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scrittura gotica italiana su 27 linee, di un'unica mano. Dall’ultimo quarto del secolo le commissioni dogali sono sempre più spesso vergate in scrittura umanistica o nella scrittura cancelleresca in uso presso la cancelleria dogale veneziana.
mancante
i procuratori di San Marco erano la più alta carica vitalizia della Repubblica di Venezia dopo il doge e spesso rappresentava il gradino per accedere al dogado. La carica venne istituita intorno l’XI secolo per la cura della fabbrica della Basilica Marciana: inizialmente vi era solo un procuratore ma crebbero progressivamente sia il loro numero sia i loro compiti. Dal de supra, che attendeva alla cura della Basilica di S. Marco, de ultra e de citra, con il compito di occuparsi di incombenze caritatevoli e testamentarie rispettivamente per i sestieri di Dorsoduro, San Polo e S. Croce i primi e per i sestieri di S. Marco, Castello e Cannaregio i secondi. Esistono tuttora sette procuratori che si occupano della cura della Basilica, del suo patrimonio e del personale addetto.
Le Commissioni dei procuratori sono le raccolte dei loro capitolari, cioè liste degli specifici doveri cui avevano giurato di obbedire. Appartengono quindi alla cospicua documentazione ufficiale della Serenissima, che per la sua importanza spesso era impreziosita da miniature, e di cui ci sono pervenute soprattutto Commissioni dogali (Helena Szépe ne ha censite 1.500), termine con cui si indicano tutti i documenti firmati dal doge.
Le commissioni dei procuratori sono invece piuttosto rare, essendo per loro natura di numero limitato, una per ogni procuratore: Chambers ne ha individuato 51 nel periodo de ultra succedendo a
I santi raffigurati in questa Commissione sono identificabili non solo per i loro attributi specifici (Cristoforo con bastone e il Bambino Gesù sulle spalle, Agnese con la palma del martirio e l’agnello), ma perché richiamano i nomi del procuratore de ultra
Dalla metà del Quattrocento le illustrazioni delle Commissioni dei procuratori cominciarono ad assumere uno schema più regolare, che si definisce intorno al settimo - ottavo decennio del secolo: vi compare in genere San Marco con un libro - il Vangelo o il capitolare stesso – che tiene in mano o porge al procuratore. La carica infatti era considerata come una diretta investitura dell’evangelista e prevedeva una solenne cerimonia di insediamento nella Basilica di San Marco in cui l’eligendo giurava sulla sua Commissione. In questo frammento non compare alcuna immagine di San Marco così come manca il testo del giuramento, cui pure fa riferimento il frammentario scritto e che, insieme alle commissioni, costituiva il Capitolare di ogni procuratore: si può supporre perciò che esistesse una seconda pagina miniata o almeno decorata da un’iniziale miniata posta di fronte a quella conservatasi, che probabilmente conteneva un’immagine del santo, pagina smembrata insieme al giuramento e al corpo stesso del manoscritto.
Questa ipotesi è rafforzata dal confronto con la Commissione di de ultra: a c. 7v vi è una pagina illustrata con un grande scudo sormontato da spessi racemi rossi e blu, elmo al centro e cartiglio con motto iscritto, molto simile all’illustrazione del registro inferiore della nostra Commissione, e a c. 8r un’altra pagina miniata con iniziate istoriata raffigurante San Marco e fregi lungo i quattro margini che incorniciano il testo del giuramento di Bertuccio.
Nelle Commissioni di questi anni è rara, ma attestata nella Commissione di
L’illustrazione delle citate Commissioni Contarini e Barbarigo e quella di
Il Maestro del frammento Duodo mostra di conoscere e fare riferimento a questo gruppo di manoscritti, ma il grafismo tormentato di ascendenza ferrarese che li caratterizza è mitigato da una grazia narrativa e da un vivace colorismo che attingono alla più schietta tradizione veneziana di
Al f. Carolus Agricola Hammonius iuris utriusque doctor