Questo manoscritto composito, contenente orazioni in tedesco e decorato con 12 iniziali istoriate, è stato scritto da Dorotea von Hof (1458-1501), figlia di Enrico Ehninger e di Margherita von Kappel. Il codice contiene, oltre all'Officium parvum BMV e a preghiere varie (soprattutto a Maria e per la passione di Cristo), le Hundert Betrachtungen dal Büchlein der ewigen Weisheit di Enrico Susone e delle preghiere attribuite a Tommaso d'Aquino. Proprietarie di questo manoscritto cartaceo scritto 1483, erano probabilmente le suore del convento domenicano di S. Caterina di S. Gallo, delle quali Dorotea von Hof è attestata quale benefattrice.
Online dal: 21.12.2010
Il libro di preghiere comprende orazioni dalla raccolta del duca Guglielmo III di Baviera (ff. 1v-16r), preghiere alla Vergine Maria (ff. 17r-39r), preghiere tra le altre per la santa messa (ff. 39v-45v), e per la comunione (ff. 80r-88v). Tra queste si trovano i versi di s. Bernardo (ff. 46v-50v) e varie altre benedizioni e preghiere (ff. 51v-78v). Responsabile sia del lavoro di copia che delle iniziali filigranate è, come risulta dal colophon (f. 81v), il copista professionista Simon Rösch. Le preghiere sono in lingua sveva. Sui ff. 89 e 90 (incollato alla coperta posteriore), è stata aggiunta da altra mano un'altra preghiera. Numerose forme femminili nelle menzioni fanno pensare ad una committenza femminile, probabilmente un convento femminile sangallese.
Online dal: 13.06.2019
Il breviario può essere assegnato all'ordine dei Celestini per la rubrica presente a c. 122r. Secondo le annotazioni dell'autore sulle cc. 211v, 271v e 319v, è stato scritto da un frate Johannes Mouret di Amiens. Il codice, che presenta una minuscola calligrafia, è decorato da numerose e fini iniziali filigranate, oltre che da piccoli disegni a penna di volti e draghi nei margini.
Online dal: 18.06.2020
Libro di preghiere di piccolo formato, su pergamena fine, con preghiere in latino ed alcune in francese. Lo stemma a p. 3 rimanda alla famiglia Montboissier, originaria dell'Auvergne quale committente. Accanto ad una Crocifissione che occupa mezza pagina (p. 3), il manoscritto presenta molte piccole iniziali, la maggior parte con teste di animali, così come alle pp. 97-146 numerose miniature, che occupano a quattro righe di testo, con raffigurazioni di santi.
Online dal: 13.10.2016
Il libro di preghiere di piccolo formato in lingua tedesca contiene preghiere a Cristo, sulla Passione e la Comunione, alla Vergine Maria e a vari santi, ulteriori preghiere su vari argomenti, riflessioni sulla Passione e le devozioni secondo Johannes Gerson. Alle cc. 38v e 39r vi sono due miniature a pagina intera. Esse mostrano Cristo sulla croce con Maria e Giovanni (c. 38v) e la Pietà con gli strumenti di tortura (Arma Christi, c. 39r). Il manoscritto è stato probabilmente prodotto per un convento femminile o per uso femminile, nonostante nelle preghiere compaiano anche alcune forme maschili. Secondo la nota di possesso a c. 185r, nel XVII secolo il codice apparteneva al monastero benedettino di S. Wiborada a St. Georgen sopra S. Gallo.
Online dal: 10.12.2020
Il Directorium perpetuum del monastero di S. Gallo, commissionato dall'abate Franz von Gaisberg (1504-1529), comprende sette volumi (Cod. Sang. 533-539). In un totale di 36 regulae è contenuto il regolamento liturgico della liturgia delle ore per tutti i calendari annuali, in base ai giorni variabili della Pasqua. Ogni regola inizia con l'epifania; le regole per le feste del tempo del Natale fino alla vigilia dell'Epifania (che non dipendono dalla data in cui cade la Pasqua) sono riunite nel Cod. Sang. 539. Il Cod. Sang. 533 contiene la prima e la seconda regola, per la Pasqua che cade il 22 o il 23 marzo (data di riferimento nel codice: Septuagesima, 18/19 gennaio). La decorazione del codice è opera di Nikolaus Bertschi di Rorschach; a p. 6 vi è una miniatura a piena pagina (sopra il compianto del Cristo con il committente, sotto Gallo e Otmaro che reggono lo scudo), alle pp. 7 e 65 iniziali su fondo dorato e bordi riccamente decorati. Al contrario dei volumi successivi, questo non è scritto da Fridolin Sicher.
Online dal: 23.06.2016
Il Directorium perpetuum del monastero di S. Gallo, commissionato dall'abate Franz von Gaisberg (1504-1529), comprende sette volumi (Cod. Sang. 533-539). In un totale di 36 regulae è contenuto il regolamento liturgico della liturgia delle ore per tutti i calendari annuali, in base ai giorni variabili della Pasqua. Ogni regola inizia con l'epifania; le regole per le feste del tempo del Natale fino alla vigilia dell'Epifania (che non dipendono dalla data in cui cade la Pasqua) sono riunite nel Cod. Sang. 539. Il Cod. Sang. 534 contiene la terza fino alla decima regola, per la Pasqua che cade il 24 fino al 31 marzo (data di riferimento nel codice: Septuagesima, 20 fino al 27 gennaio). La decorazione del codice è opera di Nikolaus Bertschi di Rorschach e di un aiuto: alle pp. 3, 41, 83, 135, 243, 301 e 360 vi sono delle iniziali a colore (in parte su fondo oro) con racemi o bordi riccamente decorati. Il volume è stato scritto dall'organista della cattedrale di S. Gallo Fridolin Sicher. Unico dei sette volumi, questo era un liber catenatus.
Online dal: 14.12.2018
Il Directorium perpetuum del monastero di S. Gallo, commissionato dall'abate Franz von Gaisberg (1504-1529), comprende sette volumi (Cod. Sang. 533-539). In un totale di 36 regulae è contenuto il regolamento liturgico della liturgia delle ore per tutti i calendari annuali, in base ai giorni variabili della Pasqua. Ogni regola inizia con l'epifania; le regole per le feste del tempo del Natale fino alla vigilia dell'Epifania (che non dipendono dalla data in cui cade la Pasqua) sono riunite nel Cod. Sang. 539. Il Cod. Sang. 535 contiene le regole da 11 fino a 17, per la Pasqua che cade dal primo al 7 aprile (data di riferimento nel codice: Septuagesima, 28 gennaio fino al 3 febbraio). La decorazione del codice è opera di Nikolaus Bertschi di Rorschach e di un aiuto: a p. 6 vi è una miniatura a piena pagina (sopra il compianto del Cristo con il committente, sotto Gallo e Otmaro che reggono lo scudo), alle pp. 6a, 54, 108, 164, 211, 263 e 317 iniziali a colore (a p. 164 su fondo oro) con tralci o delle bordure riccamente decorate. Il volume è stato scritto dall'organista della cattedrale di S. Gallo Fridolin Sicher.
Online dal: 14.12.2018
Il Directorium perpetuum del monastero di S. Gallo, commissionato dall'abate Franz von Gaisberg (1504-1529), comprende sette volumi (Cod. Sang. 533-539). In un totale di 36 regulae è contenuto il regolamento liturgico della liturgia delle ore per tutti i calendari annuali, in base ai giorni variabili della Pasqua. Ogni regola inizia con l'epifania; le regole per le feste del tempo del Natale fino alla vigilia dell'Epifania (che non dipendono dalla data in cui cade la Pasqua) sono riunite nel Cod. Sang. 539. Il Cod. Sang. 536 contiene le regole da 18 a 25, per la Pasqua che cade dall'8 al 15 aprile (data di riferimento nel codice: Septuagesima, 4 fino all'11 febbraio). La decorazione del codice è opera di Nikolaus Bertschi di Rorschach e di un aiuto: alle pp. 5, 53, 107, 161, 213, 259, 313 e 367 vi sono iniziali a colore (quella a p. 213 su fondo oro) con tralci o bordi riccamente decorati. Il volume è stato scritto dall'organista della cattedrale di S. Gallo Fridolin Sicher.
Online dal: 14.12.2018
Il Directorium perpetuum del monastero di S. Gallo, commissionato dall'abate Franz von Gaisberg (1504-1529), comprende sette volumi (Cod. Sang. 533-539). In un totale di 36 regulae è contenuto il regolamento liturgico della liturgia delle ore per tutti i calendari annuali, in base ai giorni variabili della Pasqua. Ogni regola inizia con l'epifania; le regole per le feste del tempo del Natale fino alla vigilia dell'Epifania (che non dipendono dalla data in cui cade la Pasqua) sono riunite nel Cod. Sang. 539. Il Cod. Sang. 537 contiene le regole da 26 a 31, per la Pasqua che cade dal 16 al 21 aprile (data di riferimento nel codice: Septuagesima, 12 fino al 17 febbraio). La decorazione del codice è opera di un aiuto di Nikolaus Bertschi di Rorschach: alle pp. 7, 63, 119, 175, 231 e 287 vi sono iniziali a colore con tralci o bordi riccamente decorati. Il volume è stato scritto dall'organista della cattedrale di S. Gallo Fridolin Sicher.
Online dal: 14.12.2018
Il Directorium perpetuum del monastero di S. Gallo, commissionato dall'abate Franz von Gaisberg (1504-1529), comprende sette volumi (Cod. Sang. 533-539). In un totale di 36 regulae è contenuto il regolamento liturgico della liturgia delle ore per tutti i calendari annuali, in base ai giorni variabili della Pasqua. Ogni regola inizia con l'epifania; le regole per le feste del tempo del Natale fino alla vigilia dell'Epifania (che non dipendono dalla data in cui cade la Pasqua) sono riunite nel Cod. Sang. 539. Il Cod. Sang. 538 contiene le regole da 32 a 36, per la Pasqua che cade dal 22 al 26 aprile (data di riferimento nel codice: Septuagesima, 18 fino al 22 febbraio). La regola numero 36 (per il rarissimo caso nel quale la Pasqua cada il 26 aprile) copre solo i mesi di gennaio e febbraio, poiché gli anni con questa data per la Pasqua sono sempre bisestili e quindi si applica la regola precedente. La decorazione del codice è opera di un aiuto di Nikolaus Bertschi di Rorschach: alle pp. 1, 57, 115, 173, 235 vi sono iniziali a colore con tralci o bordi riccamente decorati. Il volume è stato scritto dall'organista della cattedrale di S. Gallo Fridolin Sicher.
Online dal: 14.12.2018
Il Directorium perpetuum del monastero di S. Gallo, commissionato dall'abate Franz von Gaisberg (1504-1529), comprende sette volumi (Cod. Sang. 533-539). In un totale di 36 regulae è contenuto il regolamento liturgico della liturgia delle ore per tutti i calendari annuali, in base ai giorni variabili della Pasqua. Ogni regola inizia con l'epifania. Nel Cod. Sang. 539 sono riunite le sette possibile regole per le feste del tempo di Natale (che non dipendono dalla data in cui cade la Pasqua) fino alla vigilia dell'Epifania. La decorazione del codice è opera di Nikolaus Bertschi di Rorschach e di un aiuto: a p. 4 vi è una miniatura a piena pagina (sopra il compianto del Cristo con il committente, sotto Gallo e Otmaro che reggono lo scudo), alle pp. 5, 21, 37, 53, 69, 85 e 101 iniziali a colori (in parte su fondo dorato) con tralci o ricche bordure. Il volume è stato scritto dall'organista della cattedrale di S. Gallo Fridolin Sicher.
Online dal: 26.09.2017
Lezionario per le feste dei santi, scritto su incarico del principe abate Franz Gaisberg (1504-1529), almeno in parte dal bibliotecario di S. Gallo Anton Vogt (intorno al 1486-1529). La decorazione (tralci con fiori e animali, numerose iniziali decorate, tra le quali sei figurate) è opera del miniatore Nikolaus Bertschi di Augusta. Precede il lezionario (f. 1r-130r) un calendario (f. Ir-Xv), al quale fanno seguito (f. 130v-146r) delle letture per la commemoratio dei santi sangallesi e di Maria, così come le collette in occasione delle feste dei santi.
Online dal: 23.06.2014
Graduale di grande formato dell'abbazia di San Gallo, riccamente miniato. Contiene canti a quattro voci, fu trascritto e miniato nel 1562. Su richiesta del principe-abate Diethelm Blarer, l'italiano Manfredi Barbarini Lupo di Correggio compose i canti, il padre Heinrich Keller (1518-1567) curò la trascrizione e il miniatore Kaspar Härtli di Lindau sul Bodensee miniò le prime pagine delle principali festività dell'anno liturgico con bordure riccamente ornate e un gran numero di miniature (tra cui cinque a piena pagina). Il volume contiene anche la raffigurazione degli scudi araldici di tutti i monaci che vissero un tempo a San Gallo; sulle pagine ornate sono rappresentati anche diversi strumenti musicali di quel tempo, alcuni dei quali oggi non più conosciuti.
Online dal: 09.12.2008
Antifonario di grande formato contenente canti per quattro voci, scritto e miniato tra il 1562 e il 1564. Il componista italiano Manfredi Barbarini Lupo da Correggio compose i pezzi per quattro voci - antifone, responsori, inni e salmi per le feste solenni dell'anno, così come passioni secondo Matteo, Marco e Luca - su incarico del principe abate Diethelm Blarer (1530-1564). Il testo venne trascritto da padre Heinrich Keller (1518-1567) ed il miniatore Kaspar Härtli da Lindau sul Bodensee realizzò una miniatura a piena pagina con la crocifissione e tutti i santi (f. IVr) ed una di dedica con gli stemmi dei conventuali di S. Gallo allora viventi (f. 1r).
Online dal: 23.06.2014
Antifonario per tutto l'anno liturgico, scritto in notazione gregoriana di tipo tedesco su quattro linee. Probabilmente il volume proviene da un monastero benedettino francese o borgognone-fiammingo; al più tardi dal 1510 circa si trova nella biblioteca del monastero di S. Gallo. La decorazione consiste in alcune grandi iniziali a colori con tralci e in numerose cadelle decorate con grottesche o motivi animali.
Online dal: 25.06.2015
Raccolta di biografie di martiri dell'epoca romana (tra questi Sebastiano, Agnese ed Emerenzia, Agata, Lucia, Blandina) e una copia della vita di s. Vedasto, vescovo di Arras, scritta da Alcuino di York. Il codice contiene inoltre la predica di s. Ambrogio De ieiunio (Sul digiuno). Scritto con molta probabilità intorno al 900 nell'abbazia di S. Gallo.
Online dal: 21.12.2009
Vite di antichi santi romani e franchi. Tra esse – in copie che sono talvolta le più affidabili della tradizione –, le vite dei santi Ricario, Dionigi, Gregorio Magno, Leodegario, Vedasto, Nazario, Marco Evangelista, Cosma e Damiano.
Online dal: 31.12.2005
Il manoscritto, probabilmente eseguito nell'area del lago bodanico nel XIV secolo, contiene una copia della parte principale della Legenda Aurea di Giacomo da Varazze (p. 5−691), così come delle brevi parti della appendice cosiddetta Provincia (p. 691−701). Sulle ultime tre pagine è stata aggiunta una predica per la festa dei ss. Pietro e Paolo (29 giugno). A un'origine nella regione del lago bodanico rimandano da una parte i resti di un documento incollato all'interno della coperta anteriore e posteriore (forse parti della scritta «Konstanz»), e dall'altra, a p. 704 si legge una nota di possesso databile al tardo XV-inizio del XVI secolo di una comunità religiosa femminile dei dintorni di Stammheim (Vnnser frouwen ze niderstamhem ist das …). Ciò farebbe pensare alla comunità di beghine di Haslen, nel comune di Adlikon nella regione del Weinlad zurighese, secolarizzata durante la Riforma. Il volume si trova al più tardi dalla metà del XVIII secolo nella biblioteca del monastero di S. Gallo.
Online dal: 23.06.2016
La più antica versione tedesca della vita di Notkero Balbulo di San Gallo († 912), trascritta nel 1522 dal conventuale sangallese Hans Conrad Haller (1486/90-1525) per i benedettini dell'abbazia di San Giorgio, a nord di San Gallo. Manoscritto ornato con iniziali e bordature. Seguono, dopo la vita, orazioni in tedesco e una traduzione tedesca («Von der geistlichen Ritterschaft der Mönche») del trattato Exhortationes ad monachos, opera dell'abate di Sponheim Giovanni Tritemio (1462-1516).
Online dal: 09.12.2008
Versione tedesca della vita di Gesù secondo i quattro Vangeli, in una recensione in lingua alemannica. Con iniziali decorate colorate e 21 iniziali figurate disegnate a penna e poi per la maggior parte colorate. Il copista, e probabilmente anche primo proprietario, Rudolf Wirt, menziona alla fine del testo a p. 463 il suo nome e la data di ultimazione del manoscritto: il 9 gennaio 1467. Il volume proviene da un monastero femminile di S. Gallo e giunse alla biblioteca abbaziale tra il 1780 ed il 1792.
Online dal: 23.06.2014
Copia del Romanzo di Alessandro di Johannes Hartlieb (1468), medico, traduttore e poeta monacense. Si tratta dell'esemplare che Hartlieb nel 1454 commissionò per la trascrizione in scrittura bastarda al calligrafo Johannes Frauendorfer di Thierenstein per il principe Albrecht III di Baviera (1451-1460) e per la sua sposa Anna di Braunschweig. Il manoscritto è illustrato con 45 iniziali a colori, di grandezza variabile da sei a tredici linee, probabilmente della mano del miniatore bavarese Hans Rot, con un gran numero di file di foglie di acanto, semplici o in meandro, tra le quali scorrazzano diversi animali e si lasciano ben riconoscere dei fiori locali. Il Romanzo di Alessandro fu fino nel 1500 uno dei più celebri romanzi in prosa in lingua tedesca.
Online dal: 31.07.2009
La più antica copia della Cronaca di Costanza di Gebhard Dacher, trascritta dall'autore stesso tra il 1458 e il 1472 ed illustrata con una serie di disegni a colori a penna e con la più antica vista della città di Costanza. Presente alla biblioteca dell'abbazia di San Gallo al più tardi a partire dal XVIII secolo.
Online dal: 31.07.2009
Versione diligentemente annotata dell'opera di Aristotele De natura animalium tractatus XIX, nella trascrizione latina dell'erudito Michele Scoto († intorno al 1235); scritto nel sec. XIII e decorato da una iniziale istoriata I, parzialmente dorata, raffigurante un uomo seduto davanti ad un libro. Nel 1453 il codice si trovava in possesso di un Giovanni Kalb da Wangen (Allgäu); è rilegato in una legatura floscia.
Online dal: 15.04.2010
Questo manoscritto, scritto su due colonne e in maniera molto uniforme da tre copisti principali anonimi e da quattro copisti secondari (chiamato anche "St. Galler Epenhandschrift"), offre in una prima redazione una raccolta unica nel suo genere di racconti di eroi e cavalieri in alto tedesco medio. Contiene il "Parzival" (pp. 5−288; versione D) di Wolfram von Eschenbach, la Canzone dei Nibelunghi (pp. 291-416, versione B) con la conclusiva "Klage" (Il lamento) (pp. 416-451; versione B), il racconto "Karl der Grosse" (pp. 452−558; versione C) di Stricker, il racconto in versi "Willehalm" (pp. 561−691; versione G) di Wolfram von Eschenbach così come cinque strofe ("Sangspruchstrophen") di Friedrich von Sonnenburg (pp. 693; versione G). Sicuramente fino al 1768, data dell'acquisizione del codice da parte del monastero di S. Gallo, si trovavano in questi volume alla fine anche frammenti dell'epopea in versi "Die Kindheit Jesu" di Konrad von Fussesbrunnen e Unser vrouwen hinvart di Konrad von Heimesfurt. Queste due ultime opere vennero tolte prima del 1820 dal manoscritto con i poemi epici e si trovano ora nella Staatsbibliothek Preussischer Kuturbesitz a Berlino (mgf 1021), rispettivamente nella Badische Landesbibliothek di Karlsruhe (Cod. K 2037). Il manoscritto, illustrato da 78 iniziali dipinte in modo uniforme da artisti sconosciuti della scuola miniaturistica padovana, fu commissionato da un committente agiato, interessato alle epopee in alto tedesco medio. Il primo proprietario noto fu l'uomo universale e umanista glaronese Aegidius Tschudi (1505−1572), il cui lascito di manoscritti poté essere acquisito dal monastero di S. Gallo nel 1768.
Online dal: 08.10.2015
Il codice, scritto nel 1499 sotto il maestro di scuola di Lindau Cunradus Reuschman (annotazione a p. 488), contiene prevalentemente opere di antichi autori, in più alcuni testi di autori italiani del XV secolo. Tutti i testi sono corredati da un commento e le opere più importanti sono precedute da un argumentum. Tra i testi ci sono spesso delle pagine lasciate in bianco. Nei margini si trovano dei semplici disegni a penna (pp. 498–501, 504, 511, 513; a p. 706 e 712 schizzi di mappamondi). A p. 3 si trova un disegno a piena pagina della città di Troia. In dettaglio i testi sono i seguenti: Publius Baebius Italicus, Ilias latina (pp. 5–51); Virgilio, Georgica (pp. 57–146); Orazio, Epistolae (pp. 148–230); Orazio, Carmen saeculare (pp. 231–234); Lattanzio, De ave Phoenice (pp. 234–241); Persio, Satire (pp. 245–282); Margarita passionis, inc. Cum prope pasca foret (pp. 283–288); Seneca, De providentia (pp. 289–298); Agostino Dati, Elegantiolae (pp. 323–361); Carmen de dolo et astutia cuiusdam mulieris, inc. Summe procus caveat ducatur ne mala coniunx (pp. 362–365); inni (pp. 366–388); Parvulus philosophiae moralis (pp. 395–417); Domenico Mancini, De quattuor virtutibus (pp. 419–488); Girolamo della Valle, Jesuida (pp. 491–514); Matteo Bosso, Oratio in beata coena domini (pp. 515–524); Pseudo-Leonardo Bruni Aretino, Comoedia Poliscena (pp. 539–549); Terenzio, Andria (pp. 563–621); Virgilio, Bucolica (pp. 629–660); Orazio, Ars poetica (pp. 661–678); Orazio, Epodi (pp. 679–692); Pseudo-Virgilio, Moretum (pp. 692–694); Pseudo-Ovidio, Remedia amoris, inc. Qui fuerit cupiens ab amica solvere colla (pp. 694–695); Pseudo-Ovidio, De arte amandi, inc. Si quem forte iuvat subdi sapienter amori (pp. 695–698); un trattato sull'interpunzione, De kanone punctorum (p. 699); Virgilio, Aeneis, lib. 1 e 3 (pp. 701–726 e 741–760); Sallustio, De coniuratione Catilinae (pp. 765–802); Sallustio, De bello Iugurthino, incompleto (pp. 803–804); Seneca, Epistolae morales (pp. 812–853).
Online dal: 04.10.2018
Marcus Annaeus Lucanus (Lucano, 39-65 d.C.), De bello civili (o Pharsalia), poema epico sulla guerra civile tra Pompeo e Cesare (48 - 45 a.C.). Con alcuni tenui disegni a penna.
Online dal: 12.06.2006
Il manoscritto in pergamena contiene il Doctrinale di Alessandro de Villedieu con un commento del maestro Bertholdus Turicensis. Non si sa altro di questo commentatore zurighese, né del copista, un certo «Hermannus», i cui nomi sono rivelati nel colophon (p. 123). Il volume, a due colonne, è strutturato con cura: gli esametri del Doctrinale sono generalmente divisi in paragrafi di uno o più versi e sono copiati in un modulo più grande dei commenti che li seguono. Questo commento, che varia in lunghezza a seconda dei versetti, è anche ricco di abbreviazioni, a differenza del testo commentato. Eleganti iniziali filigranate, tipiche dei manoscritti miniati della regione dell'Alto Reno all'inizio del XIV secolo, scandiscono questo esemplare. La presenza del timbro dell'abate Diethelm Blarer (p. 59) conferma la sua presenza nella biblioteca abbaziale al più tardi dal 1553-1564.
Online dal: 20.12.2023
Il glossario palinsesto Abba-Ababus è uno dei manoscritti più antichi della biblioteca abbaziale di S. Gallo ancora conservato in forma di libro. Nel glossario, nel quale ogni parola è spiegata con l'ausilio di un'altra, fu verosimilmente trascritto nel convento di Bobbio sopra testi più antichi, databili al V secolo. Il testo sottostante, talvolta più, talvolta meno leggibile, include frammenti dei Salmi, del libro veterotestamentario di Geremia, estratti dalle opere del grammatico Donato e del poeta latino Terenzio. Contiene anche una miniatura di un retore in posa declamatoria.
Online dal: 09.12.2008
Le cinque parti del manoscritto sono state scritte da diversi copisti, tra questi il conventuale di S. Gallo Hans Conrad Haller (1486-1525), calligrafo, sacerdote e dal 1523 al 1525 bibliotecario del monastero di San Gallo, che ha trascritto diverse opere come un messale e altra letteratura spirituale, e una vita di Notker Balbulus. Nel Cod. Sang. 1006 Haller ha lasciato spesso delle sottoscrizioni, per es. alle pp. 531 e 540. Le cinque parti del manoscritto contengono i seguenti testi: parte I (pp. 13-45) orazioni per la Passione e – in parte frammentarie – sacre rappresentazioni, tra le quali alle pp. 33-44 il Ludus ascensionis. Parte II (pp. 46-65) una preghiera a Santa Dorotea, secondo il copista tradotta dal latino e scritta nel 1430 (pp. 61-62). Parte III (pp. 66-80) il Der Seele Klage di Heinrich der Teichner. Parte IV (pp. 81-95) la liturgia delle ore della Passione di Cristo. Parte V (pp. 96-762) una moltitudine di testi edificanti come preghiere e riflessioni, tra cui alle pp. 188-190 Ein babst lag uurmals an dem tod, alle pp. 406-486 St. Anselmi Fragen an Maria e alle pp. 508-524 un Salve Regina in rima in tedesco.
Online dal: 14.12.2018
Il manoscritto, copiato dal monaco di S. Gallo Jakob an der Rüti (1562-1615) forse per uso privato, contiene nella prima parte (f. 1r-125r) dei responsori per le feste solenni dell'anno liturgico, con melodie in notazione gregoriana di tipo tedesco ("Hufnagelnotation") e spesso con indicazioni per le processioni. Alla fine si trovano indicazioni sul luogo di svolgimento di alcuni vespri (f. 126r-128r), altre indicazioni per l'ordine delle processioni (f. 128v-136v), melodie per la dossologia (f. 128v-140v), indiazioni per il vespro dell'abbas scholasticus nel giorno di s. Giovanni e alla vigilia della festa della circoncisione (f. 140v-147v), così come delle orazioni per le processioni (f. 150r-155v). Jakob an der Rüti ha decorato il manoscritto con alcuni goffi disegni a penna e bordure (decorazioni a piena pagina al f. 1r, 58v-59r e 77v-78r, inoltre rappresentazioni figurate nelle iniziali). Si nomina al f. 126r con le iniziali (F.I.A.R.), a f. 125r con il nome completo (eraso, leggibile con luce UV: Per me fratrem Jacobum An der Rüti …um Anno 1582).
Online dal: 23.06.2014
Il manoscritto contiene un certo numero di testi normativi dal monastero cistercense femminile di Günterstal, scritti in parte in tedesco e in parte in latino. Inizia con un trattato sulla simonia, in latino e tedesco, scritto dal ‘brůder Johannes' e dedicato a ‘der erwurdigen frowen von Mulhein', presumibilmente Veronica von Mülheim, badessa del monastero dal dicembre 1504 alla sua morte nel maggio 1508. Johannes potrebbe essere stato un monaco di Tennenbach, il monastero cistercense che aveva la responsabilità della cura animarum delle monache. Il resto del manoscritto contiene un certo numero di traduzioni di testi normativi per l'ordine cistercense, tra cui il Liber definitionum e l'Ecclesiastica Officia. La traduzione in tedesco e l'inserimento unicamente dei capitoli più rilevanti evidenzia l'utilizzo da parte delle monache. Molti di questi testi sono attestati anche nel monastero femminile cistercense di Lichtenthal nei pressi di Baden Baden. Nonostante il monastero non sia mai stato formalmente riformato, il manoscritto indica degli impulsi riformatori nella prima parte del XVI secolo. Il manoscritto fu acquistato nel 1782 dal monaco sangallese Gall Metzler (1743-1820), parroco a Ebringen nei pressi di Friburgo, parrocchia appartenente a S. Gallo.
Online dal: 17.12.2015
Il piccolo libro di preghiere dell'abate Otmar Kunz (1564-1577), che presenta su alcune pagine una ricca ornamentazione (fiori, tralci, animali), fu scritto e decorato nel 1574 da un artista sconosciuto. Degne di nota sono soprattutto le due miniature a piena pagina. A p. 4 l'abate in abiti festivi è inginocchiato in un paesaggio con città, colline e alberi, sopra di lui il Padre con il globo terrestre, la mano alzata in segno di benedizione. A p. 10 l'abate di S. Gallo, vestito di una semplice tonaca, è inginocchiato con Maria e Giovanni sotto la croce con il Cristo. Il libro di preghiere contiene (da p. 11) i cosiddetti 5 salmi della Passione (Ps 22, 31, 55, 69, 109). A questi si aggiungono i 15 salmi del graduale, le vigilie dei morti e i sette salmi penitenziali con le litanie per tutti i santi. Dopo la morte dell'abate Otmar, un copista con le iniziali FVF ha aggiunto una preghiera (pp. 105−109); si tratta forse del frate Ulpianus Fischer di Überlingen, entrato nel monastero di S. Gallo nel 1583. Il libro di preghiere dell'allora abate appartenne nel 1594 al monaco sangallese Georg Spengler, nativo di Wil († 1609). Nel 1599 il codice ricevette l'attuale legatura con delle impressioni a secco.
Online dal: 22.06.2017
Il volume commemorativo per il decano di San Gallo p. Egidio Hartmann (1691-1776) è intitolato Corona gloriae et sertum exultationis. La comunità del monastero li ha dedicati al decano per il suo giubileo sacerdotale d'oro il 16 ottobre 1766. Ognuna delle tre poesie, odi ed elegie lodano p. Egidio Hartmann come dispensatore di sacramenti, pastore e sacerdote giubilare. Ogni poesia è preceduta da un emblema con un fiore in un giardino; ognuna delle tre sezioni inizia con una corona di tre fiori. Il volume fu disegnato e probabilmente anche scritto da p. Domenico Feustlin (che ha anche scritto l'antifonario in quattro volumi Cod. Sang. 1762, 1763, 1764 e 1795). Alla fine del manoscritto ci sono due libretti di piccolo formato con due scritti commemorativi per l'abate Beda Angehrn. Il primo, dal titolo Duplicis piique voti unanimis consensio, fu da lui ricevuto nel 1778 dagli studenti di Kreuzlingen. Il secondo, dal titolo Alte und neue Dichtkunst. Ein Tafelgesang, fu anche consegnato nel 1778 dal capitolo imperiale Petershausen a Costanza. Entrambi gli scritti erano probabilmente destinati ad uno spettacolo cantato, in quanto contengono delle arie, rispettivamente un coro, ma non c'è alcuna notazione musicale.
Online dal: 04.10.2018
Vesperale-pontificale dell'abate-principe di S.Gallo Cölestin Sfondrati (abate 1687–1696). Venne trovato nel 1864 tra i libri del fratello conventuale di S. Gallo Notker Hager († 1836). Il volume contiene i canti per il vespro (antifone e inni) per le feste solenni e dei santi dell'anno liturgico. Solo gli incipit presentano ogni volta una notazione gregoriana di tipo tedesco (“Hufnagelnotation”) su cinque linee. Ogni festa è decorata con un'iniziale nello stile a grottesca e molte miniature marginali (a p. 56 la più antica raffigurazione a colori del monastero di S. Gallo). Il volume si suddivide in Proprium de tempore (pp. 1–30), Proprium sanctorum (pp. 31–63), Commune sanctorum (pp. 64–74) e Festum sanctorum reliquiarum monasterii sancti Galli (p. 75–77).
Online dal: 25.06.2015
Il manoscritto di grande formato, che forma un solo volume con il Cod. Sang. 1757, contiene dei canti per la messa – Proprium de tempore, Ordinarium missae (in parte con tropi), sequenze e messe votive - in notazione gregoriana di tipo tedesco ("Hufnagelnotation") in un sistema con quattro linee. Spesso delle parti sono state cancellate e sostituite con altre. Insieme al Cod. Sang. 1757 offre la più antica e sistematica notazione sangallese di sequenze su linee di note. In alcune pagine si trova una decorazione costituita da iniziali (alcune squisite con immagini in parte con oro in foglia) e bordure marginali. Nella legatura pesanti cantonali con teste di animale ed esseri favolosi. Il manoscritto venne custodito fino al 1930 nella biblioteca del coro (prima del monastero, più tardi nella cattedrale di S. Gallo).
Online dal: 07.10.2013
Graduale de tempore commissionato dal principe abate Franz Gaisberg (1504-1529, stemma p. 1) e miniato dall'artista di Augusta Nikolaus Bertschi (iniziali, miniature e bordure con tralci e animali). Il cartiglio a p. 55, che termina con etc. 156, fornisce forse una falsa indicazione sulla datazione (1506 o 1516?). I canti per la messa presentano una notazione gregoriana di tipo tedesco. Il codice costituisce il più grande manoscritto della biblioteca dell'abbazia di S. Gallo. In origine era ancora più grande ma le pagine sono state fortemente rifilate in occasione di una nuova rilegatura, come si può vedere dal margine ripiegato di p. 1 o dalla bordura tagliata di p. 444. Legatura con pesanti borchie su fondo di velluto.
Online dal: 22.06.2017
Parte estiva di un antifonario di grande formato, scritto e decorato da p. David Schaller (1581-1636). La parte invernale si trova nel Cod. Sang. 1768. All'inizio si trova un calendario da aprile fino a novembre (pp. A-6), infine il Proprium de tempore (pp. 7–191), il Proprium de sanctis (pp. 195–425), il Commune sanctorum (p. 429–495) e antifone per compieta (pp. 497–499). Su due fogli di carta allegati due responsori (p. 501, 503). La decorazione si limita a delle lombarde con arabeschi. Le melodie sono scritte in notazione quadrata su cinque linee.
Online dal: 12.12.2019
Breviario domenicano per suore, scritto probabilmente nella Germania meridionale. La scrittura e la decorazione del libro seguono modelli del XIV secolo, ma la presenza di san Vincenzo Ferrer (canonizzato nel 1453/54) e santa Caterina da Siena (canonizzata nel 1461) rimandano ad una origine soltanto nella seconda metà del XV secolo. Numerose iniziali con foglia d'oro e tralci marginali alle pp. 21 e 168 (due cani, misericordia e Justicia, cacciano un cervo, Verbum patris). Il volume proviene dal convento domenicano di Santa Caterina a Nollenberg presso Wuppenau (Turgovia), dove si trovava, secondo delle note di possesso, al più tardi nel XVII secolo. Dal 1930 quale deposito della biblioteca vescovile di San Gallo nella biblioteca del monastero.
Online dal: 14.12.2018
Libro di preghiere tardomedievale. Contiene nella prima parte un ufficio per Maria incompleto (ff. 1r-45v) con varianti per l'avvento e il tempo tra Natale e la Candelora (ff. 46r-51v), le Assoluzioni, le Benedizioni, le Orazioni e altre brevi orazioni (ff. 51v-68r). All'ufficio dei morti (ff. 69r-98v) con il vespro, la vigilia e le orazioni per tutto l'anno di preti, abati e di altri morti, fanno seguito orazioni di indulgenza (ff. 99r-111v). Sono andati perduti l'inizio dell'ufficio per la Madonna così come il calendario che forse precedeva il testo. Fa pensare ad una provenienza dal monastero di S. Gallo soprattutto il fatto che oltre a Maria e Benedetto vengano ricordati i santi di S. Gallo, Gallo e Otmaro (ff. 56r-56v; ff. 58r-58v). Il manoscritto, vergato in scrittura gotica, è decorato da numerose iniziali con oro in foglia e da alcune pagine con fregi vegetali nei margini. L'inizio dell'ufficio dei morti (f. 69r) è adornato da una piccola miniatura con un catafalco attorniato da due monaci benedettini, dei quali uno regge un libro di preghiera nelle mani. Da notare la legatura in pelle, che venne creata da un maestro del cuoio sconosciuto, con il monogramma S. Sulla coperta sono raffigurati i due principi degli apostoli Pietro (coperta anteriore, con libro e chiavi) e Paolo (coperta posteriore, con libro e spada), circondati da un ricco ornamento vegetale. La biblioteca abbaziale di S. Gallo poté acquisire questo manoscritto nel giugno 2006 in una vendita di Christie a New York dalla collezione del fabbricante di birra americano Cornelius J. Hauck (1839-1967) di Cincinnati (ex-libris nella copertina interna anteriore).
Online dal: 23.09.2014
Il manoscritto, finora praticamente sconosciuto, contiene un Epistolario secondo il rito ambrosiano. È stato commissionato nel 1342 dal prete Giacomo de Parazo per una chiesa dedicata a S. Fermo, non meglio identificata. Probabilmente nel XV/XVI secolo il codice giunse nel territorio di rito ambrosiano di Tesserete (Canton Ticino) dove venne slegato e nuovamente rilegato con l'aggiunta della copia di un testamento - di dubbia autenticità - redatto nel 1078 da Contessa, della città di Milano, a favore della chiesa di S. Stefano di Tesserete. Nel XVII secolo il codice era in possesso della famiglia di notai Verdoni e dal XX secolo è conservato presso la parrocchia di Tesserete. Presenta sulla pagina d'apertura una iniziale miniata raffigurante il patrono della diocesi di Milano, S. Ambrogio.
Online dal: 14.12.2017
La concezione di questo manoscritto, sia per quanto riguarda il testo che l'esecuzione, corrisponde alla tradizione parigina delle Horae dell'inizio del XV secolo ('Boucicaut-Meister'). Il livello più alto nell'articolazione degli elementi della decorazione del libro è raggiunto nelle sette pagine decorate con miniature; iniziali colorate su più linee marcano le divisioni testuali secondarie. Lo spazio delle illustrazioni, estremamente squadrato, di queste pagine decorate con scene figurative è circondato su tre lati da bastoni intrecciati con tralci decorativi di foglie spinose in oro, rosso e blu che riempiono completamente il largo margine della pergamena. Quattro linee di testo, accompagnate da una larga iniziale colorata, sono inserite tra l'illustrazione e il bastone decorativo in basso. La linea di apertura di ognuno dei rispettivi uffici è decorata in questo modo. Il Libro delle ore non è solamente l'oggetto più antico della collezione Carl Meyer della biblioteca cantonale dell'Appenzello Esterno, ma è pure uno dei suoi migliori e più importanti. Il committente originale di quest'opera non è conosciuto.
Online dal: 20.05.2009
Il nome del committente laico di questo Libro delle ore è sconosciuto, ma egli ha lasciato distinte tracce personali nel manoscritto: al f. 11v vi è una miniatura a piena pagina con il suo ritratto, in ginocchio e accompagnato dalle armi. La presenza di un ritratto così prominente del benefattore, indica un'ambizione considerevole da parte del committente, il quale probabilmente era un membro della classe mercantile. Inoltre, l'esecuzione del ritratto rivela l'opera di un'artista più talentuoso rispetto a quella delle altre miniature del manoscritto. Il Libro delle ore può essere stato concepito per un uso nella Francia orientale. Stilisticamente, l'opera fa mostra di un carattere provinciale.
Online dal: 20.05.2009
Questo Libro d'ore è stato realizzato secondo l'uso delle Horae parigine. Ne differisce nella sua serie, più ricca e qualitativamente più condensata, di illustrazioni: ognuna delle selezioni dei passi dei Vangeli è accompagnata da un ritratto del suo autore e l'Ufficio mariano da un ciclo completo sull'infanzia di Gesù. La ricezione, passata attraverso diverse fasi intermediarie, degli originali realizzati dal noto miniatore parigino rivela numerose incomprensioni o revisioni intenzionali. Nella loro piattezza, l'audace combinazione dei colori e le estreme diminuzioni prospettive si presentano, all'occhio contemporaneo, abituato alle moderne norme di estetica, come immagini espressive e originali. Il committente dell'opera è sconosciuto.
Online dal: 08.06.2009
L'origine di questo manoscritto, nella regione della frontiera settentrionale francese e fiamminga, può essere determinata dalle sue caratteristiche liturgiche, dalla sua legatura in cuoio a disegni stampati e dall'iscrizione Robiers Plovrins, come pure da un paragone con manoscritti stilisticamente simili. Un altro Libro d'ore, decorato dallo stesso artista, è conservato a Claremont vicino a Berkeley, California (USA). Questo esemplare è un'imitazione abbastanza rozza dello stile dello scriba e miniatore Jean Markant, il quale era piuttosto popolare verso il 1500 a Lilla. Il committente di questo volume non è conosciuto.
Online dal: 08.06.2009
Questo Libro d'ore, in un formato lungo e stretto, è un vero libro da tasca. La struttura delle miniature, con elementi architetturali, volute incoronate , putti e ghirlande, mostra una chiara influenza del Rinascimento. Questo manoscritto è illustrato con 16 miniature a piena pagina e 21 più piccole e più semplici di una mano diversa. Una delle illustrazioni a piena pagina mostra le armi della persona che ha commissionato il libro: si tratta di un certo Michel de Champrond (morto il primo agosto 1539), Signore di Ollé, consigliere e tresoriere del re. Questo indicherebbe che una persona nota, non di nobile nascita, ma presente alla corte, possedeva un libro di preghiere elaborato, riccamente decorato e parzialmente personalizzato, realizzato in un'atelier di manoscritti di media qualità al più tardi negli anni 1530, quando i Libri delle ore stampati erano già largamente disponibili.
Online dal: 08.06.2009
Manoscritto liturgico (Sharaknots o Sharakan) contenente la raccolta degli inni - più di mille divisi in otto gruppi - in uso nella chiesa armena. Molti di questi sono stati composti dalle più importanti personalità di questa chiesa, mentre altri sono precoci traduzioni di inni sacri risalenti ai primi secoli del cristianesimo. I testi presentano la notazione musicale Khaz, in uso presso gli armeni. Il codice è stato trascritto dal copista Simeon nel 1662 nella città di Brnakot, nella provincia di Siounik, un importante centro per la produzione di manoscritti liturgici nel sud dell'Armenia. L'apparato decorativo consiste in 8 pannelli decorativi nel margine superiore, 120 iniziali decorate e zoomorfe e numerose semplici iniziali in rosso. Conserva la legatura originale in cuoio marrone con impressioni a secco.
Online dal: 04.07.2012
Manoscritto liturgico (Sharaknots) scritto dal copista Awetis nel 1647 (1096 dell'era armena) ad Awendants, Khizan nella provincia di Van. Contiene 11 grandi miniature e 28 illustrazioni marginali realizzate e firmate dal pittore Yovanes Gharietsi, uno dei più affascinanti artisti della tarda scuola di Vaspurakan. Fa parte di una particolare produzione di innari destinati ad una committenza privata realizzata nell'area intorno al lago di Van e che si caratterizza per dei colori brillanti e dei motivi a intreccio. Presenta la notazione musicale Khaz in uso presso gli armeni; contiene la raccolta degli inni in uso nella chiesa armena nello stesso ordine poi utilizzato nel primo innario stampato ad Amsterdam nel 1664. Sono noti altri tre innari di questo tipo opera della collaborazione di questi due artisti: due a Gerusalemme ed uno a Yerevan. Due fogli di pergamena, che contengono una parte del Proprium sanctorum, tolti da un breviario latino dei secc. XIII/XIV, sono rilegati rispettivamente all'inizio e alla fine del manoscritto.
Online dal: 23.04.2013
Bibbia sefardita, realizzata nel corso della prima metà del XIV secolo in Spagna, probabilmente in Castiglia. Il manoscritto si apre e si chiude con delle liste masoretiche (ff. IIr-IXv e 463v fino a 466v), inquadrate di bordure miniate, che costituiscono delle «pagine tappeto». Il testo biblico, copiato su una o due colonne, è accompagnato dalla grande e dalla piccola Masora (regole della tradizione rabbinica concernenti la lettura e l'accentuazione dei testi sacri), scritte in lettere minuscole nei margini e nell'intercolunnio. Questi elementi micrografici si animano talvolta nei margini inferiori delle pagine (circa 70 volte) o sui quattro lati del foglio (per es. ff. 42r-43r, 461v-463r), dove formano delle meravigliose figure geometriche e degli intrecci. I primi libri biblici sono introdotti da titoli realizzati in oro brunito e inseriti su dei fondi bicolori rosa e blu percorsi da tralci bianchi (f. 1v/Gn, 33v/Ex, 59v/Nb, 77v/Dt, 102v/Js, 125v/Jg). Secondo una nota di possesso (f. 467v), datata 1367 (?), questa Bibbia ebraica appartenne probabilmente a David ha-Cohen Coutinho – membro di una famiglia di marrani portoghese. Nel XV sec. fu in possesso di Moses Abulafia prima di essere venduta dalla vedova, come indica il contratto di vendita collocato all'inizio del libro (f. Ir), datato e firmato nel 1526 a Salonicco. La Bibbia si ritrova nel XVI sec. nelle mani del talmudista e rabbino di Salonicco Abraham di Boton (f. 467v). La sua presenza è poi attestata nel XIX sec. ad Alessandria, nella sinagoga Zaradel (R. Gottheil, «Some Hebrew Manuscripts in Cairo», Jewish Quarterly Review 17, 1905, p. 648). Giunta sul mercato antiquario, dal 1996 la Bibbia è custodita in una collezione privata.
Online dal: 14.12.2017
Libro d'ore all'uso di Roma in latino, con calendario in francese contenente una scelta di santi venerati a Parigi. Contiene 17 miniature realizzate a Parigi intorno al 1408-1410 nella cerchia artistica del Maestro di Boucicaut, uno dei più influenti miniatori dell'inizio del sec. XV. Alla decorazione hanno collaborato anche il Maestro di Mazarino e lo Pseudo-Jacquemart, un artista della generazione precedente il cui lavoro è riconoscibile nei famosi Libri d'ore eseguiti per il duca di Berry. La miniatura raffigurante Re Davide è stata eseguita su di un foglio aggiunto e rivela la mano di un seguace del maestro che ha miniato il breviario di Giovanni di Borgogna.
Online dal: 20.12.2012
Libro d'ore in latino e francese scritto a Parigi nel secondo quarto del sec. XV ma miniato intorno al 1490 a Parigi o forse a Tours da vari artisti che si sono divisi il lavoro. Due miniature, l'ornamentazione del calendario e dell'Ufficio dei Morti sono opera di un artista della cerchia del Maître François, uno stretto collaboratore del Maestro di Jacques de Besançon che vi celebra Notre-Dame di Parigi in una veduta di questa città (f. 93r). I colori luminosi e le forme monumentali delle altre miniature rivelano l'influsso di Jean Bourdichon di Tours che va forse visto quale supervisore del Maestro della Chronique Scandaleuse, qui attivo in età giovanile.
Online dal: 20.12.2012
Libro d'ore all'uso di Roma con calendario in francese. Le miniature sono incorniciate da cornici popolate di piante eseguite con grande precisione botanica. Costituisce un esempio completo dell'epoca tarda della illustrazione dei libri d'ore francesi. E' stato miniato da un importante maestro di questa fase finale della miniatura francese, influenzato dal Maestro di Claude de France e da identificare nell'appena riconosciuto Maestro del Boezio Lallemant. Nelle piccole immagini dei margini gareggia con Jean Bourdichon, che ha introdotto l'ornamentazione vegetale realistica nella decorazione marginale nelle Grandes Heures di Anna di Bretagna e in altri capolavori, ma si orienta anche alla miniatura fiamminga dell'epoca. Sul f. 1r si legge il nome di Agnès le Dieu, proprietaria del codice nel 1605.
Online dal: 20.12.2012
Libro d'ore all'uso di Roma con calendario contenente una scelta di santi per Langres. Miniato e datato al 1524 da un Maestro di Bénigne Serre, dal nome del committente, un alto funzionario del re in Borgogna. Si tratta di un miniatore finora sconosciuto della cerchia del «1520 Hours Workshop» che inserisce le miniature in una cornice architettonica rinascimentale o che popola i bordi con fiori ed animali naturalistici. Contiene una serie di immagini unusuali per i Libri d'ore, quale per es., alle Laudi nell'Ufficio della Madonna, l'Incontro di Gioacchino ed Anna davanti alle porte di Gerusalemme invece della consueta scena della Visitazione. Il codice appartenne nel XVII sec. alla famiglia Bretagne di Digione, i cui membri trascrissero su alcuni fogli di carta aggiunti un «Livre de raison».
Online dal: 20.12.2012
Alla decorazione del Libro d'ore hanno partecipato due miniatori attivi intorno al 1440/50: il più vecchio, autore unicamente delle miniature ai f. 13v, 105v e 140v, appartiene al «Goldrankenstil» (stile dei racemi dorati), mentre il maestro più giovane, che si caratterizza per una maggiore corporeità ed un colorito più marcato, ha assorbito l'influsso dei rinnovamenti apportati alla pittura contemporanea dai fratelli van Eyck. Questo secondo artista è responsabile del completamento nel 1440 delle Ore di Torino e ha lavorato anche al Libro d'ore Llangattock. Nel 1813 il codice venne regalato alla priora del monastero delle Bernardine di Oudenaarde dal principe de Broglie.
Online dal: 20.12.2012
Libro d'ore all'uso di Roma con calendario all'uso di Poitiers. Tutte le miniature principali sono opera del Maestro di Poitiers 30, il cui nome deriva da due sue miniature eseguite in un messale ad uso di Poitiers conservato nella locale biblioteca, e che prima era conosciuto col nome di Maestro di Adelaide di Savoia, per la quale aveva miniato il Libro d'ore Ms. 76 del Musée Condé di Chantilly. Appartenente alla cerchia del Maestro di Jouvenel des Ursins, fu per lo più attivo a Poitiers, dove influenzò la tarda miniatura locale.
Online dal: 20.12.2012
Libro d'ore in latino con calendario contenente una scelta di santi di Parigi ed alcune preghiere in francese. Le tavole sulle feste mobili alla fine del codice iniziano con l'anno 1460, data da ritenere quella nella quale il manoscritto è stato terminato. La maggior parte delle miniature sono state realizzate dal Maestro di Coëtivy, cui si devono probabilmente tutte le composizioni ed i disegni preparatori. La mano di un secondo miniatore, che si propone di identificare con il Maestro di Dreux Budé, si distingue nei volti di Maria nella miniatura con la Nascita di Gesù (f. 83v), nella Adorazione dei Magi (f. 92v) e nella Incoronazione della Vergine (f. 107r).
Online dal: 20.12.2012
Il codice contiene un salterio ad uso di Evreux, città vescovile e residenza privilegiata dei re di Navarra. Si tratta di un libro liturgico che, con il calendario, le litanie e l'Ufficio dei Morti unisce in un volume alcuni tra i più importanti testi contenuti nei Libri d'ore. La decorazione è opera di un miniatore operante a Parigi intorno al 1400 che, su fondi ancora d'oro, inserisce eleganti figure in paesaggi pittoreschi. La sua paletta di colori si situa già pienamente nel XV secolo. Si propone qui di attribuirlo alla mano e all'atelier del parigino Josephus-Meister. Almeno due miniature – la miniatura con il buffone (f. 44r) e quella per l'Ufficio dei Morti (f. 131r) sono da attribuire allo Pseudo-Jacquemart.
Online dal: 20.12.2012
Il Libro d'ore, indirizzato ad una donna, reca una annotazione leggibile unicamente con i raggi ultravioletti (f. 27v) che ricorda una Jaquette de la Barre, forse appartenente alla famiglia parigina di costruttori di organi che tra il 1401 ed il 1404 realizzò l'organo di Notre-Dame. Le miniature sono state eseguite intorno al 1410 da un prominente miniatore parigino identificato con il Maestro della Mazarine, mentre i bordi sono stati aggiunti in un secondo tempo da una mano forse provenzale. Dal solito programma iconografico si distinguono le scene della Gloria di Cristo (f. 101r) invece dell'immagine di David per i Salmi penitenziali, la Resurrezione di Lazzaro (f. 141r) invece della Messa per i Morti, e la miniatura con la preghiera di S. Gerolamo (f. 139v), qui rappresentato con paramenti cardinalizi.
Online dal: 20.12.2012
Alla decorazione di questo Libro d'ore hanno collaborato vari miniatori. Tra questi alcune semplici miniature sono opera di un artista cresciuto nella cerchia del Maestro di Giovanni di Borgogna, mentre molti volti di Maria sono stati integrati dal Maestro di Margherita di Orléans, un notevole artista attivo intorno al 1430. Il codice appartenne nel XV sec. a Guillaume Prevost, come attestano le annotazioni relative a dei battesimi nel «Livre de raison» trascritto al f. 186v.
Online dal: 20.12.2012
Oltre all'inusuale codice per il re Carlo VIII, qui descritto con la collocazione Utopia Cod. 111, esiste un secondo Libro d'ore, dipinto dallo stesso artista. È rimasto incompleto nella decorazione dei margini, e non tutte le grandi immagini seguono il canone usuale per i Libri d'ore ma mostrano al contrario dei motivi non convenzionali. In entrambi i manoscritti spicca il motivo dell'Albero di Adamo che unisce otticamente i due volumi e che non si trova in altri codici dello stesso miniatore. Anche le quasi identiche dimensioni dei fogli suggeriscono che possa trattarsi di due volumi collegati, prodotti per il re ad una certa distanza di tempo. La morte prematura ed inaspettata di Carlo VIII dopo un incidente nel castello di Amboise potrebbe costituire la spiegazione del perché questo secondo manoscritto non venne completato.
Online dal: 13.10.2016
Questo Libro d'ore costituisce un regalo dell'editore parigino Anthoine Vérard al re francese Carlo VIII (1470-1498). Il monarca fu uno delle figure più importanti per l'editoria parigina dal 1480. La sua attività di collezionista è strettamente collegata alla produzione a stampa di lusso del libraio ed editore Anthoine Vérard. Soprattutto degne di nota sono i bordi: il margine di ogni foglio è decorato da otto immagini nei quali si susseguono gli avvenimenti del Vecchio e del Nuovo Testamento. Notevole il valore didattico attribuito a questo Libro d'ore, poiché ogni paio di immagini viene commentato con dei versi di spiegazione in francese medio. Questo codice si colloca stilisticamente in stretto contatto con il Cod. 110, realizzato probabilmente anche per il re, dal medesimo artista.
Online dal: 13.10.2016
Fa parte di un antifonario in tre volumi realizzato in doppia copia per la liturgia del capitolo collegiale di San Vincenzo della città di Berna, fondato nel 1484/85. Contiene l'intera parte invernale del Temporale e Santorale e del comune dei santi secondo la liturgia della diocesi di Losanna e costituisce il duplicato del volume I oggi custodito presso la parrocchia cattolica di S. Lorenzo di Estavayer-le-Lac. La decorazione comprendeva in origine otto iniziali, di cui ne sono rimaste unicamente due decorate (p. 71 e p. 429), ed è attribuibile al decoratore e copista Conrad Blochinger, attivo quale correttore e integratore di parti di testo anche negli altri volumi. In seguito all'introduzione della Riforma nel 1528, e alla conseguente secolarizzazione del capitolo, nel 1530 l'intero gruppo di antifonari venne disperso: quattro furono venduti alla cittadina di Estavayer-le-Lac che li utilizzò per la liturgia della collegiata di S. Lorenzo, mentre altri due - tra cui questo - giunsero in circostanze non ancora chiarite a Vevey, dove vengono conservati nel Museo storico.
Online dal: 25.06.2015
Questo manoscritto contiene l'intero testo del Pentateuco e le haftarot (letture settimanali dai Profeti). Il manoscritto contiene sei iniziali miniate in un riquadro all'inizio di ogni libro del Pentateuco e all'inizio delle haftarot. La scrittura ebraica sefardita semicorsiva ed altre caratteristiche codicologiche del manoscritto indicano un'origine sefardita e una datazione alla seconda metà del XV secolo. E' probabile che il Pentateuco della collezione Braginsky sia opera di un artista attivo nella scuola di Lisbona, conosciuta per la produzione di 30 manoscritti che si caratterizzano per la decorazione in gran parte senza figure: riquadri con iniziali filigranate, decorazione a penna floreale e astratta ad inchiostro rosso, puntini multicolori e fiori.
Online dal: 13.10.2016
Il rito romano, generalmente noto come Nussah Roma, costituisce la più antica sequenza di preghiere al di fuori dell'antico territorio di Israele e di Babylonia, e riprende molte tradizioni della Palestina. L'ornamentazione del manoscritto include molte iniziali in un riquadro decorato a penna con disegni geometrici e floreali, solitamente ad inchiostro rosso e blu. La pagina di apertura miniata contiene la parola iniziale Ribbon (Maestro [di tutti i mondi]), collocata in un riquadro rettangolare con decorazione a penna filigranata rossa e blu e lettere dorate. Nel margine inferiore si trova uno stemma di famiglia non identificato che rappresenta un leone rampante. Il manoscritto è vergato da Samson ben Eljah Halfan, un membro della famiglia di copisti e studiosi Halfan, i cui antenati appartengono ad un gruppo di ebrei espulsi dalla Francia nel 1394, e che trovarono rifugio in Piemonte, nell'Italia del nord.
Online dal: 13.10.2016
Il codice contiene delle preghiere da recitare in occasione della cerimonia della circoncisione. Questa cerimonia è raffigurata a c. 10r, mentre si svolge all'interno di una sinagoga dove il profeta Elia, il quale annuncia la venuta del Messia, è considerato presente. A c. 18r è illustrato il rito della benedizione del vino. Le illustrazioni sono opera di Uri Feivesch ben Isaak Segal, importante rappresentante della scuola miniaturistica di Amburgo-Altona del XVIII secolo che ha confezionato, oltre a questo, almeno altri cinque manoscritti. Nella pagina del titolo figura il nome del proprietario, Joseph ben Samuel, ed uno stemma non identificato con l'Ordine dell'Elefante, uno dei più prestigiosi ordini cavallereschi danesi.
Online dal: 18.12.2014
Oltre alle preghiere quotidiane, il manoscritto contiene anche commenti kabbalistici e kavanot (intenzioni mistiche). Nella scuola kabbalistica di Safed (Galilea superiore), l'aspetto mistico della preghiera quale "veicolo dell'ascesa mistica dell'anima verso Dio" è di grande importanza. Il testo di questo libro di preghiere è generalmente attribuito ad Isaac ben Solomon Luria (1534-1572). Il manoscritto inizia con una pagina del titolo incompleta che presenta una bordura decorativa floreale in rosso, giallo e verde, ma senza testo. Nella bordura ornamentale colorata trova posto l'iscrizione “Samuel ha-Kohen, cantore a Broda”, da identificare o col copista o forse con la persona per la quale fu scritto il libro. Il manoscritto faceva parte della collezione di Naphtali Herz van Biema (1836-1901), un collezionista di Amsterdam i cui libri furono messi all'asta nel 1904. Molti di questi libri erano appartenuti alla famiglia della moglie, i Lehren, celebri filantropi ortodossi e bibliofili di Amsterdam.
Online dal: 13.10.2016
In questo codice sono trascritte preghiere, benedizioni e racconti da recitare in occasione della cerimonia del matrimonio, secondo il rito in uso presso gli ebrei di Corfù. Figurano inoltre altri poemi occasionali, dei quali alcuni sono opera di poeti dell'epoca d'oro degli ebrei nella Spagna medievale, e altri sono di autori locali, come Elieser de Mordo. La preziosità del manoscritto è data dal ciclo di 60 illustrazioni a piena pagina a guazzo, corredate da versetti tratti dal libro della Genesi. Si tratta dell'opera di un artista probabilmente formatosi a Venezia, che inserisce il suo monogramma, sotto varie forme (MC, M.C. o MF), in quasi tutte le illustrazioni. Nelle pagine a fronte, senza legame diretto con le illustrazioni, sono trascritte le benedizioni e le preghiere. Poiché il libro va letto da sinistra a destra, si deve presumere che dapprima siano state realizzate le illustrazioni da parte di un artista cristiano, e che in un secondo tempo siano stati inseriti i testi in ebraico. E' stato prodotto nell'isola di Corfù nella prima metà del XVIII sec. e costituisce probabilmente un regalo di matrimonio di un membro della prominente famiglia locale dei de Mordo, famiglia che svolse un importante ruolo nell'isola all'epoca del regime veneziano contro gli attacchi ottomani.
Online dal: 18.12.2014
Questa miscellanea sul ciclo di vita ebraico, databile all'ultimo terzo del secolo XV, rappresenta probabilmente un regalo di nozze. Fu copiata da Leon ben Joschua de Rossi di Cesena. Contiene delle preghiere per la cerimonia della circoncisione, il formulario per una contratto di matrimonio da Correggio del 1452 (senza nomi), testi relativi al rito delle nozze, tra i quali un inno con l'acrostico El'asar; il contratto per un matrimonio stipulato a Parma nel 1420 tra Juda, figlio di Elchanan di Ascoli Piceno e Stella, figlia di Solomon di Mantova. Inoltre contiene preghiere per il cimitero con una apposita da recitare durante il banchetto del funerale; un rituale per evitare cattivi sogni; Ka'arat kesef, un poema etico del poeta provenzale Jehoseph ben Hanan ben Nathan Ezobi del sec. XIII e infine - aggiunto da altra mano - una preghiera personale di Moses Latif per Joab Immanuel Finzi. Immediatamente alla fine del contratto si trova la raffigurazione della coppia di sposi (f. 10v). L'acconciatura, i vestiti e il velo della sposa rimandano alla contemporanea moda ferrarese, ciò che confermerebbe che il manoscritto è di origine italiana, forse della stessa Ferrara.
Online dal: 18.12.2014
Questo libricino di poche pagine contiene il Mohel: il cerimoniale per il rito della circoncisione. Una nota sulla pagina iniziale spiega trattarsi di un regalo di Mendel Rosenbaum per il cognato Joseph Elsas di Nitra, oggi cittadina nella repubblica Slovacca ma in passato ungherese. E' firmato da Leib Sahr Sofer e presenta nella decorazione analogie con varie opere eseguite dal più importante calligrafo ed illustratore operante a Nitra all'inizio del XIX secolo, Mordechai ben Josel, conosciuto anche col nome di Marcus Donath. La pagina finale presenta un calligramma con la figura di Mosé che in una mano regge le tavole delle leggi e con l'altra mostra il Pentateuco.
Online dal: 18.12.2014
Il codice è stato copiato da Elieser Sussman Meseritsch e illustrato da Charlotte Rothschild (1807-1859) e contiene, oltre al testo in ebraico, una traduzione in tedesco. La Haggadah venne realizzata dall'artista per il settantesimo compleanno dello zio Anschel Mayer Rothschild. Si tratta dell'unico manoscritto ebraico finora conosciuto che sia stato miniato da una donna. Charlotte Rothschild si ispirò ad opere sia ebraiche che cristiane, come per es. manoscritti medievali, il ciclo biblico dipinto da Raffaello nelle Logge del Vaticano e le stampe contenute nella Haggadah stampata ad Amsterdam del 1695. In una sola immagine, la scena del Seder della festa di Pesach, Charlotte Rothschild ha lasciato sullo sfondo le sue iniziali nello schienale di una sedia (p. 42). Il manoscritto servì forse da modello al famoso pittore Moritz Daniel Oppenheim (1800-1882). Nelle sue memorie egli ricorda di aver eseguito, da studente, degli schizzi per Charlotte Rothschild.
Online dal: 19.03.2015
Splendido manoscritto contenente il testo della Haggada nel quale ogni pagina è decorata con ricche bordure costituite da elementi floreali e da decorazioni a penna che delimitano lo spazio dedicato alla scrittura, realizzate prevalentemente con oro e blu di lapislazzulo. Stilisticamente la decorazione è fortemente orientata alla miniatura persiana, soprattutto alle opere della scuola di Schiraz dell'epoca tra il 1560 ed il 1580. L'esecuzione dell'opera viene attribuita a Victor Bouton nato nel 1819 in Lotaringia e attivo a Parigi quale disegnatore, pittore di stemmi e incisore. L'attribuzione si basa su di un analogo lussuoso codice firmato dall'artista e commissionatogli da Edmond James de Rothschild per la madre, e su di una nota biografica che ricorda che l'artista ricevette da un ricco ebreo l'enorme somma di 32'000 franchi d'oro per una Haggadah. L'unica scena (f. 1v) presente nel ms. illustra la festa della prima sera della Pesach nella quale un gruppo di cinque uomini e due donne, in abiti orientali, è seduto al tavolo di Seder mentre il padrone di casa benedice il vino.
Online dal: 19.03.2015
La tradizione di far allestire dei contratti di matrimonio illustrati venne ripresa all'inizio del XVII secolo ad Amsterdam sotto influsso dei pittori di ketubah italiani. Verso la fine degli anni '60 del XVII secolo il famoso incisore Salom Italia creò una cornice di rame incisa per le ketubbot della comunità spagnola-portoghese, ciò che d'altra parte ispirò un artista locale anonimo ad eseguire questa versione del 1668 modificata. Questa cornice decorò le ketubbot sefardite prodotte ad Amburgo, Bayonne, Londra, New York e Curaçao per più di duecento anni. Il testo calligrafico commemora il matrimonio di un conosciuto medico sefardita, Daniel Zemach Aboab.
Online dal: 22.03.2017
La comunità ebraica di Casale Monferrato contava nel XVII secolo tra i 500 e i 600 membri. La vedova Giuditta Leonora, figlia di Abramo Segre, e Mosè, figlio del defunto Isacco Katzighin, gli sposi menzionati in questo contratto di nozze, appartenevano entrambi alle famiglie più ricche di questa comunità. Il contratto è circondato da una cornice ornamentale. Quella ovale interna, che contiene sei rosette dorate, è decorata con fiori. I segmenti del bordo contengono i quattro elementi aristotelici (aria, acqua, fuoco e terra) nei medaglioni più grandi, e i dodici segni zodiacali sono mostrati in senso antiorario nei medaglioni più piccoli. Nella cornice esterna si alternano ornamenti ad anello dorato quali simboli dell'eterno «nodo d'amore», i cartigli nei quattro angoli mostrano allegorie delle quattro stagioni. Si aggiungono raffigurazioni dei cinque sensi. Il decimo cartiglio in alto non è dipinto e probabilmente avrebbe dovuto contenere l'emblema di famiglia.
Online dal: 04.10.2018
Il contratto di matrimonio documenta gli impegni presi all'atto del fidanzamento tra i due Samaritani Temima, figlia di Isacco, figlio di ha-Levi Amram e Abramo, figlio di Giuseppe Denufta (ha-Dinfi). I Samaritani adottarono questa usanza rabbinica nonostante si riferiscano solo al Pentateuco, riconoscano solo Mosè come profeta e la Torah non prescriva che i diritti della moglie siano garantiti da una ketubah. Essi fanno affidamento sull'Esodo 21.9 e 22.16, dove si accenna ad una sorta di dote. La lingua è un ebraico samaritano in scrittura samaritana, che ricorda l'antica scrittura ebraica. Secondo l'interpretazione rigorosa del secondo comandamento, la ketubah è decorata unicamente con motivi floreali e geometrici in colori vivaci.
Online dal: 04.10.2018
La comunità ebraica sulla «Roccia britannica di Gibilterra» ha raggiunto il suo apice nel XIX secolo. All'epoca in cui fu prodotto questo contratto di matrimonio (ketubah), la maggior parte del commercio al dettaglio di Gibilterra era nelle mani della comunità sefardita locale. Nel corso della seconda metà del XIX secolo Gibilterra sviluppò un suo caratteristico tipo di decorazione per i contratti di matrimonio, realizzati su dei grandi pezzi di pergamena decorati con colori vivaci. Questa ketubah, di cui una copia identica, ma posteriore, è conservata nel Museo di Israele a Gerusalemme (Inv. B72.1066 179/244H, vedi Sh. Sabar, Mazal Tov: Illuminated Jewish Marriage Contracts from the Israel Museum Collection, Jerusalem: The Israel Museum, 1993), è incorniciata ai lati da una ghirlanda di fiori, un lussuoso nastro rosso in basso e sormontato da una corona, che ricorda quella della Torah, nonostante questa sia modellata sulla corona reale britannica. Altri tre motivi tipici di queste ketubbot da Gibilterra sono la parola iniziale del tradizionale giorno delle nozze ebraiche a Gibilterra, mercoledì (ברביעי), ingrandita in lettere d'oro. La somma della dote e dell'incremento è un fattore di diciotto, un numero che è anche la parola propizia «Ḥai» (חי) - 'vita', scritta qui in lettere monumentali che risaltano sul piccolo corsivo del resto della scrittura, e infine il monogramma ornamentale in lettere latine situato in basso al centro, composto da E C B, che si riferisce alla prima (Elido e Jimol) e all'ultima iniziale della coppia di sposi (Ben Atar/ Benatar). Elido (אלידו), figlio di Isaia, figlio del defunto Ḥaim, chiamato Ben Atar (בן עתר) sposa Jimol (ג'ימול), figlia di Giuseppe, figlio del defunto David, chiamato Qazes (קאזיס). La dote è di 600 Pesos Fuertes (פיזוס פואירטיס) in abbigliamento, gioielli e biancheria da letto ,cui si aggiungono 600 Pesos Fuertes in regalo, cui si aggiunge un pezzo di terra di 400 cubiti e altri 600 Pesos Fuertes; l'obbligo totale è di 1800 Pesos Fuertes.
Online dal: 18.06.2020
I due sposi menzionati in questo documento, Dona Sara, figlia di Giacomo Guttieres Pegna (Peña) e Davide, figlio del defunto Beniamino Racah (o Raccah) provenivano entrambi da una ricca famiglia della comunità sefardita di Livorno. Nella ketubah sono elencati, come di consueto, la dote e il supplemento. Si trattava di una casa in Piazza delle Erbe del valore di 907 piesas, 6 solios e 10 dinaros da ocho reali di Spagna, più 150 piesas in contanti e un supplemento costituito dalla metà della dote. La ketubah, insolitamente grande, è ornata da un motivo ad intrecci in stile «nodo d'amore», viticci di fiori, una coppia di uccelli e due putti alati con un cartiglio vuoto, per l'emblema di famiglia.
Online dal: 04.10.2018
Il contratto di matrimonio tra Abramo, figlio dello scomparso Gionata Giuda Finzi e la sposa Ricca, figlia di Gedalja Senigaglia (Senigallia) prevede una dote di 1'800 pezze da ocho reali (1200 in contanti, 300 in gioielli d'oro, gemme e perle, 300 in vestiti e biancheria da letto e un supplemento di 360 pezze). Nella parte inferiore della ketubah il testo è inserito in un'architettura a doppio arco. La parte superiore è dipinta come un cielo azzurro con piccole stelle dorate. Sulle nuvole riposa l'allegoria della Fama, che annuncia con la tromba il «buon nome» dello sposo.
Online dal: 04.10.2018
Come in altre ketubbot (vedi K69 e K96), è stata riutilizzata una cornice più antica, creata 70-80 anni prima per un contratto di matrimonio. Nella raffigurazione architettonica dell'arco sono presenti 13 scene figurative, tutte dedicate alla storia biblica delle nozze di Isacco e Rebecca. È molto probabile che la ketubah originale fosse destinato ad una coppia di sposi con questi nomi. La serie delle scene inizia in alto a destra con il sacrificio di Isacco, cui seguono altre scene in senso orario. Al di sopra Cupido collega i due emblemi di famiglia con un nastro dorato. Una «corona del buon nome» sovrasta la scena.
Online dal: 04.10.2018
La ketubah creata ad Essaouira dall'artista David Nissim Elkaïm (si vedano le iniziali a lettere latine in basso a sinistra) attesta il matrimonio tra Salomone, figlio di Giosuè, figlio di R. Abraham Machluf ha-Levi Ben-Susan e Freha, figlia di Machluf, figlio di Masoud, figlio di Neftali, nipote di Juda Afriat, entrambi di famiglia sefardita. Sono numerose le caratteristiche che rimandano a questa origine: il materiale di scrittura (pergamena), la posizione della donna, l'invocazione a Dio per la vendetta per l'espulsione degli ebrei dalla Spagna, lo stile europeo della decorazione della cornice, fino al monogramma latino del nome della sposa.
Online dal: 14.12.2018
David, figlio di Daniel Coelho Enriques (o Henriques) e Dona Rachel, figlia di Abraham Enriques Da Costa, appartenevano a famiglie di rifugiati religiosi provenienti dalla Spagna e dal Portogallo, rifugiatesi per motivi religiosi nella città atlantica di Bayonne, nel sud della Francia. Come altre ketubbot sefardite, il contratto di matrimonio non contiene rappresentazioni figurative, ciò che le distingue da quelle italiane o di Amsterdam. Il netto contrasto tra l'inchiostro scuro e la pergamena bianca, i puntini e i fini tratteggi danno l'impressione che si tratti di un'incisione su rame. I versi, scritti in elegante scrittura sefardita quadrata, contengono lodi alla sposa e allo sposo.
Online dal: 14.12.2018
In questo contratto di matrimonio del 1722 tra Jischai (Jesse) Chai, figlio di R. Samuel Pesach e Beracha Tova, figlia di R. Jesaja Modena, l'artista combina in modo convincente elementi decorativi dell'arte italiana con simboli e motivi ebraici. Nella decorazione sono inserite in scrittura micrografica innumerevoli citazioni bibliche riguardanti le nozze e gli ideali del matrimonio.
Online dal: 14.12.2018
Come nella Ketubah di Padova del 1828 (K76) è stata utilizzata una cornice più antica. Gli emblemi di famiglia non hanno quindi alcun legame con la sposa e lo sposo, Nathan Salomon, figlio di Jakob Samuel le-vet Montel e Bella Rosa, figlia di Mosè le-vet Baruch (De Benedetti). È anche probabile che non provenga da Alessandria ma da una località più lontana, forse Lugo o Ancona. La cornice decorativa interna contiene un nastro a forbicicchio incollato su tessuto verde. La cornice esterna dipinta è decorata con fantasiosi ramoscelli fioriti, medaglioni e vignette. Sulle strisce laterali e inferiori si trovano i segni zodiacali.
Online dal: 14.12.2018
Il contratto celebra il matrimonio di Mosé, figlio di Giuda, e di Ester, figlia di Isacco, che ebbe luogo nel 1900 a Cochin (Kochi) nel sud dell'India. Gli ebrei di Cochin, oggi poco numerosi, si dividono, seguendo il sistema delle caste indiane, in tre gruppi: i Malabari (o ebrei neri) – che traggono il loro nome dalla costa indiana del Malabar –, dei mercanti che si ritengono discendere da re Salomone, i Paradesi (o ebrei bianchi) arrivati nel Kerala in epoca coloniale, e i Meshuhrarim, che sono degli schiavi dei mercanti ebrei, convertiti ed in seguito liberati. La comunità ebraica di Cochin si è distinta in numerosi campi artistici, in particolar modo nella realizzazione di ketubbot. Questo esemplare è tipico della produzione indiana in quanto è diviso in due parti: le benedizioni ed i versetti biblici, scritti in scrittura quadrata, occupano la parte alta del documento, mentre quella in basso contiene il contratto di matrimonio propriamente detto, copiato in semicorsiva. L'insieme della decorazione, costituita da eleganti rami frondosi dipinti in oro (qualche foglia in giallo), inquadra e valorizza i testi con i suoi effetti brillanti e scintillanti.
Online dal: 18.06.2020
Il contratto riguarda il matrimonio di Salomone, figlio di Abramo, con Rachele, figlia di Elijahu. La somma della dote consiste in 26.000 «Löwen»-piastre. La ketubah appartiene ad una tipologia particolare che fu coltivata a Gerusalemme dagli anni '30 fino agli anni '60 del 1800. Come in altre rappresentazioni, decorazioni floreali a colori freschi incorniciano la parte inferiore del testo (con le firme degli sposi al centro e i monogrammi riccamente decorati dei due rabbini di Gerusalemme) e la larga fascia superiore del timpano. Al centro della fascia del timpano è un mazzo di fiori in vaso, a sinistra e a destra dei quali ci sono cipressi e palme da datteri, che collegano il presente di Gerusalemme con la Gerusalemme della promessa.
Online dal: 10.10.2019
La coppia di sposi Salomone, figlio di Giacomo Visino, e Dina (Gracia), figlia di Samuele Cordovero, apparteneva alla grande comunità ebraica degli ebrei sefarditi che vivevano nel fiorente, cosmopolita e multietnico porto di Livorno, dove godevano di generosi privilegi attribuiti loro dai Medici, compresa la piena libertà religiosa. Il testo è collocato in un'architettura a forma di portale barocco tra due colonne doppie. Il testo del matrimonio a destra è stato scritto in caratteri quadrati sefarditi, le condizioni a sinistra in corsivo, confermate dallo sposo (in italiano) e dal padre della sposa (in spagnolo). Sopra la balaustra due putti reggono un cartiglio con l'emblema della famiglia Visino. Al di sotto è dipinto un medaglione incorniciato dallo zodiaco, Re Salomone, che accoglie con grande gioia la Regina di Saba.
Online dal: 10.10.2019
Gli sposi Menachem, figlio del defunto R. Samuele Paliano, e Angelica, figlia di Mosé Paliano, appartenevano ad una delle famiglie ebraiche più rispettate e ricche di Roma, come dimostra la dote di 2500 scudi in contanti e un premio di 500 scudi. Piccoli viticci di rose e fiori, così come uccelli volanti e seduti sono disposti intorno a due campi ovali disposti in modo concentrico. L'emblema di famiglia dei Paliani (o Pagliani) si erge al di sopra e al di sotto del grande ovale. In quello interno, il contratto di matrimonio è scritto in oro con caratteri quadrati. L'ovale esterno è decorato con accurate e complete copie dei libri Cantico dei cantici, Ecclesiaste e Ruth, versetti tradizionali e benedizioni dalla Bibbia. Questa calligrafia è artisticamente formata da nastri intricati e motivi a labirinto. Il leopardo, l'aquila, il cervo e il leone simboleggiano le virtù alle quali, secondo la Pikei Avot 5:23 (Capitoli dei Padri) gli Ebrei devono essere fedeli.
Online dal: 12.12.2019
Questa ketubah indiana è caratterizzata da motivi che gli ebrei Baghdadi hanno portato in India dall'Iraq. I testi, trascritti in due campi adiacenti, assomigliano, ad esempio, a nicchie di preghiera islamica. In fondo è riportato il contenuto del contratto, che testimonia che Zalich, figlio di Ezechiele Mosé, sposò Rebecca, figlia di Benjamin Elija Jakob, che portò una dote di 3'195 rupie in gioielli d'oro e d'argento, vestiti e biancheria da letto. Con il supplemento dello sposo venne presumibilmente raggiunta una somma totale di 5'555 rupie. In una bordura si alternano fiori e uccelli e sopra due tigri reggono un medaglione con un'iscrizione. I due pesci che si fronteggiano simboleggiano felicità e fertilità per la coppia di sposi. Un piccolo, terzo pesce nel mezzo probabilmente si riferisce alla progenie sperata.
Online dal: 12.12.2019
La promessa di matrimonio tra Wilhelm Goldstein e Paula See a Shanghai viene fatta davanti ai due testimoni Max Neumann e Gustav Lehmann, e davanti a Bernhard Cohn, l'avvocato della comunità ebraica della «Communal Association of Central European Jews. Shanghai» in lingua cinese. A differenza degli altri contratti di matrimonio della collezione Braginsky, questo non è un documento religioso ebraico ma un atto ufficiale che registra il consenso a sposarsi di una coppia fuggita dalla persecuzione dei paesi di lingua tedesca. A Shanghai hanno trovato rifugio ca. 18.000 ebrei sopravvissuti all'olocausto.
Online dal: 12.12.2019
Questo rotolo di Ester italiano, risalente alla metà del XVIII secolo, venne probabilmente stampato a colorato a mano a Venezia. Si conserva in una custodia cilindrica, decorata con motivi floreali a filigrana, che costituisce un prodotto tipico della lavorazione più tarda e raffinata del metallo di Giannina.
Online dal: 20.12.2016
La storia di Ester in questa megillah (pl. megillot) non viene presentata come un dramma storico ma piuttosto come una satira divertente. Nella decorazione del rotolo viene colto il carattere della vita ebraica alsaziana: le bizzarre immagini includono figure contadine in vivaci costumi locali e riflessi di umorismo popolare. Vivaci figure, alcune mostrate mentre passeggiano con un bastone in una mano e mentre gesticolano con l'altra, sono intercalati da busti umani e civette, mentre il testo ebraico è collocato in una cornice ottagonale di ca. 6 cm di altezza. Le poche megillot alsaziane conosciute condividono con questa numerose caratteristiche quali una vasta gamma di gialli, rossi e verdi; solide e robuste figure e grandi fiori vivaci. In questo rotolo di Ester della collezione Braginsky le donne vestono abiti rossi o blu con lacci gialli davanti, mentre gli uomini sono raffigurati mentre indossano, tra gli altri, dei tradizionali collari bianchi, giubbotto rosse e blu con pantaloni, ed una grande varietà di cappelli.
Online dal: 13.10.2016
Questa megillah è abbellita da disegni di architettura dipinti a mano che si ripetono. Il testo è collocato tra colonne alternate diritte e a spirale. Gli ebrei italiani associavano le colonne ritorte a quelle del Tempio di Salomone, che essi credevano essere stato portato a Roma da Tito e poi collocato nella basilica di S. Pietro in Vaticano. Per quanto riguarda lo stile, il rotolo ricorda le ketubbot miniate prodotte a Ferrara e Mantova. Allegato vi è un foglio di pergamena contenente, in aggiunta alle benedizioni, un inno liturgico, korei megillah, recitato dagli ebrei italiani. I rabbini non concordavano sul fatto che un rotolo potesse contenere dei testi estranei al Libro di Ester, così che in molte comunità questo portò alla consuetudine di allegare un foglio, staccato, contenente le tre tradizionali benedizioni da recitare prima della lettura della megillah.
Online dal: 22.03.2017
I bordi di questo Rotolo di Ester sono dominati da una arcata barocca suddivisa da quattro distinte colonne con vari motivi. Le arcate sono sormontate da una balaustrata che sostiene dei vasi con fiori, dei medaglioni vuoti, ornamenti floreali e diverse varietà di uccelli, tra i quali un'aquila a due teste coronate ed un pavone. Al di sotto di ognuna delle diciannove colonne di testo sono collocate scene dalla vita di Ester. La cornice incisa del rotolo fu disegnata da Francesco Griselini (1717-1787), studioso, artista ed editore italiano le cui incisioni di bordi divennero molto popolari in Italia nel XVIII secolo. In queste illustrazioni Griselini ha dedicato particolare attenzione all'architettura ed alla prospettiva spaziale. La firma a stampa dell'artista si legge nell'angolo inferiore sinistro di ciascuna pergamena. L'ultima scena, collocata sotto l'arco finale, si trova raramente nei Rotoli di Ester. Raffigura il Messia che cavalca un asino rappresentante il ritorno a Gerusalemme del popolo ebraico in esilio. Il testo del rotolo fu scritto dall'abile artista-copista Aryeh Leib ben Daniel. Nella sua iscrizione finale, al termine delle benedizioni conclusive, egli informa il lettore di aver scritto il codice a Venezia nell'inverno 1746.
Online dal: 22.03.2017
Questo rotolo olandese, riccamente illustrato, si distingue per le sue 38 delicate illustrazioni disegnate con inchiostro di seppia. La decorazione del rotolo inizia con un arco trionfale che ricorda gli archi di trionfo romani costruiti per i festeggiamenti imperiali in tutta Europa nel corso del XV fino al XIX secolo. Il rotolo contiene inoltre alcune rappresentazioni inusuali. Una è quella di Mordecai che si trova in un locale davanti ad una parete riempita di libri. Egli è raffigurato come uno studioso, e riflette forse la tradizione rabbinica che ci informa della sua notevole conoscenza di settanta lingue, ciò che lo aiutò a smascherare il complotto contro Assuero. Un'altra inusuale illustrazione è la raffigurazione di due nani che danzano e suonano per manifestare la loro gioia per la salvezza degli ebrei dalla distruzione.
Online dal: 22.03.2017
Questa megillah del XVIII secolo fu realizzata nella Bassa Sassonia e rimanda, con questo tipo di arte decorativa popolare, di decorazione e di scelta di colori, ad altre megillot provenienti da questa regione. L'immagine più distintiva nel rotolo è quella nella quale è dipinta l'impiccagione di Aman, legato in catene e sospeso al patibolo. Un serpente velenoso, simbolo del male, si arrotola sul supporto. Al di sotto, un leone con due code - allegoria del popolo ebraico – regge tra le zampe uno scudo e assiste all'esecuzione. La megillah della collezione Braginsky è una di tre rotoli simili tedeschi che contengono delle speciali immagini dell'impiccagione di Aman. Delle iscrizioni sui pannelli di apertura e di chiusura di questo rotolo indicano che era posseduto da Berel, figli di Abraham Neumark di Amburgo.
Online dal: 22.03.2017
La pergamena (su cinque membrane con 13 colonne di testo) è introdotta da un impressionante disco solare circondato dai segni dello zodiaco. Il mese di Adar è particolarmente sottolineato, poiché è in questo mese, che è sotto il segno dei Pesci, che avvenne lo sterminio degli ebrei. Ogni colonna inizia, se possibile, con la parola ha-melech (il re), che da un lato significa re Assuero, ma è anche un'allusione al Dio mai esplicitamente menzionato e onnipresente. La custodia d'argento, databile al 1800 ca., è coronata da un mazzo di fiori e foglie, un motivo che si ritrova anche su accessori della Torah (rimmonim) e altri oggetti ebraici in metallo dell'Impero Ottomano.
Online dal: 08.10.2020
Realizzato all'inizio del XX secolo, questo rotolo di Ester (su sei membrane con 35 colonne di testo) potrebbe essere considerato come un tentativo di creare, incorporando elementi orientali e dell'Art Nouveau, uno stile nazionale ebraico. L'origine potrebbe quindi collocarsi a Gerusalemme, anche se si potrebbero considerare anche altri centri dell'Impero Ottomano. La custodia in avorio è finemente scolpita. La megillah è stata dipinta con vivaci colori e contiene dei motivi floreali, come sovente si trovano nei manoscritti orientali.
Online dal: 08.10.2020
Il programma decorativo di questo rotolo di Ester (su quattro membrane con 16 colonne di testo) è stato ripreso dalla cornice a stampa della megillah della collezione Braginsky (S25). Le benedizioni all'inizio del rotolo sono circondate da figure ed episodi narrativi: sopra Assuero ed Ester sul trono affiancati dai cortigiani, sotto a destra i cospiratori e a sinistra Aman sulla forca, al di sotto Mardocheo presso la porta del palazzo e a sinistra Ester e Mardocheo che redigono le lettere con gli ordini per la festa del Purim. La custodia esagonale d'argento cesellato fu realizzata nel 1806 e apparteneva al rabbino Ephraim Fischel di Rozdol, nella Galizia orientale.
Online dal: 08.10.2020
Questo rotolo contiene una delle più raffinate serie di illustrazioni che si trovano nelle megillot illustrate. Wolf Leib Katz Poppers, artista molto dotato, ha eseguito detttagliatamente delle figure, delle scene e degli animali, con dei delicati tratti di penna paralleli e incrociati, creando un effetto straordinariamente simile alle incisioni in rame dei libri contemporanei. Collocati tra un bordo vegetale con animali in alto ed uno simile con uccelli in basso, le colonne di testo sono intercalate da otto eleganti personaggi tratti dalla storia di Ester che occupano l'intera altezza. Al di sotto di ognuna di queste figure trova posto una piccola vignetta che racconta la storia di Purim. E' inusuale che le figure abilmente disegnate che abbelliscono questo rotolo siano abbigliate con abiti di corte ottomani. La scelta di questo tipo di abbigliamento è intrigante e la ragione più convincente per questa scelta è che il rotolo venne prodotto per un membro di una piccola ma influente comunità di ebrei turchi alla quale, dopo il 1718, venne permesso di vivere e di commerciare liberamente a Vienna, rimanendo tuttavia cittadini del Sultano di Turchia.
Online dal: 13.10.2016
Questo rotolo di Ester, che riunisce in una maniera speciale la tradizione indiana e quella occidentale, contiene venti pannelli elaboratamente decorati, che fiancheggiano le sezioni del testo. Il lettore è raffigurato affiancato da uomini con il fez e da bambini con il tamburo con il quale viene scandito il nome di Aman. In una sezione separata con la scritta ezrat nashim (sezione femminile) trovano posto cinque donne. Le figure nel rotolo sono raffigurate in un miscuglio di abbigliamento contemporaneo occidentale e indiano, in interni che spesso mostrano la stessa mescolanza. Alcune delle figure femminili, tra le quali Esther, portano il segno induista bindi sulla fronte. Questo rotolo proviene dalla collezione dell'importante famiglia ebraica proveniente da Bagdad dei Sassoon, e era probabilmente destinata ad un uso privato. La mescolanza di tradizioni calligrafiche ebraiche e forme artistiche indiane, rispecchia il profondo radicamento della famiglia Sassoon nella vita culturale indiana.
Online dal: 20.12.2016
Questa megillah manoscritta e con una cornice stampata e dipinta a mano (tipo: «Gaster I» su tre membrane con 19 colonne di testo), realizzata a Venezia, può essere datata intorno al 1675 grazie ad altri rotoli di Ester quasi simili e datati. Questa tecnica apparve a Roma alla fine del XVI secolo e fu poi, soprattutto nel XVIII secolo, ampiamente utilizzata a Venezia e ad Amsterdam. Nei cartigli polilobati, posti al di sopra e al di sotto del testo, sono rappresentate delle scene tratte dal Libro di Ester.
Online dal: 08.10.2020