Pontificale per Johannes Feierabend, dal 1500 al 1508 abate del convento di Muri. Il 12 luglio 1507 il papa Giulio II ha assegnato i pontificali all'abate Johannes Feierabend ed ai suoi successori.
Online dal: 03.11.2009
Il libro genealogico del farmacista basileese Emmanuel Ryhiner (1592-1635) permette di lanciare uno sguardo nell'ordinamento farmaceutico del XVII secolo e nelle relazioni del farmacista. Vi si trovano soprattutto detti in ebraico, greco antico, francese e latino di vari autori che si rivolgono a Ryhiner. In parte sono sfarzosamente illustrati. Il foglio del libro genealogico dedicatogli dal suo commilitone Matthaeus Colomanus nel 1612, risale ancora all'epoca degli studi di Ryhiner. L'immagine (242v) di un negozio di farmacista ideale, aperto verso la strada, è stato realizzato dal miniaturista Johann Sixt Ringle. Mostra un farmacista in piedi davanti ad uno scaffale pieno di barattoli colorati che consegna dei medicinali ad una dama.
Online dal: 26.09.2017
Questa copia ashkenazita del XIV e XV secolo del Sefer Moreh Nevukhim (Guida per i perduti) di Mosè Maimonide è la traduzione in ebraico del testo fatta nel 1204 da Samuel ben Judah Ibn Tibbon (1150-1230). Questa copia include anche una prefazione al commento al Moreh Nevukhim di Shem Tov ben Joseph ben Shem Tov, un rabbino spagnolo del XV secolo e un ardente difensore della filosofia di Aristotele e di Maimonide. Nel XVI secolo questo manoscritto apparteneva a Johann Buxtorf II, e fu utilizzato come base per l'edizione latina di quest'ultimo del Doctor Perplexorum (Basilea, 1629).
Online dal: 19.03.2020
Il Sefer Nizzaḥon Yashan è il nome di un'antologia anonima di argomenti contro l'interpretazione cristologica dei versetti biblici, integrata da una critica dei Vangeli, delle dottrine e della morale cristiana. Composto in Germania o in Francia intorno al 1300, la maggior parte delle confutazioni si basa su argomenti polemici e critiche alla fede cristiana che erano state diffuse negli ambienti ebraici dell'Ashkenaz medievale e della Francia settentrionale. Esistono poche edizioni e manoscritti completi di quest'opera, tra cui questo Nizzaḥon di Basilea. Questo manoscritto, che presenta alcune analogie con altre copie, deve tuttavia essere considerato come un testimone indiretto, ma importante, dell'apologetica ebraica proveniente dalla regione franco-tedesca.
Online dal: 19.03.2020
Il volumetto in pergamena contiene i sette salmi penitenziali e altri tre salmi in ebraico. Di proprietà della famiglia Amerbach, potrebbe essere passato in seguito nelle mani di Johann Buxtorf (il Vecchio?). Il manoscritto è modesto e contiene iniziali decorative e disegni a penna negli spazi appositi, il testo è vocalizzato.
Online dal: 12.12.2019
La haggadah manoscritta Comites Latentes 69 è una creazione viennese del 1756, decorata con l'inchiostro nero e che imita magistralmente la incisione su cuoio. L'autore è il celebre copista-illustratore Zimmel ben Moïse di Polna (attivo tra il 1714 e il 1756) che ha realizzato una trentina di manoscritti datati e conservati, ma dei quali solo 17, tra i quali il CL 69, sono autografi. La sua opera artistica si inserisce tra gli esempi più eccezionali della decorazione manoscritta ebraica dell'Europa centrale del sec. XVIII. Alla fine, un testo del Cantico dei Cantici copiato da una mano posteriore conclude questo magnifico manoscritto.
Online dal: 22.06.2017
La maggior parte del manoscritto (pp. 21-598) è costituita da un compendio di Joseph b. Elijah Tirshom dal titolo Sefer Shoshan Yesod Olam, che include 2174 paragrafi numerati e contiene, tra gli altri, un libro di magia chiamato Harba de-Moshe (La spada di Mosé), e altri testi. È stato copiato nell'impero ottomano nel sec. XV in una scrittura bizantina, con aggiunte di altre mani più tarde.
Online dal: 09.06.2011
Si tratta di uno dei più antichi esemplari tra gli studiosi della versione del testo della Tanhuma midrash conosciuto come il "printed text" (prima edizione a stampa Costantinopoli, 1520-22), e che si distingue dalla versione edita e stampata per la prima volta da Solomon Buber a Vilnius nel 1885. E' stato copiato probabilmente in qualche luogo non meglio precisato in Oriente nel sec. XIV, la scrittura ebraica è una semicorsiva orientale.
Online dal: 13.12.2013
Il manoscritto di tipo giuridico intitolato Sefer Ḥokhmat Nashim appartiene ad un genere della letteratura vernacolare indirizzata alle donne, molto diffusa nelle comunità ashkenazite e italiane dal Rinascimento. Questo manuale di prescrizioni in giudaico-italiano sarebbe stato ricopiato dal celebra cabalista e predicatore italiano Mordekhai ben Judah. Datato nel corso della seconda metà del XVI secolo.
Online dal: 26.09.2017
Questo raro frammento giudaico-arabo è tratto dal Kitab al-Hidaya ila Faraiḍ al-Qulub o Libro dell'orientamento ai doveri del cuore di Baḥya ben Joseph Ibn Paquda (seconda metà dell'XI secolo). L'opera è di un'importanza fondamentale perché stabilisce il primo sistema di etica ebraica. La tradizione manoscritta di quest'opera in giudaico-arabo è molto lacunosa poiché sono pochi i testimoni che sono sopravvissuti fino ai giorni nostri.
Online dal: 26.09.2017
Tre fogli contenenti il Talmud babilonese, provenienti da diversi manoscritti ed utilizzati quali legature, databili al XIV e al XIII secolo. Due fogli contengono frammenti dalla Mishnah Berachot dall'ordine Zeraim, il terzo foglio costituisce un pezzo del trattato Avodah Zarah dall'ordine Neziquin che regola i rapporti degli ebrei con i non ebrei e dibatte il problema dei culti stranieri.
Online dal: 25.06.2015
L'Avqat Rokhel è una selezione di scritti escatologici disposti in tre «libri» ciascuno con diverse sezioni, attribuiti a Makhir ben Isaac Sar Hasid di Toledo (XIV sec.), allievo di Judah ben Asher (1270-1349), figlio di Asher ben Yehiel (Rosh, c.1250-1327). Solo il titolo è identico a quello di una successiva opera sui responsa di Joseph Caro (1488-1575) (Ed. Princ. Salonicco, 1791). Il titolo dell'opera è tratto da un versetto del Cantico dei Cantici 3, 6 [Chi è costei che sale dal deserto come colonne di fumo, profumata di mirra e d'incenso, e d'ogni polvere aromatica dei mercanti (אבקת רוכל)?] e può essere tradotto come «Le polveri del profumiere».
Online dal: 08.10.2020
Questa raccolta di origine aschenazita, compilata nel XV secolo, è un manuale costituito principalmente da una pletora di testi di astronomia, astrologia, prognosi, medicina popolare e medico-astrologica, relativi a malattie e sanguinamenti, a cui si aggiungono altri testi di vari argomenti: tavole e trattati sul calendario, poesie etiche e liturgiche, materiale halakhah e filosofico del XIII secolo tradotto in ebraico. Inoltre, una piccola ma significativa scoperta nel manoscritto indica la città di Colonia o i suoi dintorni come possibile luogo di produzione di questa raccolta.
Online dal: 18.06.2020
Questa miscellanea lessicografica e scientifica ebraica medievale risale al 1290 e racchiude tre testi di grande importanza, utilizzati come base per la pubblicazione e lo studio delle edizioni. Questi sono: la Maḥberet Menahem di Menahem ben Jacob Ibn Saruq (morto intorno al 970 circa); una traduzione anonima in prosa ebraica della popolarissima versione in antico francese del lapidario di Marbodo di Rennes (XII secolo) e, infine, una versione anonima abbreviata del lessico talmudico e midrashic intitolato Sefer ha-Arukh di Natan ben Yehiel Anav di Roma (1035-1110), chiamato Berner Kleiner Arukh. La particolarità di questa copia è la presenza di glosse in yiddish orientale antico e in antico francese. Inoltre, tra le numerose annotazioni più tarde che abbondano nelle pagine bianche e nei margini del manoscritto, la più insolita è costituita da un incantesimo in alto tedesco medio in caratteri ebraici, relativo a Hulda, dea tedesca paragonabile a Venere, tratto dal Tannhäuserlied. Inoltre, questo manoscritto appartenne a diversi famosi proprietari ebrei e cristiani, le cui testimonianze scritte attestano la notevole statura del manoscritto quale preziosa fonte di conoscenza dall'epoca nella quale è stato compilato - la fine del XIII secolo - fino al suo possesso da parte degli ebraisti cristiani in Svizzera durante i secoli XVI e XVII.
Online dal: 12.12.2019
L'Arba'ah Turim, un'opera di natura giuridica, è divisa in quattro libri di cui il primo, il Tur Oraḥ Ḥayim o ‘Cammino di vita', si conserva nel Cod. 253. Contiene le leggi sulle pratiche quotidiane ebraiche delle benedizioni (lavaggio delle mani il mattino, tefilin, tsitsit), delle preghiere e delle leggi sullo shabbat, le celebrazioni e le letture della Torah. Questa sezione comprende anche aspetti del calendario ebraico relativi alla liturgia annuale.
Online dal: 08.10.2020
Raccolta di vari testi giuridici, nota anche come Breviarium Alarici, probabilmente originaria della regione dell'Alto Reno. È preceduta da due estratti delle Etimologiae di Isidoro che riguardano anche le leggi e due tabelle sulle parentele a piena pagina. Alla fine vi è un glossario latino-ebraico-greco. Manoscritto eccezionalmente colorato, che trasmette un'impressione di antichità, e uno splendido frontespizio. È servito da base per l'edizione del Breviarium Alarici di Johannes Sichard (da lui considerato il Codex Theodosianus), pubblicato da Heinrich Petri a Basilea nel 1528. Il volume è arrivato a Berna nel 1632 dal lascito di Jacques Bongars.
Online dal: 18.06.2020
Il Sefer ha-Yashar è uno dei due commenti biblici del grande R. Abraham Ibn Ezra (1089/92-1164/67). Scritta a Lucca (Italia), verso il 1142-45 ca., quest'opera ha ottenuto grande riconoscimento e popolarità durante il Medioevo ed è stata conservata in numerosi manoscritti e libri a stampa. Questa copia italiana del XV secolo è di particolare interesse poiché appartenne, ad un certo punto del XVI secolo, a Theodore de Bèze (1519-1605), il famoso teologo calvinista ginevrino e professore, che poi la donò ad uno dei suoi discepoli e colleghi, Antoine Chevalier (1507-1572), primo professore di lingua ebraica all'Académie de Genève.
Online dal: 13.06.2019
L'opera, un «piccolo libro di medicina per i poveri» in caratteri arabi ed ebraici, è stato probabilmente scritto nella regione di Venezia/Mar Adriatico settentrionale; è stato completato il 19 maggio 1413, come da relativa annotazione. Il manoscritto faceva probabilmente parte di una biblioteca ebraica che non può più essere localizzata, e fu trasferito presso la biblioteca di Berna alla fine del XVIII/inizio del XIX secolo, dove è stato analizzato dal professore di teologia bernese Gottlieb Studer (1801-1889).
Online dal: 18.06.2020
Bifoglio di un manoscritto probabilmente vergato in Germania e contenente il Talmud ebraico (babilonese). Il frammento è stato presumibilmente staccato prima del 1875 da Hermann Hagen dalla sua collezione privata; il legame con il fondo di Jacques Bongars non è chiaro.
Online dal: 12.07.2021
Il testo ebraico dell'Antico Testamento contenuto nel CB 21 non si iscrive, come la maggior parte dei manoscritti medievali conservati di questo genere, nella tradizione aschenazita ma proviene da al-Andalus, la Spagna musulmana del Medioevo. Testimone dell'arte sefardita del XIII secolo, rivela una forte influenza dell'arte calligrafica e privilegia una decorazione fondata sul lavoro della lettera.
Online dal: 31.07.2007
Rotolo di Ester dell'inizio del XVI sec. di origine aschenazita, per l'uso privato, con dei disegni a penna di animali e di fiori intrecciati, collocati sopra le lettere monumentali della lista dei figli di Haman.
Online dal: 14.12.2018
Il Pentateuco samaritano contenuto in questo manoscritto è incompleto - inizia con Gen 11,17 (f. 1r) e termina con Dt 24,15 (f. 266v) - e anche disordinato, visto che il f. 2r/v con Dt 18,15-19,8 dovrebbe trovarsi tra i f. 259v e 260r. Manoscritto diglotte, è copiato in caratteri samaritano-ebraici su due colonne (ff. 1r-237r), con il testo ebraico a destra e la traduzione araba a sinistra, poi su quattro colonne con la stessa alternanza di lingue (f. 237v-266v). La parte principale di questo volume è stata copiata dallo scriba Ab Nēṣāna ban Ṣidqa ban Yāqob (doc. 1468-1502), noto per essere l'autore di copie di altri otto Pentateuchi, alcuni dei quali sono datati tra l'873 e l'890 secondo l'egira, cioè tra il 1468/1469 e il 1485 circa (cfr. Evelyn Burkhardt, Katalog samaritanischer Pentateuchhandschriften). Pertanto, nonostante la mancanza di una data nel Pentateuco Bodmer, è possibile collocare la sua realizzazione nella seconda metà del XV secolo. Altri due scribi furono coinvolti in questa copia. Il primo ha completato parti mancanti del manoscritto: due fogli del libro dei Numeri (ff. 219r-220v), nonché il testo a partire da Dt 4,21 (f. 232r). L'ultimo scriba ha copiato, più tardi e su carta, parti dell'Esodo (ff. 66r/v; 78r/v). Per quanto riguarda la provenienza di questo Pentateuco, una nota di acquisizione posta alla fine del testo dei Numeri (f. 224r) indica che fu venduto una prima volta nel 1532. Fu ritrovato a Nablus nel 1861, quando fu acquistato da un commerciante di antichità londinese, Mr. Grove, che lo rivendette nello stesso anno a Philippe d'Orléans, conte di Parigi, come testimonia il suo timbro (ad es. ff. 38r, 52r, 67r). Fu acquistato da Martin Bodmer all'asta da Sotheby's a Londra nel 1960.
Online dal: 26.09.2024
Questo manoscritto ebraico del sec. XV riunisce i testi liturgici e commenta i riti che scandiscono la cerimonia della Pasqua ebraica. La Haggadah di Pesach, riccamente miniata ed illustrata, contiene la versione liturgica integrale del racconto dell'Esodo. La prima parte del manoscritto presenta il testo del rito italiano, la seconda quello del rito aschenazita. E' stato copiato e miniato da Joël ben Siméon, che firma la sua opera in un colophon (f. 34r): Io sono Joël ben Simeon – che la sua memoria sia una benedizione – chiamato Veibusch Ashkénazi, originario della città di Cologna, sita sui bordi del Reno.
Online dal: 23.04.2013
Il manoscritto contiene il Pentateuco, cioè i primi cinque libri della Bibbia e gli unici riconosciuti dai Samaritani, una comunità israelita tutt'ora presente in Cisgiordania e a Holon in Israele. Il testo in ebraico è scritto in alfabeto samaritano e presenta vari crittogrammi, in uno dei quali figura il nome del copista, Ya'akov ben Yossef ben Meshalma, che ha terminato il suo lavoro a Damasco l'anno 901 secondo l'Egira (1495 d.C.). Alcune pagine dell'accurato codice presentano delle macchie (per es. 132r, 170r) dovute al fatto che vi venivano apposte le mani in segno di venerazione. Il manoscritto, di cui non si conosce per intero la storia, venne messo in vendita nel 1902 al Cairo, per riapparire poi in una collezione privata, dalla quale la biblioteca cantonale di Friburgo l'ha acquistato nel 2000.
Online dal: 10.12.2020
Questa raccolta anonima di sermoni con omelie, prevalentemente di orientamento neoplatonico, risale al terzo quarto del XIV secolo e fu forse copiata a Friburgo. Oltre a un indice tematico all'inizio del volume, contiene 18 omelie per il periodo dall'Avvento alla Quinquagesima, 34 omelie dalla Pasqua alla 23ª domenica dopo Pentecoste e singoli sermoni per le domeniche di Quaresima. I fogli di guardia sono frammenti di un manoscritto ebraico in semicorsiva ashkenazita del XIII secolo. Non restaurato; già volume catenato rivestito in pelle di colore rosso lampone.
Online dal: 20.12.2023
Questa bibbia masoretica italiana del XIII secolo, perfettamente conservata, fu usata come manuale di studio per imparare la cantillazione delle letture della Torah. Tuttavia, la sua importanza risiede nella sua origine. Sembra che sia stata acquisita a metà del XV secolo da Solomon Finzi, un famoso banchiere ebreo mantovano che possedeva una grande biblioteca di manoscritti ebraici. Infine, una lettera inserita all'inizio del manoscritto attesta che questa bibbia fu uno dei 615 manoscritti biblici raccolti per la pubblicazione del Vetus Testamentum hebraicum variis lectionibus di Benjamin Kennicott (1776-1780).
Online dal: 12.12.2019
La bibbia di medio formato è entrata alla Biblioteca di Ginevra tra il 1667 e il 1701 e costituisce una delle più antiche donazioni a questa biblioteca, prima denominata Accademia di Ginevra. Inoltre, questa Bibbia è stata utilizzata tra i 615 manoscritti biblici collazionati da Benjamin Kennicott (1776-1780) per il Vetus testamentum hebraicum variis lectionibus.
Online dal: 14.12.2018
Questa megillah è costituita da trenta medaglioni circolari di testo, contornati da una decorazione incisa e policroma di tipo floreale, animale e architettonica di stile barocco. Questo rotolo poco conosciuto è uno dei sei completi composti dal motivo «leone, agnello e orso» prodotti dal celebre incisore Shalom Italia (c. 1619-1664). Questi ha anche inciso numerosi rotoli di Ester con diversi motivi che si conservano tuttora nelle grandi collezioni speciali, in musei e biblioteche di tutto il mondo.
Online dal: 13.10.2016
Questo magnifico Mahzor per le feste solenni (Rosh ha-Shana e Yom Kippur) dell'anno liturgico ebraico, secondo il rito del nord della Francia (Nussaḥ Zarfat), è accompagnato da un gran numero di poesie liturgiche (piyyutim), recitate nelle comunità un tempo fiorenti della Francia settentrionale medievale. Diversi richiami sono incorniciati da disegni figurativi a inchiostro. Questo volume è entrato nella Biblioteca di Ginevra in data sconosciuta tra il 1667 e la fine del XVII secolo, dopo essere appartenuto al medico di Andrea Doria, Condottiere di Carlo V (1500-1558).
Online dal: 18.06.2020
Questo manoscritto cartaceo, datato grazie alle filigrane, è diviso in due unità di testo rilegate insieme. Il primo testo è una copia ashkenazita del XIV secolo della notevole opera giuridica di Maimonide (1135-1204), Mishneh Torah - libri 1, 2 e 5. Il secondo testo è un anonimo lapidario italiano del XV secolo intitolato Inian ha-Avanim, seguito da un testo che elenca i carati di perle e spinelli e il valore dell'argento e dell'oro in diverse città e regioni, come Parigi, Venezia, Genova e la Sicilia. Questa miscellanea è entrata nella Biblioteca di Ginevra in data sconosciuta tra il 1667 e la fine del XVII secolo.
Online dal: 18.06.2020
Questo manoscritto è costituito da quattro testi: un trattato di aritmetica ed astronomia anonimo, un commento anonimo al Sefer ha-Mispar di R. Abraham Ibn Ezra (c. 1092-1167), il trattato She'elot Tiviot (Problemata Physica) attribuito allo pseudo-Aristotele e il poema a carattere etico e didattico di R. Hai ben Sherira Gaon (c. 939-1038) Musar Haskel. Le She'elot Tiviot, tradotte dall'arabo all'ebraico ad opera di Moïse Ibn Tibbon (morto c. 1283) sono particolarmente interessanti perché il Ms. heb. 10 contiene una versione in quattro capitoli. Non esistono che tre altri manoscritti che contengano questi quattro capitoli, su un totale di sette manoscritti conosciuti e conservati nel mondo dei She'elot Tiviot.
Online dal: 13.10.2016
Questo manoscritto contiene una parafrasi ebraica anonima dei cinque primi libri del Commentaire Moyen di Averroè (Abu al Walid Muhammed Ibn Rushd, c.1126-1198) all'Organon attribuito ad Aristotele. A partire dal XIII secolo degli intellettuali ebrei della Provenza quali Jacob Anatolio Abba Mari (c.1194-1256), produssero delle parafrasi e delle compilazioni ebraiche di alcuni libri dell'Organon, della cui opera si sono conservati più di cinquanta manoscritti. La parafrasi anonima che si trova nel Ms. heb. 12 della biblioteca di Ginevra si inscrive dunque in questa stessa serie.
Online dal: 13.10.2016
Quest'opera non esiste nel mondo che in sei altri esemplari manoscritti e in una antica edizione a stampa di 1743. Il suo autore è il celebre rabbino, astronomo e matematico boemo R. David ben Salomon Gans (1541-1613), discepolo di Maharal di Praga, R. Judah Loew (1525-1609) e di Rema, R. Moshe Isserles (1520-1572). Questa copia è stata chiamata Manuscrit de Genève da André Neher nel 1974 nella sua monografia su David Gans. Un colophon nel manoscritto indica la data 1613, ma uno studio recente sulla storia della trasmissione testuale di quest'opera suggerisce che si tratti di una copia del XVIII secolo.
Online dal: 14.06.2018
Il De vita solitaria è una delle opere latine del grande poeta italiano Francesco Petrarca (1304-1374), che la scrisse nel 1346 rimaneggiandola più volte negli anni successivi. Nei due libri nei quali è suddiviso viene esaltata la vita ritirata e solitaria trascorsa negli studi e nella meditazione. Questo manoscritto cartaceo rivela una certa eleganza sia nella impostazione della pagina sia nella presenza delle due iniziali, nei quali si fa uso di oro p. 7, 103). La provenienza del codice è sconosciuta, ma prima di essere acquistato nel 1892 dalla biblioteca fu in possesso di alcuni canonici di Losanna e di una famiglia di notai di Muraz (Vallese). La copertina era originariamente costituita da una serie di frammenti cartacei del XIV secolo sovrapposti in numerosi strati, che ora sono stati staccati e restaurati. Alcuni di questi sono costituiti da copie di privilegi papali rilasciati a membri di varie diocesi francesi, altri frammenti in italiano sono di area toscana, e uno in ebraico.
Online dal: 10.12.2020
Questo voluminoso manoscritto composito contiene circa 2'000 ricette e istruzioni, principalmente di tecnologia artistica, ma anche altre mediche, culinarie e alchemiche. Proviene dal patrimonio della famiglia Bieler, risiedente a Soletta fin dal XVII secolo e alla quale appartennero diverse maestranze artistiche.
Online dal: 10.10.2019
Questo piccolo mahzor di rito romano è stato copiato in Italia nel corso del XIV sec. La prima parte contiene delle preghiere abbreviate per le feste dell'anno liturgico ebraico (Pessah, Shavuot, Rosh ha-Shanah, Yom Kippur, Sukkot, Shemini Atseret), e la seconda contiene numerosi poemi liturgici che accompagnano le preghiere. Viste le dimensioni, questo rituale di preghiera sembra destinato all'uso personale, forse addirittura di una donna, visto che una parola che si trova nel vidui (confessione) posta alla fine delle preghiere del pomeriggio del Yom Kippur, termina con un suffisso femminile.
Online dal: 13.06.2019
Il manoscritto cartaceo contiene letture brevi (capitula), collectae, preghiere, inni, antifone e responsori per la liturgia delle ore per tutto l'anno, oltre al Commune sanctorum. Questo «collettario esteso» è stata redatto - probabilmente nel XIV secolo - in una textualis corsiva con l'aggiunta di rubriche in rosso. Il manoscritto presenta in alcuni punti forti segni d'uso, con i bordi delle pagine consumati e bruniti. A p. 25 si trova il timbro della biblioteca dell'abate Diethelm Blarer del periodo 1553-1564. La legatura in assi lignee risale al XIV o XV secolo. All'interno degli assi sono presenti impronte di frammenti con scrittura ebraica.
Online dal: 25.04.2023
L'unico copista di questo manoscritto su carta ha lasciato due colofoni che indicano le date di completamento della sua copia nel maggio e nel giugno 1398 (pp. 187 e 448). La prima parte del volume (pp. 3-187) contiene una serie di sermoni anonimi su s. Giovanni Battista, la Vergine Maria, la dedicazione della chiesa, ecc. Le pagine successive contengono materiale per altri sermoni, di cui manca l'inizio (pp. 189-204), seguiti da una serie di pagine bianche (pp. 205-220). La seconda parte datata combina un trattato sui cinque sensi con vari sermoni, come notato nel primo explicit (p. 252), e altri sermoni, uno dei quali è scritto in tedesco (pp. 258-259). Il codice si trova nel monastero di S. Gallo almeno dal XV secolo, come suggerisce la nota di possesso (p. 1). Tra le numerose brachette che rinforzano i fascicoli, sedici frammenti provengono da un manoscritto in ebraico, in scrittura quadrata ashkenazita, di un testo talmudico risalente alla fine del XIII o all'inizio del XIV secolo (si veda la descrizione di Justine Isserles, Books within books, 2024). Gli altri frammenti in latino provengono da un documento del XIV secolo.
Online dal: 31.05.2024
Primo volume di una collezione di frammenti della biblioteca abbaziale di San Gallo («Veterum Fragmentorum manuscriptis codicibus detractorum collectio tomus primus»). Contiene, tra le svariate pagine singole e i diversi testi frammentari, frammenti della fine del IV secolo dell'Eneide e delle Georgiche di Virgilio, importanti da un punto di vista storico-testuale (11 pagine e 8 piccole strisce); 17 parti di testo, di varie dimensioni, dell'inizio del V secolo di una versione vetus latina pre-Vulgata dei Vangeli; frammenti del X secolo di una copia delle commedie di Terenzio; documenti databili tra il IX e il XV secolo; piccoli frammenti in scrittura ebraica; ed il «St. Galler Glauben und Beicht II» (delle formule per la confessione ed una professione di fede dell'XI secolo). Pater Ildefons von Arx (1755-1833) assemblò questo volume miscellaneo nell'anno 1822 e lo dedicò al suo precedente superiore, il bibliotecario dell'abbazia Pater Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823).
Online dal: 31.07.2009
Gli scritti per l'abate di S. Gallo Joseph von Rudolphi (1666-1740, abate 1717-1740), portano il titolo Novus Hercules in divi Galli requie exsuscitatus. Gli allievi della scuola del monastero (Musae Sangallenses) glielo consegnarono nel 1739 in occasione dell'onomastico. In riferimento alle dodici imprese di Ercole vengono lodate dodici straordinarie realizzazioni del monastero nei dodici secoli della sua esistenza. Ad ogni secolo fa da sfondo una Storia di due pagine, seguita da una rappresentazione emblematica e da un Elogio su due pagine che si riferisce all'emblema. L'opera si conclude con tre poesie di lode all'abate in latino, greco ed ebraico.
Online dal: 04.10.2018
Bibbia sefardita, realizzata nel corso della prima metà del XIV secolo in Spagna, probabilmente in Castiglia. Il manoscritto si apre e si chiude con delle liste masoretiche (ff. IIr-IXv e 463v fino a 466v), inquadrate di bordure miniate, che costituiscono delle «pagine tappeto». Il testo biblico, copiato su una o due colonne, è accompagnato dalla grande e dalla piccola Masora (regole della tradizione rabbinica concernenti la lettura e l'accentuazione dei testi sacri), scritte in lettere minuscole nei margini e nell'intercolunnio. Questi elementi micrografici si animano talvolta nei margini inferiori delle pagine (circa 70 volte) o sui quattro lati del foglio (per es. ff. 42r-43r, 461v-463r), dove formano delle meravigliose figure geometriche e degli intrecci. I primi libri biblici sono introdotti da titoli realizzati in oro brunito e inseriti su dei fondi bicolori rosa e blu percorsi da tralci bianchi (f. 1v/Gn, 33v/Ex, 59v/Nb, 77v/Dt, 102v/Js, 125v/Jg). Secondo una nota di possesso (f. 467v), datata 1367 (?), questa Bibbia ebraica appartenne probabilmente a David ha-Cohen Coutinho – membro di una famiglia di marrani portoghese. Nel XV sec. fu in possesso di Moses Abulafia prima di essere venduta dalla vedova, come indica il contratto di vendita collocato all'inizio del libro (f. Ir), datato e firmato nel 1526 a Salonicco. La Bibbia si ritrova nel XVI sec. nelle mani del talmudista e rabbino di Salonicco Abraham di Boton (f. 467v). La sua presenza è poi attestata nel XIX sec. ad Alessandria, nella sinagoga Zaradel (R. Gottheil, «Some Hebrew Manuscripts in Cairo», Jewish Quarterly Review 17, 1905, p. 648). Giunta sul mercato antiquario, dal 1996 la Bibbia è custodita in una collezione privata.
Online dal: 14.12.2017
Manuale per la macellazione rituale del XIV secolo di provenienza italiana di formato minuscolo, comprendente le leggi della shekhitah (macellazione rituale) e treifot (possibili difetti degli animali kosher) di Judah ben Ben Benjamin ha-Rofe Anaw di Roma (XIII sec.). Seguono estratti delle leggi sulla shekhitah, tratti dalla Torat ha-Bayit ha-Bayit ha-Arokh, opera giuridica sulle leggi della casa ebraica di Solomon ben Abraham ben Adret di Barcellona (1235-1310).
Online dal: 10.10.2019
Questo manoscritto contiene l'intero testo del Pentateuco e le haftarot (letture settimanali dai Profeti). Il manoscritto contiene sei iniziali miniate in un riquadro all'inizio di ogni libro del Pentateuco e all'inizio delle haftarot. La scrittura ebraica sefardita semicorsiva ed altre caratteristiche codicologiche del manoscritto indicano un'origine sefardita e una datazione alla seconda metà del XV secolo. E' probabile che il Pentateuco della collezione Braginsky sia opera di un artista attivo nella scuola di Lisbona, conosciuta per la produzione di 30 manoscritti che si caratterizzano per la decorazione in gran parte senza figure: riquadri con iniziali filigranate, decorazione a penna floreale e astratta ad inchiostro rosso, puntini multicolori e fiori.
Online dal: 13.10.2016
Il «conteggio dell'Omer» nell'Ebraismo è una benedizione con la quale si contano i 49 giorni che intercorrono tra la seconda sera di Pesach e la festività di Shavuot. Nel manoscritto questi giorni, con le rispettive cifre, sono inscritti in 49 quadrifogli. A c. 18r è raffigurata la Menora con il testo del salmo 67. Il copista lituano Baruch ben Shemaria, da Brest-Litovsk, ha realizzato il codice nel 1795 ad Amsterdam per Aaron ben Abraham Prinz, di Alkmaar in Olanda, come viene ricordato nella pagina del titolo. Il disegno a c. 1r, eseguito con dei calligrammi, raffigura Sansone nelle sembianze di un atlante, secondo la tradizione rabbinica che lo vuole dotato di una forza sovrumana.
Online dal: 18.12.2014
Shelomo bar Joshua ha-Adani (1567-1625) era un erudito ebreo che si è occupato principalmente dello studio della Mishnah (la prima grande trasposizione scritta della Torah orale). Secondo la tradizione questo studio occupò ben tre decenni della sua vita. Egli trascrisse i suoi pensieri e le sue annotazioni accanto e intorno ad un esemplare stampato completo della Mishnah. Poichè le sue annotazioni erano diventate così fitte che egli stesso non riusciva più a decifrarle, un mecenate gli permise di raccogliere i suoi commenti in un'opera maggiormente chiara. Il risultato di questo lavoro sono i suoi commenti alla Mishnah. Dei sei ordini nei quali è divisa la Mishnah abbiamo qui i commenti al primo ordine, il Zeraim ("Semi"), dove sono tematizzate le benedizioni, le preghiere e le leggi agricole. Nella Library of The Jewish Theological Seminary di New York si conserva nel manoscritto MS Rab 33 un simile commento al sesto ordine - quello del Tohorot ("Purificazioni") - datato al 1611, ciò che fa supporre che il nostro manoscritto vada datato anteriormente.
Online dal: 19.03.2015
Il rito romano, generalmente noto come Nussah Roma, costituisce la più antica sequenza di preghiere al di fuori dell'antico territorio di Israele e di Babylonia, e riprende molte tradizioni della Palestina. L'ornamentazione del manoscritto include molte iniziali in un riquadro decorato a penna con disegni geometrici e floreali, solitamente ad inchiostro rosso e blu. La pagina di apertura miniata contiene la parola iniziale Ribbon (Maestro [di tutti i mondi]), collocata in un riquadro rettangolare con decorazione a penna filigranata rossa e blu e lettere dorate. Nel margine inferiore si trova uno stemma di famiglia non identificato che rappresenta un leone rampante. Il manoscritto è vergato da Samson ben Eljah Halfan, un membro della famiglia di copisti e studiosi Halfan, i cui antenati appartengono ad un gruppo di ebrei espulsi dalla Francia nel 1394, e che trovarono rifugio in Piemonte, nell'Italia del nord.
Online dal: 13.10.2016
Il codice contiene delle preghiere da recitare in occasione della cerimonia della circoncisione. Questa cerimonia è raffigurata a c. 10r, mentre si svolge all'interno di una sinagoga dove il profeta Elia, il quale annuncia la venuta del Messia, è considerato presente. A c. 18r è illustrato il rito della benedizione del vino. Le illustrazioni sono opera di Uri Feivesch ben Isaak Segal, importante rappresentante della scuola miniaturistica di Amburgo-Altona del XVIII secolo che ha confezionato, oltre a questo, almeno altri cinque manoscritti. Nella pagina del titolo figura il nome del proprietario, Joseph ben Samuel, ed uno stemma non identificato con l'Ordine dell'Elefante, uno dei più prestigiosi ordini cavallereschi danesi.
Online dal: 18.12.2014
Oltre alle preghiere quotidiane, il manoscritto contiene anche commenti kabbalistici e kavanot (intenzioni mistiche). Nella scuola kabbalistica di Safed (Galilea superiore), l'aspetto mistico della preghiera quale "veicolo dell'ascesa mistica dell'anima verso Dio" è di grande importanza. Il testo di questo libro di preghiere è generalmente attribuito ad Isaac ben Solomon Luria (1534-1572). Il manoscritto inizia con una pagina del titolo incompleta che presenta una bordura decorativa floreale in rosso, giallo e verde, ma senza testo. Nella bordura ornamentale colorata trova posto l'iscrizione “Samuel ha-Kohen, cantore a Broda”, da identificare o col copista o forse con la persona per la quale fu scritto il libro. Il manoscritto faceva parte della collezione di Naphtali Herz van Biema (1836-1901), un collezionista di Amsterdam i cui libri furono messi all'asta nel 1904. Molti di questi libri erano appartenuti alla famiglia della moglie, i Lehren, celebri filantropi ortodossi e bibliofili di Amsterdam.
Online dal: 13.10.2016
Nel 1728 Meir Cohen Belinfante copiò questo salterio decorato dall'edizione pubblicata ad Amsterdam nel 1670 da David de Castro Tartas, stampatore di libri ebraici e spagnoli, attivo tra il 1662 e il 1698. Il manoscritto contiene una pagina con il titolo decorata che raffigura David, autore dei salmi, e Aaron, con un chiaro riferimento al primo nome del proprietario, mentre nella parte inferiore della pagina è illustrata una scena biblica con Giuseppe, così da creare una correlazione con il nome del padre del committente, che si chiamava anche Giuseppe. L'intera decorazione, compresa la pagina iniziale, è eseguita con inchiostro marrone simile a quello del testo. Alla fine del manoscritto è inserito un testo del correttore, Isaac Saruk, che loda la precisione del manoscritto e scrive un poema in onore del committente Aaron de Joseph de Pinto, dal quale il manoscritto prende il nome.
Online dal: 13.10.2016
In questo codice sono trascritte preghiere, benedizioni e racconti da recitare in occasione della cerimonia del matrimonio, secondo il rito in uso presso gli ebrei di Corfù. Figurano inoltre altri poemi occasionali, dei quali alcuni sono opera di poeti dell'epoca d'oro degli ebrei nella Spagna medievale, e altri sono di autori locali, come Elieser de Mordo. La preziosità del manoscritto è data dal ciclo di 60 illustrazioni a piena pagina a guazzo, corredate da versetti tratti dal libro della Genesi. Si tratta dell'opera di un artista probabilmente formatosi a Venezia, che inserisce il suo monogramma, sotto varie forme (MC, M.C. o MF), in quasi tutte le illustrazioni. Nelle pagine a fronte, senza legame diretto con le illustrazioni, sono trascritte le benedizioni e le preghiere. Poiché il libro va letto da sinistra a destra, si deve presumere che dapprima siano state realizzate le illustrazioni da parte di un artista cristiano, e che in un secondo tempo siano stati inseriti i testi in ebraico. E' stato prodotto nell'isola di Corfù nella prima metà del XVIII sec. e costituisce probabilmente un regalo di matrimonio di un membro della prominente famiglia locale dei de Mordo, famiglia che svolse un importante ruolo nell'isola all'epoca del regime veneziano contro gli attacchi ottomani.
Online dal: 18.12.2014
Questa raccolta di trattati cosmologici contiene degli estratti da un manoscritto più ampio, scritto probabilmente dallo stesso copista Moses, oggi conservato nella collezione Schoenberg della University of Pennsylvania di Filadelfia (ljs 057). Contiene delle tabelle sui movimenti lunari di Jakob ben David ben Jomtow (Bonjorn), tre opere astrologiche di Abraham Ibn Esra (1089-intorno al 1164): un frammento del Reschit chochma ("Inizio della saggezza"), una gran parte del Mischpete ha-massalaot ("Leggi delle costellazioni") e una gran parte del Sefer ha-olam ("Libro dell'universo"), e quale ultima parte il Sefer ha-miwcharim le-Batlamjus, cioè l'Almagesto di Tolomeo. Alle cc. 15r e 15v si trovano tre immagini di costellazioni degli antichi: Orione (Ha-gibbor ba-te'omin, "Ereo dei gemelli"), scalzo e con la scimitarra (c. 15r), Eridano (Ha-nahar, "Fiume") e Lepus (Ha-arnewet, "Coniglio") (c. 15v). Le raffigurazioni si basano sull'opera araba "Descrizioni delle stelle fisse", scritta dall'astronomo persiano Abd al-Rahman al-Sufi nell'anno 964.
Online dal: 19.03.2015
Il manoscritto contiene il commento omiletico al Pentateuco scritto dal grande poeta ebreo yemenita Shalom Shabazi. Poche sono le informazioni attendibili riguardanti la vita di Shabazi. Quel poco che è conosciuto proviene dalla sua stessa opera: 550 racconti e pochi altri testi. Shlomo Zuker, sulla base di un attento confronto con un certo numero di altri manoscritti firmati, soprattutto due manoscritti nella National Library of Israel, un frammento del Mishneh Torah (Heb. Ms. 8° 6570) e un Tikhal del 1677 (Yah. Heb. 152), ha identificato il manoscritto della collezione Braginsky quale autografo di Shabazi. Il testo di questo manoscritto, che contiene un commento alla Genesi 37 fino al Deuteronomio 31, si differenzia da altre versioni conosciute di questo commento.
Online dal: 13.10.2016
Questo manoscritto contiene uno dei quattro noti autografi di Elijah ben Shlomo Zalman, conosciuto come il Gaon di Vilna (1720-1797). Già venerato in vita, è considerato il più importante erudito dell'ebraismo aschenazita di stampo lituano. I suoi insegnamenti condizionano ancora oggi l'ebraismo. Questo autografo commenta un passaggio del Zohar, un'importante opera della mistica ebraica. I commenti di questo manoscritto vennero pubblicati nel XIX sec. riprendendo attentamente anche le annotazioni marginali e le correzioni di questo manoscritto.
Online dal: 19.03.2015
Contiene il commento di Bezalel Ranschburg (1762-1820) – importante rabbino della comunità ebraica di Praga – a due difficili trattati del Talmud: Horayot e Niddah e le cui glosse sono state stampate nelle pagine delle edizioni ufficiali del Talmud. È stato anche autore di Responsa ("Responsa rabbinici") e di altri commentari ora persi. Il manoscritto reca l'approvazione dell'allora censore per Praga Carolus Fischer (1755-1844), necessaria nel regno austro-ungarico nei secoli XVIII e inzio XIX per poter stampate libri ebraici. Nonostante il manoscritto contenga l'approvazione di Fischer, un cristiano che conosceva e difendeva la lingua e la letteratura ebraica contro i detrattori cristiani, questo testo venne pubblicato per la prima volta solo nel 1957.
Online dal: 19.03.2015
Isaac di Corbeil († 1280) è l'autore di questo Piccolo libro dei Comandamenti, anche conosciuto come Sefer Mitzvot Katan (abbreviato SeMaK). Questa versione abbreviata dei 613 comandamenti biblici positivi e negativi, e alcuni pochi rabbinici aggiunti, è stata divisa in sette sezioni giornaliere da leggere in sequenza e da completare in una settimana. Dopo essere diventato popolare in Francia, il SeMaK raggiunse la Germania, dove venne riconosciuto come un'opera normativa Halakhah. Questo manoscritto è il più recente dei tre presenti nella collezione Braginsky (oltre ai BC 240 e BC 182) e testimonia della complessa diffusione del SeMaK in Germania. Le glosse sono opera di Moses di Zurigo, che visse in questa città nella metà del XIV secolo. Di conseguenza, i manoscritti contenenti le glosse di Moses vengono chiamati gli Zurighesi. Commenti e glosse in forma di 'finestre' di forma rettangolare vennero spesso aggiunti nei margini o nel testo stesso, dando forma ad una impaginazione esteticamente piacevole e creativa. La mancata identificazione della fonte di queste glosse, ha fatto in modo che i copisti abbiano frequentemente contribuito a creare confusione nel determinare l'autorità di questi commenti.
Online dal: 13.10.2016
L'importanza del Pentateuco Braginsky per la critica testuale della Bibbia ebraica è paragonabile a quella del Ms L44a della Library of the Jewish Theological Seminary a New York, copiato a Toledo nel 1241. Il manoscritto Braginsky fu vergato in Spagna, molto probabilmente nella seconda metà del sec. XIV, sulla base di quello che era considerate il Codex Hillel originale, del quale non è rimasta nessuna traccia. Venne forse usato per l'ultima volta per un'edizione del Pentateuco di Guadalajara, Spagna, poco prima del 1492. In realtà, non è chiaro se il Codex Hillel sia veramente esistito o se si tratti di una leggenda conosciuta da fonti secondarie. Il manoscritto è tuttora rilegato in una coperta in pelle con impressioni a secco e elementi decorativi e ganci di chiusura in ottone (più tardi?).
Online dal: 13.10.2016
Questo manoscritto di Yaakov ben Asher (figlio del rabbino e copista Asher ben Jehiel) contiene una delle più antiche copie del Arba'a turim, uno scritto a carattere religioso-giuridico. L'intera opera si occupa di tutte le leggi ebraiche concernenti le preghere e la sinagoga. Questo esemplare contiene unicamente la prima di quattro parti. Intorno al testo principale si trovano molte glosse e commenti; da menzionare una annotazione autografa dell'influente rabbino tedesco Jakob Weil del XV secolo e delle note in lingua slava. Il manoscritto contiene inoltre delle versioni che differiscono dalla edizione standard, così come dei Responsa ("Responsa rabbinici"), altrimenti sconosciuti, dell'importante rabbino Israel Isserlin (1390-1460).
Online dal: 19.03.2015
Contiene la traduzione in ebraico dei sette capitoli degli aforismi di medicina di Ippocrate di Hillel ben Samuel di Verona (ca. 1220 – ca. 1295) che, al contrario di altre traduzioni esistenti, si basa sulla versione latina di Costantino Africano (+ prima di 1098/99) piuttosto che sulle traduzioni arabe dell'originale greco. Il testo è accompagnato dal commento di Moses ben Isaac di Rieti (1388-dopo il 1460), caporabbino di Roma e poeta. Il suo commento si basa in larga misura su quello di Mosé Maimonide (1138-1240) e su Galeno di Pergamo (II d.c.). Questo codice tramanda la prima versione - delle due che si conoscono - del commento di Mosé da Rieti. La datazione si basa sull'identificazione delle filigrane della carta.
Online dal: 18.12.2014
L'autore del testo di questo manoscritto, Moses Ben Jacob Cordovero (1522-1570), era considerate una delle figure più importanti del movimento cabalistico nella città di Safed (Galilea Superiore), che divenne il nuovo centro del movimento cabalistico dopo l'espulsione degli ebrei dalla Penisola Iberica. Uno dei più importanti concetti tra i cabalisti di Safed era quello della preghiera mistica, mentre il concetto centrale in questa dottrina era quello del kavanah (intentzione mistica; plurali, kavanot). La Tefillah le-Moshe (Preghiere di Mosé) contiene delle kavvanot per I giorni della settimana e per lo Shabbat. La scrittura corsiva ebraica tonda, semicorsiva, e scritture quadrate usate nel manoscritto sono sottolineate/migliorate da una varietà di disegni di fogliame. Nella pagina del titolo il copista si riferisce a sé stesso come "giovane e insignificante, un verme e non un uomo, AR"I nella città di Modena". Ari è il nome ebraico per 'leone', ma qui deve essere inteso quale una abbreviazione del nome del copista, il forse conosciuto Judah Aryeh (Leone) Modena (1571-1648).
Online dal: 13.10.2016
Il titolo di questo libro sulla circoncisione del 1716 è Libro del mistero di Dio con [il commento] "Lo scettro d'oro" che, sulla base dello stile e della scrittura del copista (Sofer), viene attribuito ad Arje ben Juda Leib di Trebitsch (Moravia), attivo a Vienna. Il manoscritto contiene molte illustrazioni di varie scene: tra le altre, sulla pagina del titolo è raffigurato un gruppo di persone in una sinagoga impegnate in una discussione. Rende interessante la scena il fatto che siano presenti non solo uomini ma anche donne. Sul secondo foglio è raffigurato l'arcangelo Raffaele con il giovane Tobia che porta a casa un pesce per guarire il padre cieco. Il motivo dell'arcangelo Raffaele quale angelo custode dei bambini appare solitamente solo nell'arte cristiana. Per questo motivo Arje ben Juda Leib potrebbe aver utilizzato un modello cattolico per meglio illustrare la funzione protettiva della circoncisione per i bambini ebrei. Per la sua scrittura Arje ben Juda si orientò ai caratteri a stampa di Amsterdam, e in questo modo introdusse la moda be-otijjot Amsterdam ("con i caratteri di Amsterdam"), cioè la realizzazione di manoscritti nello stile dei caratteri a stampa di Amsterdam.
Online dal: 19.03.2015
Il manoscritto della metà del XVIII secolo contiene, oltre al Seder birkat ha-mason («Ordine delle preghiere della benedizione del nutrimento»), la Birchot ha-nehenin («Benedizioni prima del consumo di cose»), die Schalosch mizwot naschim («Tre precetti per donne») e la Seder keri'at schema al ha-mitta («Disposizione dello schema delle preghiere per la note e prima di addormentarsi» Le parti relative ai tre precetti per le donne permettono di dedurre che il volume venne concepito come un regalo di matrimonio. Accanto all'illustrazione sulla pagina iniziale sono inoltre presenti nel volume 22 piccole illustrazioni a colori. Una formulazione ebrea sulla pagina del titolo rimanda a Deutschkreutz in Burgenland (Austria) quale luogo di origine del manoscritto. Le caratteristiche della scrittura e della decorazione permettono di attribuire il manoscritto al copista ed illustratore Aaron Wolf Herlingen.
Online dal: 18.12.2014
I salmi contenuti in questo manoscritto sono suddivisi a seconda dei giorni della settimana nei quali devono essere letti e, ad eccezione di quelli per il venerdì, queste sezioni sono introdotte da iniziali collocate in riquadri monocromi multicolori. Il manoscritto presenta nella pagina iniziale una cornice architettonica nella quale sono raffigurati Mosè ed Aaron sotto due archi. Particolarmente impressionante è la raffigurazione all'inizio del primo salmo a c. 6v dove, dopo la prima parola ashre, è raffigurato il re Davide seduto all'aperto sulla terrazza di un palazzo, intento a suonare l'arpa, mentre rivolge lo sguardo ad un volume aperto, che rappresenta probabilmente i suoi salmi. Il manoscritto Braginsky è stato copiato e decorato da Moses Judah Leib ben Wolf Broda di Třebíč, che è forse responsabile anche della decorazione del più famoso manoscritto ebraico del XVIII secolo, Haggadah Von Geldern del 1723. Oltre al salterio Braginsky, sono conosciuti altri sette manoscritti di Moses Judah Leib, prodotti tra il 1713 ed il 1723. La rilegatura in pelle di vitello macchiettata porta lo stemma della famiglia De Pinto di Amsterdam impressa in oro sia sulla coperta anteriore che su quella posteriore.
Online dal: 13.10.2016
Il giorno del digiuno Jom kippur katan ha la sua origine nel giorno festivo Rosch chodesch, che in epoca biblica segnava nel calendario lunare il primo giorno in cui era visibile la falce di luna dopo la luna nuova. Questo giorno, durante il quale in origine non si poteva lavorare, si sviluppò più tardi tramite la compilazione del Talmud in un mezzo giorno festivo. Furono per primi i mistici di Safed in Alta Galilea a trasformare il Rosch chodesch in un giorno di digiuno creando una liturgia basata sulle penitenze del Jom Kippur ("Giorno dell'espiazione"). Da qui deriva anche il nome Jom Kippur Katan ("Piccolo giorno dell'espiazione"). Questo nuovo costume si estese verso l'italia e infine a nord delle Alpi. Simili raccolte di preghiere erano molto amate nel XVIII secolo. Al contrario di molti altri, questo esemplare è ornato da una pagina di titolo illustrata. Se il copista Juda Leib ben Meir di Glogau non avesse iscritto il suo nome in questa pagina, si sarebbe potuto supporre che il lavoro di copia fosse di Aaron Wolf Herlingen di Gewitsch, cui corrispondono le caratteristiche della scrittura e dell'illustrazione. Sui rapporti tra Herling e il copista Meir si può per il momento solo fare delle supposizioni.
Online dal: 19.03.2015
Josef (Juspa), schammes ("sacrestano") di Worms (1604-1678), ha registrato la vita quotidiana, i riti e gli usi della comunità ebraica di Worms, una delle più antiche ed importanti d'Europa. Questo autografo di Josef contiene i commenti al libro di preghiere, al Birkat Hamason ("Preghiera dopo i pasti"), alla Haggadah e ai Pirqe Avot ("Capitoli dei Padri"), e altre annotazioni sui riti di preghiera e notizie autobiografiche. Le annotazioni alle Minhagim ("Riti") vennero ripresi nella edizione a stampa del Minhagbuch di Worms, ma poichè una gran parte di questo manoscritto rimase inedita, costituisce una importante fonte per la storia religiosa di uno dei più grandi centri ebraici d'Europa. Il manoscritto appartenne tra gli altri al rabbino Michael Scheyer, e più tardi alla raccolta privata di Salman Schocken a Gerusalemme.
Online dal: 19.03.2015
Il più vecchio colophon di questa bibbia ebraica con annotazioni (critiche al testo) masoretiche, che si trova alla fine dell'ultimo volume (vol. 4), afferma che Isaak ben Ischai Sason finì questa bibbia a Ocaña (Spagna) nel 1491. Alla fine di quello che originariamente era il primo volume – e oggi secondo volume (vol. 2) – un'altra annotazione dichiara che questo venne terminato nel 1494 a Evora nel regno del Portogallo, due anni dopo la cacciata degli ebrei dalla spagnola Castiglia. Originariamente questa bibbia era divisa in due volumi e presentava una sequenza insolita e non canonica dei libri. Nel XIX secolo venne suddivisa in quattro volumi (vol. 1, vol. 2, vol. 3, vol. 4) e ricevette una nuova rilegatura con una coperta di color rosso porpora e delle impressioni dorate. Nel XVIII secolo si trovava nel convento di S. Paolo dei Carmelitani Scalzi di Firenze da dove giunse, dopo i saccheggi napoleonici, forse nella Biblioteca Vaticana, ma già nel 1827 venne venduta. Prima di giungere a Zurigo nella collezione Braginsky appartenne alla collezione di Beriah Botfield.
Online dal: 17.12.2015
Il più vecchio colophon di questa bibbia ebraica con annotazioni (critiche al testo) masoretiche, che si trova alla fine dell'ultimo volume (vol. 4), afferma che Isaak ben Ischai Sason finì questa bibbia a Ocaña (Spagna) nel 1491. Alla fine di quello che originariamente era il primo volume – e oggi secondo volume (vol. 2) – un'altra annotazione dichiara che questo venne terminato nel 1494 a Evora nel regno del Portogallo, due anni dopo la cacciata degli ebrei dalla spagnola Castiglia. Originariamente questa bibbia era divisa in due volumi e presentava una sequenza insolita e non canonica dei libri. Nel XIX secolo venne suddivisa in quattro volumi (vol. 1, vol. 2, vol. 3, vol. 4) e ricevette una nuova rilegatura con una coperta di color rosso porpora e delle impressioni dorate. Nel XVIII secolo si trovava nel convento di S. Paolo dei Carmelitani Scalzi di Firenze da dove giunse, dopo i saccheggi napoleonici, forse nella Biblioteca Vaticana, ma già nel 1827 venne venduta. Prima di giungere a Zurigo nella collezione Braginsky appartenne alla collezione di Beriah Botfield.
Online dal: 17.12.2015
Il più vecchio colophon di questa bibbia ebraica con annotazioni (critiche al testo) masoretiche, che si trova alla fine dell'ultimo volume (vol. 4), afferma che Isaak ben Ischai Sason finì questa bibbia a Ocaña (Spagna) nel 1491. Alla fine di quello che originariamente era il primo volume – e oggi secondo volume (vol. 2) – un'altra annotazione dichiara che questo venne terminato nel 1494 a Evora nel regno del Portogallo, due anni dopo la cacciata degli ebrei dalla spagnola Castiglia. Originariamente questa bibbia era divisa in due volumi e presentava una sequenza insolita e non canonica dei libri. Nel XIX secolo venne suddivisa in quattro volumi (vol. 1, vol. 2, vol. 3, vol. 4) e ricevette una nuova rilegatura con una coperta di color rosso porpora e delle impressioni dorate. Nel XVIII secolo si trovava nel convento di S. Paolo dei Carmelitani Scalzi di Firenze da dove giunse, dopo i saccheggi napoleonici, forse nella Biblioteca Vaticana, ma già nel 1827 venne venduta. Prima di giungere a Zurigo nella collezione Braginsky appartenne alla collezione di Beriah Botfield.
Online dal: 17.12.2015
Il più vecchio colophon di questa bibbia ebraica con annotazioni (critiche al testo) masoretiche, che si trova alla fine dell'ultimo volume (vol. 4), afferma che Isaak ben Ischai Sason finì questa bibbia a Ocaña (Spagna) nel 1491. Alla fine di quello che originariamente era il primo volume – e oggi secondo volume (vol. 2) – un'altra annotazione dichiara che questo venne terminato nel 1494 a Evora nel regno del Portogallo, due anni dopo la cacciata degli ebrei dalla spagnola Castiglia. Originariamente questa bibbia era divisa in due volumi e presentava una sequenza insolita e non canonica dei libri. Nel XIX secolo venne suddivisa in quattro volumi (vol. 1, vol. 2, vol. 3, vol. 4) e ricevette una nuova rilegatura con una coperta di color rosso porpora e delle impressioni dorate. Nel XVIII secolo si trovava nel convento di S. Paolo dei Carmelitani Scalzi di Firenze da dove giunse, dopo i saccheggi napoleonici, forse nella Biblioteca Vaticana, ma già nel 1827 venne venduta. Prima di giungere a Zurigo nella collezione Braginsky appartenne alla collezione di Beriah Botfield.
Online dal: 17.12.2015
Il manoscritto contiene un Ewronot ("Regole per il calcolo del calendario"). Nel XVII e XVIII secolo nacquero molti cosiddetti Sifre ewronot ("Libri per il calcolo"), che possono essere visti quale reazione all'introduzione del calendario gregoriano nel 1582. In questi manoscritti è spesso raffigurato, sopra o accanto ad una scala, il biblico Issachar, un figlio di Giacobbe. Quale attributo tiene una clessidra nella mano. Qui si trova due volte un simile motivo; al di sopra del primo è illustrata inoltre una luna crescente con una faccia umana e delle stelle. La pagina del titolo mostra un arco ornamentale architettonico. Al termine del libro si trova il noto motivo di Mosé con le tavole della legge seduto ad un tavolo.
Online dal: 19.03.2015
Il testo halakhico Schibbole ha-leket («Spigolature»), di Zedekia ben Abraham Anaw di Roma (ca. 1225-1297), contiene uno dei primi tentativi di codificare le leggi religiose ebraiche in Italia e di crearne un primo panorama sistematico. Dal punto di vista del contenuto il testo, suddiviso in 12 grandi capitoli con in totale 372 paragrafi, si occupa delle prescrizioni relative all'ordine delle preghiere e delle regole per il Shabbat, i giorni festivi e feriali, accanto a vari altri testi con tematiche halakhiche, che stanno in una dichiarata prospettiva aschenazita. Il manoscritto non è datato. Fu scritto dai copisti Moses e Samuel sia ancora nel periodo di vita o poco dopo la morte dell'autore, e costituisce così una delle prime copie che si conservano di questo testo.
Online dal: 18.12.2014
Il cabbalista spagnolo Abramo Abulafia (1240- dopo il 1291) sostiene un concetto della cabbala che poco o niente ha a che fare con quella che era prevalentemente nota. Egli non la interpretava né come una forma della gnosi né come una specie di filosofia teosofica, che si concentrasse sulle Sefirot, emanazioni del divino. Al contrario cercò di raggiungere uno stato di estasi profetico-mistico, partendo dalla sua convinzione che l'esperienza dei profeti deve essere stata di natura estatica e che tutti i veri mistici debbano essere stati dei profeti. Quest'opera era particolarmente popolare e diffusa sotto i titoli Chajje ha-olam («La vita nel mondo dell'Al di là») oppure Sefer ha-Schem («Libro del nome divino») oppure Sefer ha-iggulim («Libro dei cerchi»), ma in questo manoscritto viene nominato Sefer ha-Schem ha-meforasch («Libro del nome che non si può nominare»). Il codice contiene dieci iscrizioni raffigurate in cerchi concentrici in inchiostro nero e rosso, così come 128 solo in inchiostro nero. Queste contengono delle dettagliate istruzioni per la meditazione mistica. Contemplando questi cerchi si dovrebbe recitare il nome di Dio - racchiuso in 72 lettere - originato dalla combinazione dei valori numerici delle lettere nei nomi nelle dodici tribù di Israele, dei patriarchi e delle nove lettere delle parola Schiwte Jisra'el («Tribù di Israele»). Il lettore dovrebbe «entrare» in ognuno dei tre cerchi rosso-neri partendo dall' «ingresso» indicato al poso, che è indicato, per così dire, da un piccolo tratto di penna.
Online dal: 18.12.2014
L'opera Minhagim («Riti liturgici») viene attribuita a Samuel di Ulm, anche se la paternità non è definita in modo chiaro. Dal punto di vista del contenuto contiene numerosi insegnamenti che si basano sulle opinioni di Jakob Moellin (1360-1427). Viene considerato una grande autorità spirituale del mondo aschkenazita. Probabilmente il manoscritto fu redatto nell'ultimo terzo del sec. XV in Italia poiché i disegni a penna si collocano nella tradizione dell'Italia del nord di quest'epoca. Molti dei motivi decorativi, per es. una testa con un naso pronunciato e pesanti palpebre che si sviluppano da un ornamento, o un lungo muro di città con torri rotonde, sono considerati tipici per Joël ben Simeon, importante rappresentante della tradizione illustrativa norditaliana.
Online dal: 18.12.2014
Il volume, sicuramente molto utilizzato, si presenta in buone condizioni di conservazione ed è vergato in una elegante scrittura quadrata e semicorsiva. Contiene preghiere quotidiane e piyyutim per i giorni festivi, ma anche varie altre da recitare in occasioni speciali, e l'intero testo della Haggadah per la festa ebraica, un testo solitamente trascritto separatamente. Il manoscritto presenta un interessante caso di censura: lo spazio per la preghiera Alenu le-shabbeah, che si riteneva contenere un implicito insulto ai cristiani, è stato lasciato vuoto (19r-v). L'intero codice è stato sottoposto a censura a Mantova da parte di Dominico Irosolimitano, uno dei più attivi censori attivo in Italia a partire dalla seconda metà del XVI secolo. Questi non ha espunto nessun passaggio ma si è limitato ad apporre la sua firma sull'ultima pagina (f. 112v), a riprova dell'avvenuto controllo.
Online dal: 18.12.2014
L'anonimo inno al Creatore Perek schira è tramandato in più di cento manoscritti. I più importanti illustratori di libri ebraici del sec. XVIII hanno decorato questo inno. Questo codice fu scritto per Hertz ben Leib Darmstadt di Francoforte sul Meno e contiene delle illustrazioni a penna di Meshulam Zimmel ben Moses di Polna in Boemia, il quale però probabilmente ha confezionato il codice a Vienna.
Online dal: 18.12.2014
Questa miscellanea sul ciclo di vita ebraico, databile all'ultimo terzo del secolo XV, rappresenta probabilmente un regalo di nozze. Fu copiata da Leon ben Joschua de Rossi di Cesena. Contiene delle preghiere per la cerimonia della circoncisione, il formulario per una contratto di matrimonio da Correggio del 1452 (senza nomi), testi relativi al rito delle nozze, tra i quali un inno con l'acrostico El'asar; il contratto per un matrimonio stipulato a Parma nel 1420 tra Juda, figlio di Elchanan di Ascoli Piceno e Stella, figlia di Solomon di Mantova. Inoltre contiene preghiere per il cimitero con una apposita da recitare durante il banchetto del funerale; un rituale per evitare cattivi sogni; Ka'arat kesef, un poema etico del poeta provenzale Jehoseph ben Hanan ben Nathan Ezobi del sec. XIII e infine - aggiunto da altra mano - una preghiera personale di Moses Latif per Joab Immanuel Finzi. Immediatamente alla fine del contratto si trova la raffigurazione della coppia di sposi (f. 10v). L'acconciatura, i vestiti e il velo della sposa rimandano alla contemporanea moda ferrarese, ciò che confermerebbe che il manoscritto è di origine italiana, forse della stessa Ferrara.
Online dal: 18.12.2014
Questa Pesach Haggada con la traduzione ebraica dell'inno Had Gadya (f. 23r) fu copiata ed illustrata da Nathan ben Simson di Mezeritsch (oggi Velke Mezirici, Repubblica Ceca). Contiene tra l'altro una pagina iniziale decorata, un ciclo di illustrazioni della cerimonia della sera del Seder della festa ebraica della Pesach, nove illustrazioni al testo ed un ciclo per l'inno conclusivo Had Gadya (f. 23r).
Online dal: 18.12.2014
Si tratta del più antico manoscritto del codice legale di Moses di Coucys e anche del più antico codice datato della collezione Braginsky. Il Sefer Mitzvot Gadol (abbreviato SeMaG) divenne la più importante e accettata fonte per le norme Halakhah. Venne frequentemente citato ed abbreviato e più volte commentato. Il manoscritto venne copiato da Hayyim ben Meir ha-Levi nel 1288, forse a Sierre (Svizzera). Quest'ipotesi si basa sul fatto che la Bibliothèque nationale di Parigi possiede un altro manoscritto (ms. hébr. 370) della stessa opera, dello stesso copista, e che si presume sia stata vergato a Sierre. Più di duecento anni dopo la stesura del manoscritto, nel 1528, Joseph Kalonymos lo acquistò a Posen (Polonia) e lo completò con i pochi fascicoli che all'epoca mancavano.
Online dal: 13.10.2016
Il manoscritto contiene il testo del Massekhet Purim, una parodia del Purim dell'autore e traduttore provenzale Kalonymus ben Kalonymus (Arles 1286- dopo il 1328). Nato ad Arles nel 1286 scrisse la sua opera a Roma all'inizio degli anni 20' del XIV secolo - egli imita con umorismo il testo e lo stile del Talmud, trattando del mangiare, bere e ubriacarsi durante questa festa. Le illustrazioni includono figure di arlecchini, un musicista di strada e sette carte da gioco distribuite a formare un trompe l'œil, genere solitamente molto raro nei mss. ebraici. Il codice è stato realizzato ad Amsterdam nel 1752, in un'epoca nella quale questo testo godette di grande interesse presso la comunità ebraica aschkenazita.
Online dal: 18.12.2014
Il manoscritto costituisce un capolavoro del miniatore Aaron Wolf Herlingen, un artista nato a Gewitsch in Moravia intorno al 1700, che ha operato tra gli altri a Pressburg (oggi Bratislava) e Vienna, e di cui oggi sono conosciuti più di quaranta manoscritti da lui firmati. La decorazione consiste in 60 illustrazioni a colori e tre iniziali decorate. Nella pagina iniziale il testo del titolo è affiancato dalle figure di Mosé e Aaron, e nella parte inferiore è raffigurato l'episodio della marcia nel deserto e della caduta della manna in presenza di Mosé, Aaron e della sorella di questi Miriam. L'inusuale presenza della figura di Miriam lascia supporre che il manoscritto fosse destinato ad una donna. Alla fine del testo sono trascritti i due canti - uno ebraico, l'altro aramaico Echad mi-jodea e Had Gadya - con la rispettiva traduzione in lingua yiddish.
Online dal: 18.12.2014
La Haggadah di Hijman Binger è un tipico esempio dell'arte dei manoscritti ebraici del Norde e del Centroeuropa della fine del XVIII e dell'inizio del XIX secolo. Cicli di immagini fanno da sfondo al contenuto scritto. Le illustrazioni mostrano della somiglianze con le tarde Haggadot di Joseph ben David di Leipnik, come quella del 1739 (Braginsky Collection B317) e lasciano presupporre che un'altra Haggadah di questo artista sia servita da modello a Hijman Binger. Un'ulteriore rarità del manoscritto è costituita da una carta della Terra Santa che è stata aggiunta alla fine (f. 52).
Online dal: 19.03.2015
Questo libricino di poche pagine contiene il Mohel: il cerimoniale per il rito della circoncisione. Una nota sulla pagina iniziale spiega trattarsi di un regalo di Mendel Rosenbaum per il cognato Joseph Elsas di Nitra, oggi cittadina nella repubblica Slovacca ma in passato ungherese. E' firmato da Leib Sahr Sofer e presenta nella decorazione analogie con varie opere eseguite dal più importante calligrafo ed illustratore operante a Nitra all'inizio del XIX secolo, Mordechai ben Josel, conosciuto anche col nome di Marcus Donath. La pagina finale presenta un calligramma con la figura di Mosé che in una mano regge le tavole delle leggi e con l'altra mostra il Pentateuco.
Online dal: 18.12.2014
Il codice è stato copiato da Elieser Sussman Meseritsch e illustrato da Charlotte Rothschild (1807-1859) e contiene, oltre al testo in ebraico, una traduzione in tedesco. La Haggadah venne realizzata dall'artista per il settantesimo compleanno dello zio Anschel Mayer Rothschild. Si tratta dell'unico manoscritto ebraico finora conosciuto che sia stato miniato da una donna. Charlotte Rothschild si ispirò ad opere sia ebraiche che cristiane, come per es. manoscritti medievali, il ciclo biblico dipinto da Raffaello nelle Logge del Vaticano e le stampe contenute nella Haggadah stampata ad Amsterdam del 1695. In una sola immagine, la scena del Seder della festa di Pesach, Charlotte Rothschild ha lasciato sullo sfondo le sue iniziali nello schienale di una sedia (p. 42). Il manoscritto servì forse da modello al famoso pittore Moritz Daniel Oppenheim (1800-1882). Nelle sue memorie egli ricorda di aver eseguito, da studente, degli schizzi per Charlotte Rothschild.
Online dal: 19.03.2015
Splendido manoscritto contenente il testo della Haggada nel quale ogni pagina è decorata con ricche bordure costituite da elementi floreali e da decorazioni a penna che delimitano lo spazio dedicato alla scrittura, realizzate prevalentemente con oro e blu di lapislazzulo. Stilisticamente la decorazione è fortemente orientata alla miniatura persiana, soprattutto alle opere della scuola di Schiraz dell'epoca tra il 1560 ed il 1580. L'esecuzione dell'opera viene attribuita a Victor Bouton nato nel 1819 in Lotaringia e attivo a Parigi quale disegnatore, pittore di stemmi e incisore. L'attribuzione si basa su di un analogo lussuoso codice firmato dall'artista e commissionatogli da Edmond James de Rothschild per la madre, e su di una nota biografica che ricorda che l'artista ricevette da un ricco ebreo l'enorme somma di 32'000 franchi d'oro per una Haggadah. L'unica scena (f. 1v) presente nel ms. illustra la festa della prima sera della Pesach nella quale un gruppo di cinque uomini e due donne, in abiti orientali, è seduto al tavolo di Seder mentre il padrone di casa benedice il vino.
Online dal: 19.03.2015
Questa Haggadah è stata illustrata nel 1739 da Joseph ben David di Leipnik, e prima che giungesse nel 2007 nella collezione Braginsky, non se ne aveva notizia. Come la maggior parte delle Haggadot dell'epoca, anche questo esemplare prende a modello le incisioni delle Haggadot di Amsterdam a stampa del 1695 e del 1712. Le caratteristiche delle illustrazioni di Joseph ben David, le cui opere sono ben conosciute, vengono rese in maniera esemplare. Nella gamma dei colori dominano le tinte e le gradazioni pastello. Tra i motivi ricorrenti nelle sue Haggadot, e che si rifanno a modelli precedenti, figurano le raffigurazioni del capretto della Pesach, il pane Matzah e le erbe amare. La loro consumazione è una parte della festa della Pesach, durante la quale tradizionalmente si effettua una lettura comune della Haggadah.
Online dal: 19.03.2015
Il sottile libricino, adorno di una legatura con impressioni dorate, contiene le preghiere per la festa della sera che precede il Novilunio, e venne commissionato da Elieser (Lazzaro) von Geldern a Vienna. La pagina del titolo mostra, secondo le convenzioni, Mosé e Aronne. Il copista ed artista Nathan ben Simson di Meseritsch (Velké Meziříčí) in Moravia, era nella prima metà del XIX secolo uno tra i più prominenti illustratori di manoscritti ebraici. Tra il 1723 ed il 1739 egli creò almeno 23 opere del genere.
Online dal: 20.12.2016
Il "conteggio dell'Omer" nell'Ebraismo è una benedizione con la quale si contano i 49 giorni che intercorrono tra la seconda sera di Pesach e la festività di Shavuot, e Omer designa il primo covone della raccolta che nel secondo giorno della Pesach viene portato al tempio di Gerusalemme quale offerta. I calendari dell'Omer erano particolarmente apprezzati nel XVIII sec. sotto varie forme e questo esemplare fa parte di un gruppo di sei, realizzati in formato ridotto, che possono essere datati tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo. La rilegatura è in argento: nella coperta anteriore è incisa una decorazione floreale e un monogramma e in quella posteriore un uccello simile ad una cicogna con una spiga di frumento nel becco. Il manoscritto contiene 50 illustrazioni dipinte che illustrano praticamente ogni pagina del calendario.
Online dal: 19.03.2015
Questo minuscolo libro contiene la benedizione del nutrimento, con le consuete aggiunte per Chanukkah e Purim, così come varie benedizioni, quali per esempio la preghiera Shemà da recitare prima di coricarsi, o prima di gustare determinate cose. Presenta una pagina del titolo illustrata, 19 illustrazioni singole, cinque riquadri decorati contenenti singole lettere o iniziali ed un passaggio del testo decorato. Nella pagina del titolo l'artista non ha inserito il suo nome ma comunque annotato che il manoscritto venne terminato nel 1725, sotto il regno dell'imperatore Carlo VI a Nikolsburg (Cechia). Così come altre Birkat ha-mason, anche questa venne redatta per una donna. In un foglio di guardia iniziale inserito in un secondo momento è contenuta, in un ricco ornamento, la dedica a Fradche, moglie di Mosé Gundersheim. Grazie al confronto della scrittura e dell'illustrazione di un'opera simile del 1728 conservata nella Kongelige Bibliotek di Copenaghen (Cod. Hebr. XXXII) si può affermare che entrambe i manoscritti con la Birkat ha-mason sono stati eseguiti dal medesimo artista, cioè Samuel ben Zewi Hirsch Drenitz, che era attivo a Nikolsburg.
Online dal: 20.12.2016
Questo manoscritto di formato ridotto, risalente al XVII secolo, contiene delle preghiere inniche, racconti e benedizioni per la cerimonia della circoncisione. Due sezioni del libretto contengono delle pagine illustrate. Oltre alla pagina del titolo, decorata con un portale di tipo rinascimentale, sono presenti undici illustrazioni con temi biblici e quattro scene di ambientazione contemporanea riguardanti la nascita e la circoncisione. Alcune di queste illustrazioni sono influenzate dall'arte di Federico Zuccaro (intorno al 1540-1609) e di Raffaello.
Online dal: 20.12.2016
Questo minuscolo libro di preghiere costituisce lo speciale risultato del lavoro in comune di due dei più importanti rappresentanti viennesi dell'arte ebraica del XVIII secolo. Aaron Wolf Herlingen scrisse ed illustrò la pagina del titolo, Meschullam Simmel ben Moses di Polná realizzò il resto dei disegni e molto probabilmente copiò i testi con le preghiere. Evidentemente il libriccino costituiva un regalo di nozze. Contiene in totale nove illustrazioni al testo e quattro parole iniziali riccamente decorate. Il libro di preghiere appartenne alla "rispettabile e saggia giovane Hindl". Nel manoscritto si leggono anche delle annotazioni riguardanti la nascita dei suoi bambini tra il 1719 ed il 1741.
Online dal: 20.12.2016
Nel corso dei più di 650 anni dall'allestimento, questo manoscritto della Mishneh Torah, una raccolta di leggi ebraiche di Mosè Maimonide, è passato in molte mani. Diverse annotazioni e citazioni fanno pensare che molti importanti rabbini ashkenaziti abbiano potuto utilizzarlo, come per es. Jakob Weil, un famoso erudito e rabbino del XV secolo attivo a Norimberga, Augusta, Bamberga ed Erfurt. Come si può dedurre da note di possesso più tarde, il manoscritto giunse in regioni anche molto lontane tra loro, come l'impero ottomano, il Kurdistan, l'Inghilterra o Gerusalemme. La pagina 1021 mostra un'immagine a piena pagina con l'architettura di un portale in stile gotico. Due sottili colonne, allungate manieristicamente, reggono un timpano decorato con tralci floreali su fondo blu nel quale si legge il nome del capitolo Sefer schoftim ("Libro dei Giudici") in caratteri dorati. Vi sono anche cinque medaglioni, due dei quali contengono il profilo di due uccelli rapaci in posizione di attacco.
Online dal: 22.03.2017
Il copista di questa Haggadah è niente di meno che Elieser Sussman Meseritsch, che deve il suo nome al suo luogo d'origine in Moravia, e che più tardi vergò anche il testo della Haggadah Charlotte Rothschild. Attraverso l'uso di vari tipi di scrittura egli suddivise chiaramente tre tipi di testo: il testo ebraico della Haggadah, il classico commento ebraico di Simeon ben Zemach Duran (1361-1444) ed una traduzione tedesca in caratteri ebraici da Wolf Heidenheim (1757-1832). Il programma iconografico della Haggadah di Elieser Sussman è molto inusuale. Nella pagina del titolo vari motivi ornamentali in stile classicistico sono inseriti in modo creativo inseriti nel motivo architettonico di un arco trionfale. Le prime quattro (5v-7r) delle sette illustrazioni sceniche raffigurano i quattro figli ricordati nella Haggadah, ad ognuno dei quali è dedicata una illustrazione; si distingue per originalità quella del figlio che non sa domandare. Le due seguenti illustrazioni dell'attraversamento del Mar Rosso (12r) e di re Davide con l'arpa (15v) sono piuttosto tradizionali. L'ultima scena con la ricostruzione del tempio di Gerusalemme accompagna come di consueto il testo del Adir hu ("O Dio onnipotente, ricostruisci in fretta il tuo Tempio").
Online dal: 20.12.2016
Fino al momento dell'acquisizione da parte della collezione Braginsky, questo libretto con la birkat ha-mason del 1741 era sconosciuto alla ricerca. Palesemente si tratta di un dono di nozze, dedicato da una donna. Oltre alla pagina con il titolo, con una cornice architettonica e le figure di Mosé e di Aronne, vi sono sei altre illustrazioni nel testo, tra le quali una rara raffigurazione di una donna solo parzialmente immersa in un bagno rituale (12v), oppure una più convenzionale rappresentazione di una donna intenta a leggere lo Shemà prima di coricarsi (17r). Questo libricino è stato copiato ed illustrato da Jakob ben Juda Leib Schammasch di Berlino. Si tratta di uno dei più produttivi artisti ebraici di manoscritti conosciuti della Germania del nord.
Online dal: 20.12.2016
Nell'epoca nella quale venne allestita questa ketubah la maggior parte del commercio al dettaglio di Gibilterra era nelle mani della locale comunità sefardita; molti dei suoi membri provenivano dal vicino Nord Africa. Questo contratto appartiene ad un primo periodo della locale decorazione delle ketubah, nonostante alcuni elementi già facciano intuire lo sviluppo più tardo. Nella parte superiore sono raffigurati, schiena contro schiena, due leoni accovacciati che portano sulle spalle le tavole con i Dieci Comandamenti abbreviati. La composizione ricorda la parte superiore di uno scrigno della Torah, ed è infatti chiuso in alto da una corona, da intendere quale corona della Torah. I leoni accovacciati sono affiancati da vasi di fiori. Nei bordi, al di sotto di tende da teatri e trombe appese a dei nastri, sono dipinte delle urne collocate su delle fantasiose basi di colonne. Molti elementi in questo contratto di matrimonio sono tipiche delle ketubbot di Gibilterra. La prima parola, mercoledì giorno del matrimonio, è come d'uso ingrandita e decorata. Pure tipico è il monogramma eseguito con lettere latine in basso al centro. Le iniziali SJB rimandano ai nomi (Salomone, Giuditta) e ai cognomi (Benoleil) dei due sposi.
Online dal: 22.03.2017
Il concetto di un documento scritto per il matrimonio, conosciuto come ketubah (pl. ketubot), rimanda a delle usanze ebraiche molto popolari, che comprendono la creazione di contratti allegorici di matrimonio per Shavuot. Poiché la festività commemora la Consegna dei dieci comandamenti, delle tradizioni mistiche asseriscono che in quel giorno Mosè, quale pronubo, portò il popolo ebraico (lo sposo) sul monte Sinai (luogo del matrimonio) per sposare Dio o la Torah (la sposa). Mentre sono conosciute molte versioni di ketubot per Shavuot, nelle comunità sefardite erano più diffusi testi poetici composti dal famoso mistico di Safed, Rabbi Israel Najara (1552?-1625?). Divise in tre sezioni, lo speciale testo contenuto nella ketubah della collezione Braginsky è inserito in una imponente struttura architettonica lignea, comprendente tre archi ed un frontone spezzato nel quale trovano posto le tavole del Decalogo. L'architettura lignea è sovrastata da elementi architettonici ordinati dinamicamente. L'intera struttura ricorda il tipico arco sefardita della Torah (ehal) della sinagoga di Gibilterra. Infatti in alto appare il nome di una di queste sinagoghe, Nefuzot Yehudah, fondata nel 1799.
Online dal: 13.10.2016
Questo contratto di matrimonio fu allestito nella città portuale adriatica di Ancona, dove risiedeva una delle più importanti comunità ebraiche italiane, e che era anche uno dei più rinomati centri di produzione di ketubbot. La scena principale al centro in altro raffigura il profeta Elia che sale in cielo con il carro di fuoco, mentre il suo meravigliato allievo Eliseo lo guarda dal basso. La scena prende spunto dal primo nome dello sposo, Elia Mordecai, figlio dello scomparso Juda Macerrata. Gli altri due episodi biblici sono inseriti in cartigli ai lati. A destra la scena del trionfo di Mordecai, che rimanda al secondo nome dello sposo, e a sinistra la scena con Davide che tiene la testa di Golia, un riferimento a Davide Camerino, padre della sposa Tova, figlia di Davide, figlio di Abramo Abdiah Camerino di Senigallia.
Online dal: 22.03.2017
La tradizione di far allestire dei contratti di matrimonio illustrati venne ripresa all'inizio del XVII secolo ad Amsterdam sotto influsso dei pittori di ketubah italiani. Verso la fine degli anni '60 del XVII secolo il famoso incisore Salom Italia creò una cornice di rame incisa per le ketubbot della comunità spagnola-portoghese, ciò che d'altra parte ispirò un artista locale anonimo ad eseguire questa versione del 1668 modificata. Questa cornice decorò le ketubbot sefardite prodotte ad Amburgo, Bayonne, Londra, New York e Curaçao per più di duecento anni. Il testo calligrafico commemora il matrimonio di un conosciuto medico sefardita, Daniel Zemach Aboab.
Online dal: 22.03.2017
Questa ketubah decorata, così come la K29 della collezione Braginsky prodotta sei anni prima, rappresenta il massimo punto raggiunto dalla produzione di ketubbot illustrate ad Ancona. Il testo è centrato sotto un arco sorretto da due colonne decorate. Mentre negli esemplari più antichi di ketubbot conosciute provenienti dalla località egiziana di Geniza era normale utilizzare degli archi quali elementi della cornice, le lettere dorate iscritte nei pennacchi aggiungono un altro significato. Le sei lettere ebraiche, un acronimo del salmo 118.20: «È questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti», rimandano all'idea che gli sposi simbolicamente entrino in una fase della loro vira attraverso la porta celeste. Nel cartiglio al centro in alto è raffigurato il sacrificio di Isacco, un riferimento al secondo nome dello sposo. La scena, simbolo della fedeltà e della promessa messianica, e che appare in molte ketubbot italiane, nel corso del tempo è diventata uno dei motivi più amati dell'arte ebraica. Non è stata ancora identificata la figura femminile in basso.
Online dal: 22.03.2017
L'ornamentazione di questa ketubah, che ricorda l'unione di due importanti famiglie del ghetto romano, i Toscano e i Di Segni, ben rappresenta l'età d'oro della decorazione delle ketubbot a Roma. La cornice decorativa è suddivisa in un bordo interno ed uno esterno. I margini laterali del testo sono decorati da campi con fiori e fondo dorato. Nella cornice esterna, delle iscrizioni micrografiche incrociate realizzano delle superfici a forma di diamante, ciascuna delle quali contiene un grande fiore. L'intero impianto dei bordi interni ed esterni è circondato da piccole lettere quadrate ebraiche, che tutte insieme riproducono il quarto capitolo del libro di Ruth.
Online dal: 22.03.2017
Le ketubot (sing. ketubah) romane, contratti di matrimonio ebraici, si distinguono solitamente per la elegante grafia, i disegni decorativi e la presentazione attraente. I temi decorativi più popolari includono episodi biblici, rappresentazioni allegoriche e raffinati disegni micrografici. Il testo del contratto di questa ketubah della collezione Braginsky è circondato da una cornice architettonica che comprende un paio di colonne marmoree attorcigliate da foglie dorate e sormontate da capitelli corinzi. Sopra l'arco sostenuto dalle colonne trova posto un largo cartiglio. Vi si intravvede un paesaggio pastorale con un uomo che indossa una lunga veste ed una donna con il petto nudo, uniti da una lunga catena di perle con un pendente a forma di cuore che corre intorno ai loro colli. Il rimando all'armonia famigliare è rafforzato dagli emblemi delle famiglie che appaiono affiancati in un cartiglio sopra all'immagine allegorica centrale. L'emblema a destra, raffigurante un leone eretto che si arrampica su un albero di palma, è quello della famiglia dello sposo, i Caiatte, mentre quello a sinistra, raffigurante un leone eretto accanto ad una colonna bianca, appartiene alla famiglia della sposa, i De Castro. Infine, l'influsso della cultura italiana è evidente nel cartiglio in basso dove è dipinto Cupido sdraiato con accanto un arco e delle frecce.
Online dal: 13.10.2016
La comunità ebraica di Casale Monferrato contava nel XVII secolo tra i 500 e i 600 membri. La vedova Giuditta Leonora, figlia di Abramo Segre, e Mosè, figlio del defunto Isacco Katzighin, gli sposi menzionati in questo contratto di nozze, appartenevano entrambi alle famiglie più ricche di questa comunità. Il contratto è circondato da una cornice ornamentale. Quella ovale interna, che contiene sei rosette dorate, è decorata con fiori. I segmenti del bordo contengono i quattro elementi aristotelici (aria, acqua, fuoco e terra) nei medaglioni più grandi, e i dodici segni zodiacali sono mostrati in senso antiorario nei medaglioni più piccoli. Nella cornice esterna si alternano ornamenti ad anello dorato quali simboli dell'eterno «nodo d'amore», i cartigli nei quattro angoli mostrano allegorie delle quattro stagioni. Si aggiungono raffigurazioni dei cinque sensi. Il decimo cartiglio in alto non è dipinto e probabilmente avrebbe dovuto contenere l'emblema di famiglia.
Online dal: 04.10.2018