schlacht-, Nammen-, Schilt- und Waappen-Buoch von denen noch bewusten Graffen, Freyen, Edlen, Ritter und Knechten, welche mit Hertzog Leopoldo II. von Oesterreich auff St. Cirilli den 9.ten Tag Iulij 1386 vor Sempach umbgekommen und erschlagen worden». L'abate di S. Gallo Joseph von Rudolphi (1717-1740) diede l'incarico di eseguire questo esemplare nel 1738 poiché egli, dopo aver studiato il Chronicon Helveticum, la grande opera storica dell'erudito glaronese Aegidius Tschudi (1505-1572), e la sua trascrizione, che egli aveva fatto fare poco prima da un esemplare del castello Gräpplang presso Flums (Cod. Sang. 1213-1220), aveva constatato delle inesattezze con la vecchia trascrizione del «Wappenbuchs von Sempach». Su di un doppio foglio di pergamena (p. 6−7) si trova, a guisa di frontespizio, un dipinto a colori della battaglia, simile al dipinto che si trova nella cappella della battaglia di Sempach e che, stando al catalogo dei manoscritti di Franz Weidmann (Cod. Sang. 1405, p. 2002), «von einem gar alten Kupferstich getreülich abgemalet worden». Joseph Leodegar Bartholomäus Tschudi (1708-1772), un discendente di Aegidius Tschudi, è chiaramente responsabile della decorazione (pp. V1). Dopo delle esaurienti spiegazioni introduttive, il ricco apparato decorativo di stemmi del volume inizia con il ritratto del duca Leopoldo III (p. 34).
Online dal: 22.06.2017
L'alsaziano Georg Franz Müller (1646-1723) viaggiò nel 1669 per undici mesi da Amsterdam a Batavia (oggi Giacarta) dove trascorse 13 anni quale soldato al servizio della Compagnia olandese delle Indie orientali su varie isole indonesiane. Nel Cod. Sang. 1278, che completa il suo Diario di viaggio illustrato (Cod. Sang. 1311), si legge la descrizione cronologica del suo viaggio; vi si aggiungono esaustive descrizioni di persone, piante e animali che egli trovò in Estremo Oriente o nel corso del viaggio (pp. 1-457). La copia, realizzata da due copisti tra il 1701 ed il 1705 nel monastero Marienberg sopra Rorschach, contiene in appendice (pp. 460-489) due plichi di formato minore con l'elenco di vari 'souvenirs' che Georg Franz Müller riportò in Europa dal suo soggiorno nelle Indie orientali. Müller stesso ha corretto e/o integrato la copia in vari posti.
Online dal: 08.10.2015
P. Aemilian Zeller (1691-1730) redasse, all'epoca della sua attività quale bibliotecario (1729-1732), un catalogo dei manoscritti in ordine alfabetico per autore. Egli tralasciò tacitamente tutti i manoscritti che non presentavano il nome di un autore, e quindi per es. bibbie, salteri o testi di autori sconosciuti. I manoscritti recano le segnature del vecchio catalogo dei manoscritti di padre Hermann Schenk (1665-1706) risalente all'epoca prima del 1700 (cf. Cod. Sang. 1280; circa Class. 1, n. 44). Padre Pius Kolb, bibliotecario dal 1748, completò il catalogo di Zeller con le segnature più antiche utilizzando le nuove segnature da lui introdotte (cf. Cod. Sang. 1400 e 1401, circa D.n. 88). Il catalogo non fornisce nessuna indicazione riguardante l'età, il tipo di scrittura o la disponibilità dei singoli manoscritti.
Online dal: 23.06.2014
Manoscritto composito molto istruttivo per la storia della biblioteca, composto da vari fascicoli scritti tra il 1680 e il 1780 e rilegati insieme. Prima parte (p. 7-121): catalogo dei manoscritti di p. Hermann Schenk (1653-1706) risalenta all'epoca intorno al 1700. P. Pius Kolb (1712-1762) vi aggiunse le nuove segnature intorno al 1750. Kolb annotò nel catalogo di Schenk anche l'assenza di manoscritti. La maggior parte di questi erano stati portati a Zurigo nel 1712 (deest). Parte seconda (p. 127-153 e p. 162-167): elenco dei benefattori della biblioteca (Monumentum gratitudinis dedicatum benefactoribus Bibliothecae), iniziato nel 1680 e continuato fino al 1780. Retroattivamente furono annotati dei doni straordinari alla biblioteca fino al 1567, come per es. (p. 133) per l'anno 1595 la «donazione» di un grande globo terrestre e celeste ad opera del farmacista Lukas Stöckli di Costanza. Le menzioni riguardano spesso oggetti del gabinetto delle curiosità e rarità della biblioteca. Parte terza (p. 155-161): libri che furono acquisiti all'epoca dell'abate Joseph von Rudolphi (1717-1740) tra il 1717 e il 1737. Parte quarta (p. 169 e p. 175-187): libri dall'eredità del principe vescovo (1687-1696) e cardinale Cölestin Sfondrati, dopo la cui morte p. Hermann Schenk integrò nella biblioteca. Parte quinta (p. 191-234): classificazione dei volumi di grande formato della biblioteca dell'epoca intorno al 1700. Parte sesta (p. 237-270; fascicolo separato sciolto): elenco redatto da p. Pius Kolb dei più bei volumi della biblioteca dell'epoca intorno al 1750, intitolato Ilias in nuce. Parte settima (p. 275-280: fogli sciolti riuniti): lista con le segnature dei manoscritti di p. Pius Kolb.
Online dal: 23.06.2014
In una elegante rilegatura decorata con oro il bibliotecario Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823) riunì per il suo abate Beda Angehrn (1767-1796) un elenco delle nuove acquisizioni e accessioni della biblioteca abbaziale tra il 1780 ed il 1792: Verzeichniss der Handschriften, Bücher, Kunst und Naturprodukte, welche seit dem 23. Oktober 1780 bis Ende Mayes 1792 der Stift St. Gallischen Bibliotheke sind einverleibt worden. Alla sua maniera il volume costituisce un singolare documento della politica e della prassi delle acquisizioni del monastero di S. Gallo. In totale, in questi appena dodici anni si poté integrare nella biblioteca 335 incunaboli e cinquecentine, così come 4'000 edizioni più tarde e 146 manoscritti. La maggior parte dei manoscritti giunsero nell'odierna biblioteca abbaziale (per scambio con letteratura a stampa a carattere ascetico-spirituale) da conventi femminili di S. Gallo, per esempio le benedettine di S. Giorgio, le cappuccine di Altstätten o le domenicane di Wil. Vengono menzionate anche le accessioni nel gabinetto delle monete, dei minerali e fossili o delle curiosità, nuove acquisizioni di quadri e stampe, così come alia quaedam bibliothecae illata (diverse altre acquisizioni di vario tipo come sedie di canna (canna spagnola) o un nuovo sigillo per la biblioteca). Sono anche elencate spese generali per lavori di rilegatura e somme di denaro che tutti quegli impiegati o parroci dovevano alla biblioteca, ai quali l'abate aveva conferito da poco un posto da parroco o un incarico secolare.
Online dal: 23.06.2014
Il miglior repertorio di manoscritti del XVIII secolo: il catalogo dei manoscritti di San Gallo del padre bibliotecario Pius Kolb (1712-1762), in due volumi (il secondo è il Cod. Sang. 1401), databile agli anni 1755-1759. Il primo volume contiene, nella prefazione, un reseconto di Pius Kolb del suo studio dei manoscritti e una prima storia dettagliata della biblioteca abbaziale di San Gallo. I codici sono classificati per argomento. Questo primo volume contiene, con annotazioni critiche riferite a ciascun codice, le Bibbie, i commentari alla Bibbia, gli scritti dei Padri della Chiesa, i testi scritti da autori sangallesi, i testi conciliari, la Regola dell'Ordine e i commentari ad essa. Chiude il volume una concordanza delle segnature dei manoscritti precedenti e nuove. La creazione del catalogo era legata alla necessità di assegnare una nuova segnatura ai manoscritti.
Online dal: 23.12.2008