Primo volume del cosiddetto Sacrarium Sancti Galli in sei volumi (all'epoca dell'allestimento del catalogo dei manoscritti ad opera di Gustav Scherrer prima del 1875 non reperibile). I volumi 2 fino a 6 del Sacrarium recano le segnature Cod. Sang. 1719-1723. Questo volume registra gli oggetti liturgici che nel 1693 si trovavano nel tesoro del monastero di S. Gallo quali calici, statue, mostranze, candelabri, altarini, patene, turiboli, reliquiari ecc. Questa visione d'insieme, raccolta e copiata da padre Gregor Schnyder (1642-1708), e dedicato all'allora principe-abate Cölestin Sfondrati (1687-1696), contiene delle informazioni storiche su ogni singolo oggetto d'arte, corredate da 60 immagini a colori conformi all'originale. Questo elenco assume una grande importanza poiché in seguito all'entrata delle truppe zurighesi e bernesi nel 1712, e dei francesi nel maggio 1798, così come in seguito alla secolarizzazione del monastero nel 1805 e conseguente liquidazione di una grande parte dei suoi possedimenti, molti di questi oggetti andarono persi, vennero requisiti o fusi. Molti lavori di conosciuti orafi e argentieri della prima epoca moderna (tra gli altri Hans Jacob Bayr, Augusta; Heinrich Domeisen, Rapperswil; Fidel Ramsperg, Appenzello; Johannes Renner, Wil), sono testimoniati unicamente grazie al Hierogazophylacium (tradotto in tedesco: "Heiligschatzbehälter" = tesoro delle sacre reliquie). Altri oggetti liturgici sono ancora oggi conservati nel tesoro della cattedrale di S. Gallo, così come per esempio il cucchiaio di S. Gallo (p. 170b) ancora oggi in uso liturgico, o il piccolo ostensorio con reliquie contenente parti della cintura e dell'abito per la penitenza di S. Gallo (p. 168b). Particolare attenzione dedicò p. Gregor Schnyder nella sua composizione alle reliquie contenute nei diversi oggetti; egli ne indicò la provenienza e ne copiò le autentiche che ne attestavano l'autenticità. Il volume è introdotto da un frontespizio dipinto con tonalità sul marrone (fol. IIIr) che mostra la leggenda della fondazione del monastero di S. Gallo sullo sfondo di un'immagine del duomo di Gallo nello stato in cui si trovava intorno al 1693.
Online dal: 17.03.2016
Il volume, redatto principalmente in latino, contiene nella prima parte (pp. 1-480) informazioni sulla consacrazione di chiese, cappelle, altari e campane nel monastero di S. Gallo e dalla zona dell'Alte Landschaft («antico territorio») (pp. 1-187), in Turgovia (pp. 188-263), nella valle del Reno (pp. 264-309) e nel Toggenburgo (pp. 310-457), inoltre sulle chiese nel territorio urbano di S. Gallo, S. Lorenzo, S. Magno e S. Leonardo (pp. 475-480). Questa parte venne scritta dal monaco e custode di S. Gallo p. Gregor Schnyder (1642-1709) intorno al 1706 e contiene numerose aggiunte dall'epoca fino al 1788. Su una pagina non numerata posta prima di p. 57 è visibile un disegno diluito a penna della torre dell'orologio del monastero, finita nel 1661. La seconda parte (pp. 487-556) è di mano del monaco di S. Gallo Chrysostomus Stipplin (1609–1672). Contiene un calendario delle feste dei santi per il monastero di S. Gallo, che indica ogni volta dove si celebra la rispettiva festa (pp. 487-501), un elenco delle cappelle e degli altari con le date di consacrazione (pp. 501-502), due elenchi dei patrocini degli altari disposti secondo il calendario (pp. 503-506 e 507-509), una panoramica degli altari con le reliquie in essi contenute (pp. 509-515) e un elenco di tutte le reliquie del monastero e delle sue cappelle (pp. 519-556). Conclude la prima parte un indice dei luoghi (della stessa epoca delle ultime aggiunte).
Online dal: 14.12.2018
In questo volume, prevalentemente scritto in tedesco, il custode di S. Gallo p. Kolumban Brändle (1720-1780) quale redattore e compilatore e frate Gall Beerle (1734-1816) quale copista, descrivono le festività che ebbero luogo nel XVIII sec. nella zona del principato abbaziale di S. Gallo in occasione della traslazione dei corpi santi dalle catacombe romane. L'introduzione generale (fol. Vr - fol. VIIIr) è seguita da una talvolta voluminosa documentazione sulla traslazione di Benedetto nel convento delle cappuccine di S. Scolastica a Rorschach nel 1723 (fol. IXv-2v), di Giustino a Gossau nel 1743 (fol. 63v−68v), di Giuliano nel convento delle cappuccine di Notkersegg nel 1748 (fol. 69v−77v), di Valentino a Goldach nel 1761 (fol. 78v−129v), di Celestino a Waldkirch nel 1763 (fol. 130v−167r), di Clemenzia nel monastero delle benedettine di Santa Wiborada a St. Georgen nel 1769 (fol. 168v−226v), di Teodoro a Neu St. Johann nel 1685 (fol. 228v−237r), di Placido, Felicissimo, Vittore, Prospero e Redempta nel 1689 a Neu St. Johann (fol. 238v−246r), sul centenario della traslazione di Teodoro a Neu St. Johann nel 1755 (fol. 247r−265r) e sul centenario della traslazione di Marino a Lichtensteig nel 1757 (fol. 266v−291r), così come sulla traslazione di Teodoro a Berneck nel 1766 (fol. 292v−352v). Le relazioni sono accompagnate da dipinti ad acquarello dei corpi santi avvolti in abbigliamenti festivi. Inoltre nel volume si trovano atti, documenti e relazioni sull'autorizzazione richiesta a Roma di poter venerare Eusebio di Viktorsberg nell'area dell'abbazia di S. Gallo (fol. 3v-54v), così come sulla disposizione della processione di Pancrazio a Wil nell'anno 1738 (fol. 55r-62v). Nel volume si conserva anche un poco conosciuto schizzo a inchiostro della fortezza di Iberg presso Wattwil (fol. 238v).
Online dal: 26.09.2017
Il fascicolo è stato riunito nel 1785 dal custode del monastero di S. Gallo, p. Ambrosius Epp (1752-1817). Contiene, suddivisi in varie parti, disegni, descrizioni ed inventari di una parte del tesoro della cattedrale di S. Gallo (i cosiddetti oggetti liturgici sacri), così come dei rispettivi documenti. La prima parte (pp. 1-157) riunisce disegni di calici, ampolle, piatti, stemmi, candelabri ecc., poi disegni a penna di quattro altari. La seconda parte (fol. 1-240, con l'indice alla pp. 161-166 della prima parte) contiene inventari del tesoro del duomo del XVII e XVIII secolo. Alcuni non sono datati, altri lo sono (1665, 1691, 1712, 1720, 1723, 1739 e 1781). La terza parte (fol. 1-104, con indice sui ff. 242-244 della seconda parte) costituisce una raccolta di documenti degli oggetti trattati - fatture, lettere, notizie di diario ecc. per la maggior parte ordinati in ordine cronologico. La quarta parte (pp. 1-67 e fol. 68-95, con indice alle cc. 107-110 della terza parte) contiene privilegi e indulgenze, manoscritte e a stampa.
Online dal: 22.03.2018
Il manoscritto di grande formato, che forma un solo volume con il Cod. Sang. 1757, contiene dei canti per la messa – Proprium de tempore, Ordinarium missae (in parte con tropi), sequenze e messe votive - in notazione gregoriana di tipo tedesco ("Hufnagelnotation") in un sistema con quattro linee. Spesso delle parti sono state cancellate e sostituite con altre. Insieme al Cod. Sang. 1757 offre la più antica e sistematica notazione sangallese di sequenze su linee di note. In alcune pagine si trova una decorazione costituita da iniziali (alcune squisite con immagini in parte con oro in foglia) e bordure marginali. Nella legatura pesanti cantonali con teste di animale ed esseri favolosi. Il manoscritto venne custodito fino al 1930 nella biblioteca del coro (prima del monastero, più tardi nella cattedrale di S. Gallo).
Online dal: 07.10.2013
Parte invernale di un antifonario di grande formato in due volumi (parte estiva nel Cod. Sang. 1760) per la liturgia delle ore dei monaci sangallesi, scritto intorno al 1770 dal monaco di S. Gallo Martin ab Yberg (1741-1777) e riccamente miniato con piccoli dipinti ad acquarello di padre Notker Grögle (1740-1816) con cornici fiorite rococò. Il volume, munito di sontuose borchie di ottone, contiene i canti dei monaci di S. Gallo per le feste solenni e dei santi tra la prima domenica di Avvento e l'Ascensione. Si suddivide nelle parti Proprium de tempore (pp. 1−357), Proprium sanctorum (pp. 358−500) e Commune sanctorum (pp. 501−559). Alla fine ci sono dei suffragi e antifone e responsori per i giorni feriali (pp. 560-616). Quali aggiunte figurano canti per i giorni festivi dell'arcangelo Gabriele e per s. Scolastica (pp. 617-626). Le melodie sono in notazione gregoriana di tipo tedesco. Il volume giunse nel 1930 nella biblioteca abbaziale dalla biblioteca del coro della cattedrale.
Online dal: 26.09.2017
Parte estiva di un antifonario di grande formato in due volumi (parte estiva nel Cod. Sang. 1759) per la liturgia delle ore dei monaci sangallesi, scritto intorno al 1770 (cronogramma in argento sul frontespizio) dal monaco di S. Gallo Martin ab Yberg (1741-1777) e riccamente miniato con piccoli dipinti ad acquarello di padre Notker Grögle (1740-1816) con cornici fiorite rococò. Il volume, munito di sontuose borchie di ottone, contiene i canti dei monaci di S. Gallo per la liturgia delle ore per le feste solenni e dei santi tra Pentecoste e l'ultima domenica dopo Pentecoste. Si tratta delle parti del Proprium de tempore (pp. 1−113), Proprium sanctorum (pp. 114−353) e Commune sanctorum (pp. 354−400). Alla fine ci sono dei suffragi, e antifone e responsori per i giorni feriali (pp. 401-431). Quali aggiunte figurano canti per i giorni festivi di s. Gioacchino e dell'arcangelo Raffaele (pp. 432-440). Le melodie sono in notazione gregoriana di tipo tedesco. Il volume giunse nel 1930 nella biblioteca abbaziale dalla biblioteca del coro della cattedrale.
Online dal: 26.09.2017
Parte invernale di un antifonario, originariamente organizzato in due volumi, e al momento della rilegatura suddiviso in quattro tomi. L'antifonario, le cui altre parti si conservano nei Codd. Sang. 1763, 1764 e 1795, fu scritto e molto probabilmente anche decorato, da p. Dominikus Feustlin (1713-1782). Il suo stile si caratterizza per delle cornici a colori intensi, realizzate con mille lineette tracciate intorno alle iniziali e cartigli per i titoli. Pagina del titolo con lo stemma di S. Gallo, S. Giovanni, del Toggenburgo e dell'abate Cölestin Gugger von Staudach (1740-1767) a p. III. Altri cartigli decorati con il titolo alle pp. 1, 45, 48, 53, 101, 104, 162, 178, 202 e 214. La parte invernale raccoglie il Proprium de tempore per la prima di Avvento fino al mercoledì delle Ceneri (pp. 1–161), il Proprium de Sanctis per novembre fino a febbraio (pp. 162–213), il Commune Sanctorum (pp. 214–251), delle messe votive (pp. 252–272) e le Antiphonae feriales (pp. 272–297).
Online dal: 22.03.2018
Parte primaverile di un antifonario originariamente organizzato in due volumi e, al momento della rilegatura, suddiviso in quattro tomi. L'antifonario, le cui altre parti si conservano nei Cod. Sang. 1762, 1764 e 1795, fu scritto e probabilmente anche decorato da p. Dominikus Feustlin (1713-1782). Il suo stile si caratterizza per delle cornici a colori intensi, realizzate con mille lineette tracciate intorno alle iniziali e ai cartigli per i titoli. Cartigli decorati con i titoli si trovano alle pp. 68, 87, 106, 123, 179, 206, 260, 271 e 307. La parte primaverile comprende il Proprium de tempore dal mercoledì delle Ceneri al giorno dell'Ascensione (pp. 1-205), il Proprium de sanctis da fine febbraio a maggio (pp. 206-306), il Commune sanctorum (pp. 307-338), gli Uffici in onore di s. Benedetto (i martedì, pp. 339-343) e della Vergine Maria (i sabati, pp. 344-347), i Suffragia sanctorum (pp. 348-352), e antifone e responsori per i giorni feriali (pp. 352-384). Le melodie sono scritte in notazione quadrata su cinque linee.
Online dal: 12.12.2019
Parte estiva di un antifonario, originariamente organizzato in due volumi, e al momento della rilegatura suddiviso in quattro tomi. L'antifonario, le cui altre parti si conservano nei Cod. Sang. 1762, 1763 e 1795, fu scritto e probabilmente anche decorato da p. Dominikus Feustlin (1713-1782). Il suo stile si caratterizza per delle cornici a colori intensi, realizzate con mille lineette tracciate intorno alle iniziali e ai cartigli per i titoli. Pagina del titolo con lo stemma di S. Gallo, S. Giovanni, del Toggenburgo e dell'abate Cölestin Gugger von Staudach (1740-1767) a p. III. Altri cartigli decorati con il titolo alle pp. 1, 36, 43, 122, 202 e 241. La parte estiva comprende il Proprium de tempore da Pentecoste fino alla domenica XVI dopo Pentecoste (pp. 1–121), il Proprium de sanctis da giugno fino ad agosto (pp. 122–240), il Commune sanctorum (pp. 241–269), uffici per la dedicazione della chiesa (pp. 270–273), in onore di s. Benedetto (i martedì, pp. 274–279) e della Vergine Maria (i sabati, pp. 280-285), i Suffragia sanctorum (pp. 286–289) e antifone per i giorni feriali (pp. 290–297). Le melodie sono scritte in notazione quadrata su cinque linee.
Online dal: 12.12.2019
Parte autunnale di un antifonario, originariamente organizzato in due volumi, e al momento della rilegatura suddiviso in quattro tomi. L'antifonario, le cui altre parti si conservano nei Cod. Sang. 1762, 1763 e 1764, fu scritto e probabilmente anche decorato da p. Dominikus Feustlin (1713-1782). Il suo stile si caratterizza per delle cornici a colori intensi, realizzate con mille lineette tracciate intorno alle iniziali e ai cartigli per i titoli. Cartigli decorati con i titoli si trovano alle pp 1, 36, 73, 118, 151, 203 e 266. Pagina finale con cronogramma (1762) a p. 360. La parte autunnale comprende il Proprium de tempore per i sabati da fine agosto e dall'XI alla XXIV domenica dopo Pentecoste (pp. 1-30), antifone per la terza e la sesta domenica dopo l'Epifania (pp. 31-36), il Proprium de sanctis da settembre a novembre (pp. 36-265), il Comune sanctorum (pp. 266-305), gli uffici per la dedicazione della chiesa (pp. 306-311), in onore di s. Benedetto (i martedì, pp. 312–319) e della Vergine Maria (i sabati, p. 319–326), i Suffragia sanctorum (pp. 326–331) e antifone per i giorni feriali (pp. 332–359). Dopo la pagina finale (p. 360) segue ancora la festa per l'arcangelo Raffaele (pp. 361–365). Le melodie sono scritte in notazione quadrata su cinque linee.
Online dal: 12.12.2019
Il volume di piccolo formato contiene due scritti di mano di Mathias Jansen, come è attestato da una sottoscrizione del 1774 a p. 201. Alle pp. 7-39 ansen descrive i dipinti della cattedrale di S. Gallo operando una descrizione della successione delle volte e dei campi. A p. 20 è riportato il miglioramento di un dipinto raffigurante Otmaro e altri santi. Il secondo scritto alle pp. 40-201 raccoglie relazioni storiche sulla vita, l'aldilà e il culto di s. Otmaro sotto forma di documenti protocollari, risoluzioni e preparativi e processi di culto, per es. la elevazione delle ossa di Otmaro avvenuta nel 1773/1774. A p. 99 è disegnato un altare decorato. Le pp. 202-207 contengono delle aggiunte tarde del 1823 o poco dopo. Alle p. 39 e 202 si trovano aggiunte sporadiche (dopo 1823) sul bassorilievo dello scultore Johann Christian Wentzinger, a p. 39 anche sui nuovi dipinti dell'artista Antonio Moretto nel coro. Le pp. 1-6 e 208-236 sono bianche. Proveniente dal convento delle cappuccine di Notkersegg, secondo una nota all'interno della coperta anteriore il codice giunse probabilmente intorno al 1852 in possesso del vescovo di S. Gallo Greith. Dal 1930 si trova nella biblioteca abbaziale quale deposito della biblioteca vescovile.
Online dal: 13.06.2019
Il vesperale, rilegato da una rappresentativa coperta, fu vergato nel 1774 su commissione dell'abate principe Beda Angehrn (1767-1796) da Joseph Adam Bürke (cronogramma con nome del copista a p. 92), un ex- diplomato del liceo di Neu St. Johann, condotto dai monaci di S. Gallo, e riccamente decorato da padre Notker Grögle (1740-1816). Il volume contiene gli inizi dei canti per il vespero (antifone e inni) con notazione gregoriana di tipo tedesco, per le feste solenni e dei santi di tutto l'anno liturgico. Si suddivide in Proprium de tempore (pp. 1−36), Proprium sanctorum (pp. 37−80) e Commune sanctorum (pp. 81−92). Fino al 1989 il manoscritto era conservato nella biblioteca del coro della cattedrale di S. Gallo. Successivamente fu spostato nell'archivio della parrocchia del duomo di S. Gallo; nel 2014 fu depositato nella biblioteca del monastero. Il volume, che nel 1774 comprendeva 96 pagine, fu sicuramente usato per la liturgia nella cattedrale di S. Gallo fino agli anni '30 del XX secolo. La maggior parte delle aggiunte e integrazioni manoscritte (dopo p. 97) risalgono al XIX secolo. Vi sono anche incollati e rilegati testi da edizioni liturgiche a stampa non meglio identificate del XIX e inizio del XX secolo. Tra le illustrazioni è degna di nota la finora più antica raffigurazione conosciuta dell'allora nuovo duomo, ora cattedrale di S. Gallo (p. 72). Sulla pagina di guardia è finemente disegnato lo stemma dell'abate principe Beda Angehrn.
Online dal: 26.09.2017
Questo martirologio-inventario della chiesa di S. Stefano di Torre in Valle di Blenio (Ticino) venne allestito nel 1639, su incarico dei vicini di Torre e Grumo, per sostituire l' esemplare del 1569 non più aggiornato. Contiene una descrizione dell'antica chiesa di S. Stefano prima del rifacimento barocco, l'inventario dei mobili, paramenti e oreficerie della stessa, l'elenco degli annuali, cioè delle celebrazioni annuali dell'anniversario di morte dei defunti della chiesa, e dei redditi della chiesa. Il volume è introdotto da un disegno, in parte dorato, raffigurante il patrono della chiesa, s. Stefano.
Online dal: 13.12.2013
A detta del colophon che si legge alla fine del Vangelo di Giovanni, la trascrizione venne terminata al Cairo da Ibrāhīm ibn Būluṣ ibn Dāwūd al-Ḥalabī, in scrittura Nasḫī. Le illustrazioni sono opera di Ğirğis ibn Ḥanāniyā, miniatore e pittore di icone di Aleppo e rappresentano i quattro evangelisti Matteo, Marco, Luca e Giovanni nonché 43 scene dalla vita di Gesù. Il titolo arabo „Questo è il santo e puro Vangelo, la brillante e splendida luce“ è menzionato alla fine del Vangelo di Giovanni. Il codice è stato depositato presso la Stiftsbibliothek di S. Gallo dalla famiglia Pandeli quale prestito a lungo termine.
Online dal: 03.11.2009
Raccolta di ricette per la produzione di sostanze medicinali. La forma in cui sono presentate le ricette spazia dagli elenchi degli ingredienti a testi più o meno dettagliati con informazioni sulla fabbricazione e sull'uso dei farmaci. Nell'indice le ricette sono suddivise in 10 capitoli secondo la forma del farmaco (pp. 456-479). Alla fine di ogni capitolo ci sono diverse pagine bianche che sono state lasciate libere per ulteriori ricette. Il manoscritto proviene dalla farmacia dell'ex convento delle cappuccine di Wattwil ed è stato realizzato nel 1739. Contiene numerose aggiunte del XVIII secolo di varie mani. Dalla soppressione del convento delle cappuccine di S. Maria degli Angeli di Wattwil, avvenuta nel 2010, il manoscritto appartiene alla farmacia del convento della fondazione Kloster Maria der Engel Wattwil.
Online dal: 13.06.2019
Raccolta di ricette per la produzione di sostanze medicinali. La forma in cui sono presentate le ricette spazia dagli elenchi degli ingredienti a testi più o meno dettagliati con informazioni sulla fabbricazione e sull'uso dei farmaci. Manca un indice. Il manoscritto proviene dal capitolo secolare di canonichesse nobili di Schänis (f. Br) ed è stato redatto nel 1755. Alcune ricette sono state aggiunte in un secondo momento. Le numerose pagine bianche dimostrano che sin dall'inizio era prevista l'aggiunta di ulteriori ricette. Non si sa quando il manoscritto è entrato nella farmacia dell'ex convento delle cappuccine di Wattwil. Dalla soppressione del convento delle cappuccine di S. Maria degli Angeli di Wattwil, avvenuta nel 2010, il manoscritto appartiene alla farmacia del convento della fondazione Kloster Maria der Engel Wattwil.
Online dal: 13.06.2019
La Società di lettura di Wädenswil, fondata nel 1790, tenne dal 1797 una cronaca manoscritta nella quale sono raccolti tutti gli avvenimenti di interesse locale di ogni anno. Ogni volta veniva designato un membro della società quale cronista. Il suo compito consisteva nel descrivere alla fine dell'anno tutti gli avvenimenti che dal suo punto di vista rivestivano una certa importanza. Contiene anche degli esaustivi necrologi di singole persone. Quasi per ogni anno sono inoltre state aggiunte delle annotazioni relative al clima, una statistica sulla popolazione ed una visione generale dei prezzi dei generi alimentari. Accanto ad avvenimenti a carattere locale si accenna anche a temi di interesse cantonale e federale (tra questi la guerra di Bocken, il memoriale di Uster, la guerra del Sonderbund), La cronaca venne scritta manualmente fino al 1886. La parte manoscritta comprende due volumi in-folio. Quelli successivi sono costituiti da estratti di giornale incollati (1890 fino 1945) e da pagine scritte a macchina, rilegate in annate (1948-1974). I due volumi che comprendono l'epoca dal 1797 al 1886 costituiscono una delle fonti più preziose per la storia di Wädenswil nel XIX secolo.
Online dal: 17.12.2015
Il «conteggio dell'Omer» nell'Ebraismo è una benedizione con la quale si contano i 49 giorni che intercorrono tra la seconda sera di Pesach e la festività di Shavuot. Nel manoscritto questi giorni, con le rispettive cifre, sono inscritti in 49 quadrifogli. A c. 18r è raffigurata la Menora con il testo del salmo 67. Il copista lituano Baruch ben Shemaria, da Brest-Litovsk, ha realizzato il codice nel 1795 ad Amsterdam per Aaron ben Abraham Prinz, di Alkmaar in Olanda, come viene ricordato nella pagina del titolo. Il disegno a c. 1r, eseguito con dei calligrammi, raffigura Sansone nelle sembianze di un atlante, secondo la tradizione rabbinica che lo vuole dotato di una forza sovrumana.
Online dal: 18.12.2014
Il codice contiene delle preghiere da recitare in occasione della cerimonia della circoncisione. Questa cerimonia è raffigurata a c. 10r, mentre si svolge all'interno di una sinagoga dove il profeta Elia, il quale annuncia la venuta del Messia, è considerato presente. A c. 18r è illustrato il rito della benedizione del vino. Le illustrazioni sono opera di Uri Feivesch ben Isaak Segal, importante rappresentante della scuola miniaturistica di Amburgo-Altona del XVIII secolo che ha confezionato, oltre a questo, almeno altri cinque manoscritti. Nella pagina del titolo figura il nome del proprietario, Joseph ben Samuel, ed uno stemma non identificato con l'Ordine dell'Elefante, uno dei più prestigiosi ordini cavallereschi danesi.
Online dal: 18.12.2014
Nel 1728 Meir Cohen Belinfante copiò questo salterio decorato dall'edizione pubblicata ad Amsterdam nel 1670 da David de Castro Tartas, stampatore di libri ebraici e spagnoli, attivo tra il 1662 e il 1698. Il manoscritto contiene una pagina con il titolo decorata che raffigura David, autore dei salmi, e Aaron, con un chiaro riferimento al primo nome del proprietario, mentre nella parte inferiore della pagina è illustrata una scena biblica con Giuseppe, così da creare una correlazione con il nome del padre del committente, che si chiamava anche Giuseppe. L'intera decorazione, compresa la pagina iniziale, è eseguita con inchiostro marrone simile a quello del testo. Alla fine del manoscritto è inserito un testo del correttore, Isaac Saruk, che loda la precisione del manoscritto e scrive un poema in onore del committente Aaron de Joseph de Pinto, dal quale il manoscritto prende il nome.
Online dal: 13.10.2016
In questo codice sono trascritte preghiere, benedizioni e racconti da recitare in occasione della cerimonia del matrimonio, secondo il rito in uso presso gli ebrei di Corfù. Figurano inoltre altri poemi occasionali, dei quali alcuni sono opera di poeti dell'epoca d'oro degli ebrei nella Spagna medievale, e altri sono di autori locali, come Elieser de Mordo. La preziosità del manoscritto è data dal ciclo di 60 illustrazioni a piena pagina a guazzo, corredate da versetti tratti dal libro della Genesi. Si tratta dell'opera di un artista probabilmente formatosi a Venezia, che inserisce il suo monogramma, sotto varie forme (MC, M.C. o MF), in quasi tutte le illustrazioni. Nelle pagine a fronte, senza legame diretto con le illustrazioni, sono trascritte le benedizioni e le preghiere. Poiché il libro va letto da sinistra a destra, si deve presumere che dapprima siano state realizzate le illustrazioni da parte di un artista cristiano, e che in un secondo tempo siano stati inseriti i testi in ebraico. E' stato prodotto nell'isola di Corfù nella prima metà del XVIII sec. e costituisce probabilmente un regalo di matrimonio di un membro della prominente famiglia locale dei de Mordo, famiglia che svolse un importante ruolo nell'isola all'epoca del regime veneziano contro gli attacchi ottomani.
Online dal: 18.12.2014
Questo manoscritto contiene uno dei quattro noti autografi di Elijah ben Shlomo Zalman, conosciuto come il Gaon di Vilna (1720-1797). Già venerato in vita, è considerato il più importante erudito dell'ebraismo aschenazita di stampo lituano. I suoi insegnamenti condizionano ancora oggi l'ebraismo. Questo autografo commenta un passaggio del Zohar, un'importante opera della mistica ebraica. I commenti di questo manoscritto vennero pubblicati nel XIX sec. riprendendo attentamente anche le annotazioni marginali e le correzioni di questo manoscritto.
Online dal: 19.03.2015
Il titolo di questo libro sulla circoncisione del 1716 è Libro del mistero di Dio con [il commento] "Lo scettro d'oro" che, sulla base dello stile e della scrittura del copista (Sofer), viene attribuito ad Arje ben Juda Leib di Trebitsch (Moravia), attivo a Vienna. Il manoscritto contiene molte illustrazioni di varie scene: tra le altre, sulla pagina del titolo è raffigurato un gruppo di persone in una sinagoga impegnate in una discussione. Rende interessante la scena il fatto che siano presenti non solo uomini ma anche donne. Sul secondo foglio è raffigurato l'arcangelo Raffaele con il giovane Tobia che porta a casa un pesce per guarire il padre cieco. Il motivo dell'arcangelo Raffaele quale angelo custode dei bambini appare solitamente solo nell'arte cristiana. Per questo motivo Arje ben Juda Leib potrebbe aver utilizzato un modello cattolico per meglio illustrare la funzione protettiva della circoncisione per i bambini ebrei. Per la sua scrittura Arje ben Juda si orientò ai caratteri a stampa di Amsterdam, e in questo modo introdusse la moda be-otijjot Amsterdam ("con i caratteri di Amsterdam"), cioè la realizzazione di manoscritti nello stile dei caratteri a stampa di Amsterdam.
Online dal: 19.03.2015
Il manoscritto della metà del XVIII secolo contiene, oltre al Seder birkat ha-mason («Ordine delle preghiere della benedizione del nutrimento»), la Birchot ha-nehenin («Benedizioni prima del consumo di cose»), die Schalosch mizwot naschim («Tre precetti per donne») e la Seder keri'at schema al ha-mitta («Disposizione dello schema delle preghiere per la note e prima di addormentarsi» Le parti relative ai tre precetti per le donne permettono di dedurre che il volume venne concepito come un regalo di matrimonio. Accanto all'illustrazione sulla pagina iniziale sono inoltre presenti nel volume 22 piccole illustrazioni a colori. Una formulazione ebrea sulla pagina del titolo rimanda a Deutschkreutz in Burgenland (Austria) quale luogo di origine del manoscritto. Le caratteristiche della scrittura e della decorazione permettono di attribuire il manoscritto al copista ed illustratore Aaron Wolf Herlingen.
Online dal: 18.12.2014
I salmi contenuti in questo manoscritto sono suddivisi a seconda dei giorni della settimana nei quali devono essere letti e, ad eccezione di quelli per il venerdì, queste sezioni sono introdotte da iniziali collocate in riquadri monocromi multicolori. Il manoscritto presenta nella pagina iniziale una cornice architettonica nella quale sono raffigurati Mosè ed Aaron sotto due archi. Particolarmente impressionante è la raffigurazione all'inizio del primo salmo a c. 6v dove, dopo la prima parola ashre, è raffigurato il re Davide seduto all'aperto sulla terrazza di un palazzo, intento a suonare l'arpa, mentre rivolge lo sguardo ad un volume aperto, che rappresenta probabilmente i suoi salmi. Il manoscritto Braginsky è stato copiato e decorato da Moses Judah Leib ben Wolf Broda di Třebíč, che è forse responsabile anche della decorazione del più famoso manoscritto ebraico del XVIII secolo, Haggadah Von Geldern del 1723. Oltre al salterio Braginsky, sono conosciuti altri sette manoscritti di Moses Judah Leib, prodotti tra il 1713 ed il 1723. La rilegatura in pelle di vitello macchiettata porta lo stemma della famiglia De Pinto di Amsterdam impressa in oro sia sulla coperta anteriore che su quella posteriore.
Online dal: 13.10.2016
Il giorno del digiuno Jom kippur katan ha la sua origine nel giorno festivo Rosch chodesch, che in epoca biblica segnava nel calendario lunare il primo giorno in cui era visibile la falce di luna dopo la luna nuova. Questo giorno, durante il quale in origine non si poteva lavorare, si sviluppò più tardi tramite la compilazione del Talmud in un mezzo giorno festivo. Furono per primi i mistici di Safed in Alta Galilea a trasformare il Rosch chodesch in un giorno di digiuno creando una liturgia basata sulle penitenze del Jom Kippur ("Giorno dell'espiazione"). Da qui deriva anche il nome Jom Kippur Katan ("Piccolo giorno dell'espiazione"). Questo nuovo costume si estese verso l'italia e infine a nord delle Alpi. Simili raccolte di preghiere erano molto amate nel XVIII secolo. Al contrario di molti altri, questo esemplare è ornato da una pagina di titolo illustrata. Se il copista Juda Leib ben Meir di Glogau non avesse iscritto il suo nome in questa pagina, si sarebbe potuto supporre che il lavoro di copia fosse di Aaron Wolf Herlingen di Gewitsch, cui corrispondono le caratteristiche della scrittura e dell'illustrazione. Sui rapporti tra Herling e il copista Meir si può per il momento solo fare delle supposizioni.
Online dal: 19.03.2015
L'anonimo inno al Creatore Perek schira è tramandato in più di cento manoscritti. I più importanti illustratori di libri ebraici del sec. XVIII hanno decorato questo inno. Questo codice fu scritto per Hertz ben Leib Darmstadt di Francoforte sul Meno e contiene delle illustrazioni a penna di Meshulam Zimmel ben Moses di Polna in Boemia, il quale però probabilmente ha confezionato il codice a Vienna.
Online dal: 18.12.2014
Questa Pesach Haggada con la traduzione ebraica dell'inno Had Gadya (f. 23r) fu copiata ed illustrata da Nathan ben Simson di Mezeritsch (oggi Velke Mezirici, Repubblica Ceca). Contiene tra l'altro una pagina iniziale decorata, un ciclo di illustrazioni della cerimonia della sera del Seder della festa ebraica della Pesach, nove illustrazioni al testo ed un ciclo per l'inno conclusivo Had Gadya (f. 23r).
Online dal: 18.12.2014
Il manoscritto contiene il testo del Massekhet Purim, una parodia del Purim dell'autore e traduttore provenzale Kalonymus ben Kalonymus (Arles 1286- dopo il 1328). Nato ad Arles nel 1286 scrisse la sua opera a Roma all'inizio degli anni 20' del XIV secolo - egli imita con umorismo il testo e lo stile del Talmud, trattando del mangiare, bere e ubriacarsi durante questa festa. Le illustrazioni includono figure di arlecchini, un musicista di strada e sette carte da gioco distribuite a formare un trompe l'œil, genere solitamente molto raro nei mss. ebraici. Il codice è stato realizzato ad Amsterdam nel 1752, in un'epoca nella quale questo testo godette di grande interesse presso la comunità ebraica aschkenazita.
Online dal: 18.12.2014
Il manoscritto costituisce un capolavoro del miniatore Aaron Wolf Herlingen, un artista nato a Gewitsch in Moravia intorno al 1700, che ha operato tra gli altri a Pressburg (oggi Bratislava) e Vienna, e di cui oggi sono conosciuti più di quaranta manoscritti da lui firmati. La decorazione consiste in 60 illustrazioni a colori e tre iniziali decorate. Nella pagina iniziale il testo del titolo è affiancato dalle figure di Mosé e Aaron, e nella parte inferiore è raffigurato l'episodio della marcia nel deserto e della caduta della manna in presenza di Mosé, Aaron e della sorella di questi Miriam. L'inusuale presenza della figura di Miriam lascia supporre che il manoscritto fosse destinato ad una donna. Alla fine del testo sono trascritti i due canti - uno ebraico, l'altro aramaico Echad mi-jodea e Had Gadya - con la rispettiva traduzione in lingua yiddish.
Online dal: 18.12.2014
La Haggadah di Hijman Binger è un tipico esempio dell'arte dei manoscritti ebraici del Norde e del Centroeuropa della fine del XVIII e dell'inizio del XIX secolo. Cicli di immagini fanno da sfondo al contenuto scritto. Le illustrazioni mostrano della somiglianze con le tarde Haggadot di Joseph ben David di Leipnik, come quella del 1739 (Braginsky Collection B317) e lasciano presupporre che un'altra Haggadah di questo artista sia servita da modello a Hijman Binger. Un'ulteriore rarità del manoscritto è costituita da una carta della Terra Santa che è stata aggiunta alla fine (f. 52).
Online dal: 19.03.2015
Questo calligramma nel quale è raffigurato re David mentre suona l'arpa è realizzato con il testo latino dei cosiddetti Sette salmi penitenziali (6, 31, 37, 50, 101, 129 and 142) e del Salmo 138. Il calligramma è firmato dal famoso artista calligrafo ebreo Aaron Wolf Herlingen, creatore della Haggadah del 1725 (B284) della collezione Braginsky. L'artista ha usato una tecnica nella quale il testo è scritto in lettere minuscole, anche conosciuta come micrografia. Herlingen scrisse questo calligramma per il principe Giuseppe II (1741-1790), figlio dell'imperatrice Maria Teresa e dell'imperatore Francesco I.
Online dal: 20.12.2016
Questa Haggadah è stata illustrata nel 1739 da Joseph ben David di Leipnik, e prima che giungesse nel 2007 nella collezione Braginsky, non se ne aveva notizia. Come la maggior parte delle Haggadot dell'epoca, anche questo esemplare prende a modello le incisioni delle Haggadot di Amsterdam a stampa del 1695 e del 1712. Le caratteristiche delle illustrazioni di Joseph ben David, le cui opere sono ben conosciute, vengono rese in maniera esemplare. Nella gamma dei colori dominano le tinte e le gradazioni pastello. Tra i motivi ricorrenti nelle sue Haggadot, e che si rifanno a modelli precedenti, figurano le raffigurazioni del capretto della Pesach, il pane Matzah e le erbe amare. La loro consumazione è una parte della festa della Pesach, durante la quale tradizionalmente si effettua una lettura comune della Haggadah.
Online dal: 19.03.2015
Il "conteggio dell'Omer" nell'Ebraismo è una benedizione con la quale si contano i 49 giorni che intercorrono tra la seconda sera di Pesach e la festività di Shavuot, e Omer designa il primo covone della raccolta che nel secondo giorno della Pesach viene portato al tempio di Gerusalemme quale offerta. I calendari dell'Omer erano particolarmente apprezzati nel XVIII sec. sotto varie forme e questo esemplare fa parte di un gruppo di sei, realizzati in formato ridotto, che possono essere datati tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo. La rilegatura è in argento: nella coperta anteriore è incisa una decorazione floreale e un monogramma e in quella posteriore un uccello simile ad una cicogna con una spiga di frumento nel becco. Il manoscritto contiene 50 illustrazioni dipinte che illustrano praticamente ogni pagina del calendario.
Online dal: 19.03.2015
Questo minuscolo libro contiene la benedizione del nutrimento, con le consuete aggiunte per Chanukkah e Purim, così come varie benedizioni, quali per esempio la preghiera Shemà da recitare prima di coricarsi, o prima di gustare determinate cose. Presenta una pagina del titolo illustrata, 19 illustrazioni singole, cinque riquadri decorati contenenti singole lettere o iniziali ed un passaggio del testo decorato. Nella pagina del titolo l'artista non ha inserito il suo nome ma comunque annotato che il manoscritto venne terminato nel 1725, sotto il regno dell'imperatore Carlo VI a Nikolsburg (Cechia). Così come altre Birkat ha-mason, anche questa venne redatta per una donna. In un foglio di guardia iniziale inserito in un secondo momento è contenuta, in un ricco ornamento, la dedica a Fradche, moglie di Mosé Gundersheim. Grazie al confronto della scrittura e dell'illustrazione di un'opera simile del 1728 conservata nella Kongelige Bibliotek di Copenaghen (Cod. Hebr. XXXII) si può affermare che entrambe i manoscritti con la Birkat ha-mason sono stati eseguiti dal medesimo artista, cioè Samuel ben Zewi Hirsch Drenitz, che era attivo a Nikolsburg.
Online dal: 20.12.2016
L'Università di Padova fu fino al 1880 il più importante centro per gli studenti ebraici, mentre l'Università di Bologna non inseriva nelle matricole gli Ebrei. Il diploma di dottorato costituiva il 'biglietto d'entrata' per i medici ebraici nella moderna società formata da nobili e borghesi. L'Università di Padova rilasciava ai suoi diplomati un documento in latino redatto a mano e decorato. Nella pagina iniziale del diploma per Israel Baruch Olmo figura lo stemma della famiglia Olmo: un olmo affiancato da una fontana zampillante e dallo stelo di un cereale.
Online dal: 20.12.2016
Questo minuscolo libro di preghiere costituisce lo speciale risultato del lavoro in comune di due dei più importanti rappresentanti viennesi dell'arte ebraica del XVIII secolo. Aaron Wolf Herlingen scrisse ed illustrò la pagina del titolo, Meschullam Simmel ben Moses di Polná realizzò il resto dei disegni e molto probabilmente copiò i testi con le preghiere. Evidentemente il libriccino costituiva un regalo di nozze. Contiene in totale nove illustrazioni al testo e quattro parole iniziali riccamente decorate. Il libro di preghiere appartenne alla "rispettabile e saggia giovane Hindl". Nel manoscritto si leggono anche delle annotazioni riguardanti la nascita dei suoi bambini tra il 1719 ed il 1741.
Online dal: 20.12.2016
Fino al momento dell'acquisizione da parte della collezione Braginsky, questo libretto con la birkat ha-mason del 1741 era sconosciuto alla ricerca. Palesemente si tratta di un dono di nozze, dedicato da una donna. Oltre alla pagina con il titolo, con una cornice architettonica e le figure di Mosé e di Aronne, vi sono sei altre illustrazioni nel testo, tra le quali una rara raffigurazione di una donna solo parzialmente immersa in un bagno rituale (12v), oppure una più convenzionale rappresentazione di una donna intenta a leggere lo Shemà prima di coricarsi (17r). Questo libricino è stato copiato ed illustrato da Jakob ben Juda Leib Schammasch di Berlino. Si tratta di uno dei più produttivi artisti ebraici di manoscritti conosciuti della Germania del nord.
Online dal: 20.12.2016
Questo contratto di matrimonio fu allestito nella città portuale adriatica di Ancona, dove risiedeva una delle più importanti comunità ebraiche italiane, e che era anche uno dei più rinomati centri di produzione di ketubbot. La scena principale al centro in altro raffigura il profeta Elia che sale in cielo con il carro di fuoco, mentre il suo meravigliato allievo Eliseo lo guarda dal basso. La scena prende spunto dal primo nome dello sposo, Elia Mordecai, figlio dello scomparso Juda Macerrata. Gli altri due episodi biblici sono inseriti in cartigli ai lati. A destra la scena del trionfo di Mordecai, che rimanda al secondo nome dello sposo, e a sinistra la scena con Davide che tiene la testa di Golia, un riferimento a Davide Camerino, padre della sposa Tova, figlia di Davide, figlio di Abramo Abdiah Camerino di Senigallia.
Online dal: 22.03.2017
Questa ketubah decorata, così come la K29 della collezione Braginsky prodotta sei anni prima, rappresenta il massimo punto raggiunto dalla produzione di ketubbot illustrate ad Ancona. Il testo è centrato sotto un arco sorretto da due colonne decorate. Mentre negli esemplari più antichi di ketubbot conosciute provenienti dalla località egiziana di Geniza era normale utilizzare degli archi quali elementi della cornice, le lettere dorate iscritte nei pennacchi aggiungono un altro significato. Le sei lettere ebraiche, un acronimo del salmo 118.20: «È questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti», rimandano all'idea che gli sposi simbolicamente entrino in una fase della loro vira attraverso la porta celeste. Nel cartiglio al centro in alto è raffigurato il sacrificio di Isacco, un riferimento al secondo nome dello sposo. La scena, simbolo della fedeltà e della promessa messianica, e che appare in molte ketubbot italiane, nel corso del tempo è diventata uno dei motivi più amati dell'arte ebraica. Non è stata ancora identificata la figura femminile in basso.
Online dal: 22.03.2017
L'ornamentazione di questa ketubah, che ricorda l'unione di due importanti famiglie del ghetto romano, i Toscano e i Di Segni, ben rappresenta l'età d'oro della decorazione delle ketubbot a Roma. La cornice decorativa è suddivisa in un bordo interno ed uno esterno. I margini laterali del testo sono decorati da campi con fiori e fondo dorato. Nella cornice esterna, delle iscrizioni micrografiche incrociate realizzano delle superfici a forma di diamante, ciascuna delle quali contiene un grande fiore. L'intero impianto dei bordi interni ed esterni è circondato da piccole lettere quadrate ebraiche, che tutte insieme riproducono il quarto capitolo del libro di Ruth.
Online dal: 22.03.2017
I due sposi menzionati in questo documento, Dona Sara, figlia di Giacomo Guttieres Pegna (Peña) e Davide, figlio del defunto Beniamino Racah (o Raccah) provenivano entrambi da una ricca famiglia della comunità sefardita di Livorno. Nella ketubah sono elencati, come di consueto, la dote e il supplemento. Si trattava di una casa in Piazza delle Erbe del valore di 907 piesas, 6 solios e 10 dinaros da ocho reali di Spagna, più 150 piesas in contanti e un supplemento costituito dalla metà della dote. La ketubah, insolitamente grande, è ornata da un motivo ad intrecci in stile «nodo d'amore», viticci di fiori, una coppia di uccelli e due putti alati con un cartiglio vuoto, per l'emblema di famiglia.
Online dal: 04.10.2018
Il contratto di matrimonio tra Abramo, figlio dello scomparso Gionata Giuda Finzi e la sposa Ricca, figlia di Gedalja Senigaglia (Senigallia) prevede una dote di 1'800 pezze da ocho reali (1200 in contanti, 300 in gioielli d'oro, gemme e perle, 300 in vestiti e biancheria da letto e un supplemento di 360 pezze). Nella parte inferiore della ketubah il testo è inserito in un'architettura a doppio arco. La parte superiore è dipinta come un cielo azzurro con piccole stelle dorate. Sulle nuvole riposa l'allegoria della Fama, che annuncia con la tromba il «buon nome» dello sposo.
Online dal: 04.10.2018
In questo contratto di matrimonio del 1722 tra Jischai (Jesse) Chai, figlio di R. Samuel Pesach e Beracha Tova, figlia di R. Jesaja Modena, l'artista combina in modo convincente elementi decorativi dell'arte italiana con simboli e motivi ebraici. Nella decorazione sono inserite in scrittura micrografica innumerevoli citazioni bibliche riguardanti le nozze e gli ideali del matrimonio.
Online dal: 14.12.2018
Come nella Ketubah di Padova del 1828 (K76) è stata utilizzata una cornice più antica. Gli emblemi di famiglia non hanno quindi alcun legame con la sposa e lo sposo, Nathan Salomon, figlio di Jakob Samuel le-vet Montel e Bella Rosa, figlia di Mosè le-vet Baruch (De Benedetti). È anche probabile che non provenga da Alessandria ma da una località più lontana, forse Lugo o Ancona. La cornice decorativa interna contiene un nastro a forbicicchio incollato su tessuto verde. La cornice esterna dipinta è decorata con fantasiosi ramoscelli fioriti, medaglioni e vignette. Sulle strisce laterali e inferiori si trovano i segni zodiacali.
Online dal: 14.12.2018
Il matrimonio tra Josua, figlio di Isaak Chajjim Recanati, e Dona Esther Sara, figlia di Raphael Recanati, costituiva un'unione tra due ramificate, benestanti ed influenti famiglie sefardite. Il testo stesso della ketubah è redatto in un documento dipinto in maniera illusionistica nella colonna di destra e le condizioni nella colonna di sinistra. Il tutto è circondato da una architettura rococò a prospettiva centrale. L'emblema della famiglia è fiancheggiato da due amorini. Il nome dello sposo è onorato con un medaglione nel quale Josua ordina al sole di fermarsi (Gs 10:12-13). Due figure femminili reggono i due lati di uno striscione dorato nel quale figura la scritta «Andate e moltiplicatevi».
Online dal: 10.10.2019
Questa ketubah per la coppia di sposi Joseph Baruch, figlio di R. Schabettai Moses Salman e Rachel, figlia di R. Jom Tov Sanguinetti, testimonia l'alto livello raggiunto dalle comunità piemontesi nel campo dell'arte ebraica. I disegni sono realizzati in verde e oro. Nella parte centrale si distende una massiccia architettura trionfale con doppie colonne che sovrasta il campo che contiene il testo del contratto. Due putti suonano le fanfare su supporti mobili, i dodici segni zodiacali e le raffigurazioni di uccelli nel campo superiore decorato sono ritagliati da incisioni ed incollati sulla ketubah, e infine riempiti con un po' di colore. Nell'architrave dell'arco di trionfo è raffigurata la silhouette della Gerusalemme risorta, realizzata con calligrammi.
Online dal: 10.10.2019
La coppia di sposi Salomone, figlio di Giacomo Visino, e Dina (Gracia), figlia di Samuele Cordovero, apparteneva alla grande comunità ebraica degli ebrei sefarditi che vivevano nel fiorente, cosmopolita e multietnico porto di Livorno, dove godevano di generosi privilegi attribuiti loro dai Medici, compresa la piena libertà religiosa. Il testo è collocato in un'architettura a forma di portale barocco tra due colonne doppie. Il testo del matrimonio a destra è stato scritto in caratteri quadrati sefarditi, le condizioni a sinistra in corsivo, confermate dallo sposo (in italiano) e dal padre della sposa (in spagnolo). Sopra la balaustra due putti reggono un cartiglio con l'emblema della famiglia Visino. Al di sotto è dipinto un medaglione incorniciato dallo zodiaco, Re Salomone, che accoglie con grande gioia la Regina di Saba.
Online dal: 10.10.2019
Questo rotolo di Ester italiano, risalente alla metà del XVIII secolo, venne probabilmente stampato a colorato a mano a Venezia. Si conserva in una custodia cilindrica, decorata con motivi floreali a filigrana, che costituisce un prodotto tipico della lavorazione più tarda e raffinata del metallo di Giannina.
Online dal: 20.12.2016
La storia di Ester in questa megillah (pl. megillot) non viene presentata come un dramma storico ma piuttosto come una satira divertente. Nella decorazione del rotolo viene colto il carattere della vita ebraica alsaziana: le bizzarre immagini includono figure contadine in vivaci costumi locali e riflessi di umorismo popolare. Vivaci figure, alcune mostrate mentre passeggiano con un bastone in una mano e mentre gesticolano con l'altra, sono intercalati da busti umani e civette, mentre il testo ebraico è collocato in una cornice ottagonale di ca. 6 cm di altezza. Le poche megillot alsaziane conosciute condividono con questa numerose caratteristiche quali una vasta gamma di gialli, rossi e verdi; solide e robuste figure e grandi fiori vivaci. In questo rotolo di Ester della collezione Braginsky le donne vestono abiti rossi o blu con lacci gialli davanti, mentre gli uomini sono raffigurati mentre indossano, tra gli altri, dei tradizionali collari bianchi, giubbotto rosse e blu con pantaloni, ed una grande varietà di cappelli.
Online dal: 13.10.2016
Oggetti per le cerimonie realizzati in oro, come la custodia per questo Rotolo di Ester, sono eccezionali, poiché gli oggetti per la sinagoga o di uso personale ebrei erano solitamente in argento o in altri materiali preziosi. La custodia cilindrica di questo rotolo è decorata con delle delicate filigrane applicate. Da un vaso collocato al centro fuoriesce un tralcio naturalistico con rami e fiori che si estendono sulla superficie decorata del rotolo. Dei grandi fiori si appoggiano o inquadrano degli oggetti che sono associati al Tempio di Gerusalemme. Nonostante questi motivi si trovino frequentemente in una grande varietà di oggetti di metallo per i riti ebraici italiani, non sono collegati in modo particolare con la storia di Ester. Inoltre le Dieci tavole della legge sono collocate nel largo motivo centrale, una corona composta di forme di piccoli fiori che ricordano dei girasoli. Si conoscono due custodie per rotoli di Ester simili, indubbiamente create dallo stesso artista, che si pensa siano state prodotte a Roma o Venezia nel XVII secolo. Il rotolo di Ester, senza decorazione, risale probabilmente al XVIII secolo.
Online dal: 22.03.2017
Questa megillah è abbellita da disegni di architettura dipinti a mano che si ripetono. Il testo è collocato tra colonne alternate diritte e a spirale. Gli ebrei italiani associavano le colonne ritorte a quelle del Tempio di Salomone, che essi credevano essere stato portato a Roma da Tito e poi collocato nella basilica di S. Pietro in Vaticano. Per quanto riguarda lo stile, il rotolo ricorda le ketubbot miniate prodotte a Ferrara e Mantova. Allegato vi è un foglio di pergamena contenente, in aggiunta alle benedizioni, un inno liturgico, korei megillah, recitato dagli ebrei italiani. I rabbini non concordavano sul fatto che un rotolo potesse contenere dei testi estranei al Libro di Ester, così che in molte comunità questo portò alla consuetudine di allegare un foglio, staccato, contenente le tre tradizionali benedizioni da recitare prima della lettura della megillah.
Online dal: 22.03.2017
I bordi di questo Rotolo di Ester sono dominati da una arcata barocca suddivisa da quattro distinte colonne con vari motivi. Le arcate sono sormontate da una balaustrata che sostiene dei vasi con fiori, dei medaglioni vuoti, ornamenti floreali e diverse varietà di uccelli, tra i quali un'aquila a due teste coronate ed un pavone. Al di sotto di ognuna delle diciannove colonne di testo sono collocate scene dalla vita di Ester. La cornice incisa del rotolo fu disegnata da Francesco Griselini (1717-1787), studioso, artista ed editore italiano le cui incisioni di bordi divennero molto popolari in Italia nel XVIII secolo. In queste illustrazioni Griselini ha dedicato particolare attenzione all'architettura ed alla prospettiva spaziale. La firma a stampa dell'artista si legge nell'angolo inferiore sinistro di ciascuna pergamena. L'ultima scena, collocata sotto l'arco finale, si trova raramente nei Rotoli di Ester. Raffigura il Messia che cavalca un asino rappresentante il ritorno a Gerusalemme del popolo ebraico in esilio. Il testo del rotolo fu scritto dall'abile artista-copista Aryeh Leib ben Daniel. Nella sua iscrizione finale, al termine delle benedizioni conclusive, egli informa il lettore di aver scritto il codice a Venezia nell'inverno 1746.
Online dal: 22.03.2017
Questa megillah del XVIII secolo fu realizzata nella Bassa Sassonia e rimanda, con questo tipo di arte decorativa popolare, di decorazione e di scelta di colori, ad altre megillot provenienti da questa regione. L'immagine più distintiva nel rotolo è quella nella quale è dipinta l'impiccagione di Aman, legato in catene e sospeso al patibolo. Un serpente velenoso, simbolo del male, si arrotola sul supporto. Al di sotto, un leone con due code - allegoria del popolo ebraico – regge tra le zampe uno scudo e assiste all'esecuzione. La megillah della collezione Braginsky è una di tre rotoli simili tedeschi che contengono delle speciali immagini dell'impiccagione di Aman. Delle iscrizioni sui pannelli di apertura e di chiusura di questo rotolo indicano che era posseduto da Berel, figli di Abraham Neumark di Amburgo.
Online dal: 22.03.2017
La particolarità di questo rotolo di Ester (su quattro membrane con 16 colonne di testo) è data dalle raffigurazioni dettagliate del libro di Ester che includono dei motivi della letteratura Midrasch. Queste testimoniano una buona conoscenza della Bibbia e dei commenti rabbinici. La raffigurazione degli ebrei in abiti da festa con berretto e colletto bianco («Judenkragen») rimanda ad un contesto dell'Europa occidentale. In realtà il rotolo è stato creato ad Amsterdam. Nel paragrafo introduttivo Jakob da Berlino si presenta come copista e data questa megillah, che costituisce un esemplare molto precoce e prototipo degli esemplari con una cornice decorativa stampata, al XVIII secolo.
Online dal: 08.10.2020
La pergamena (su cinque membrane con 13 colonne di testo) è introdotta da un impressionante disco solare circondato dai segni dello zodiaco. Il mese di Adar è particolarmente sottolineato, poiché è in questo mese, che è sotto il segno dei Pesci, che avvenne lo sterminio degli ebrei. Ogni colonna inizia, se possibile, con la parola ha-melech (il re), che da un lato significa re Assuero, ma è anche un'allusione al Dio mai esplicitamente menzionato e onnipresente. La custodia d'argento, databile al 1800 ca., è coronata da un mazzo di fiori e foglie, un motivo che si ritrova anche su accessori della Torah (rimmonim) e altri oggetti ebraici in metallo dell'Impero Ottomano.
Online dal: 08.10.2020
La cornice a stampa di questo rotolo di Ester (su quattro membrane con 15 colonne di testo) è stata realizzata dall'incisore Paul-Jean Franck, artista non ebreo di Praga, ed è quindi uno dei rari esempi di questo tipo che non proviene dai due centri della stampa, Venezia o Amsterdam. All'inizio e alla fine del rotolo vengono raffigurati verticalmente in tutto sette episodi del libro di Ester: all'inizio Assuero in trono, mentre Mardocheo e Aman sono condotti al suo cospetto; Mardocheo consegna ad Atàch il decreto di distruzione; il re nella tenda. Alla fine, vengono illustrate le celebrazioni di Purim: l'accusa di Aman da parte di Ester, Mardocheo e il re, e Mardocheo mentre istituisce la festa di Purim in una lettera agli ebrei. Sopra i capitelli delle colonne tortili sono rappresentate altre scene.
Online dal: 08.10.2020
Il programma decorativo di questo rotolo di Ester (su quattro membrane con 16 colonne di testo) è stato ripreso dalla cornice a stampa della megillah della collezione Braginsky (S25). Le benedizioni all'inizio del rotolo sono circondate da figure ed episodi narrativi: sopra Assuero ed Ester sul trono affiancati dai cortigiani, sotto a destra i cospiratori e a sinistra Aman sulla forca, al di sotto Mardocheo presso la porta del palazzo e a sinistra Ester e Mardocheo che redigono le lettere con gli ordini per la festa del Purim. La custodia esagonale d'argento cesellato fu realizzata nel 1806 e apparteneva al rabbino Ephraim Fischel di Rozdol, nella Galizia orientale.
Online dal: 08.10.2020
Questo rotolo contiene una delle più raffinate serie di illustrazioni che si trovano nelle megillot illustrate. Wolf Leib Katz Poppers, artista molto dotato, ha eseguito detttagliatamente delle figure, delle scene e degli animali, con dei delicati tratti di penna paralleli e incrociati, creando un effetto straordinariamente simile alle incisioni in rame dei libri contemporanei. Collocati tra un bordo vegetale con animali in alto ed uno simile con uccelli in basso, le colonne di testo sono intercalate da otto eleganti personaggi tratti dalla storia di Ester che occupano l'intera altezza. Al di sotto di ognuna di queste figure trova posto una piccola vignetta che racconta la storia di Purim. E' inusuale che le figure abilmente disegnate che abbelliscono questo rotolo siano abbigliate con abiti di corte ottomani. La scelta di questo tipo di abbigliamento è intrigante e la ragione più convincente per questa scelta è che il rotolo venne prodotto per un membro di una piccola ma influente comunità di ebrei turchi alla quale, dopo il 1718, venne permesso di vivere e di commerciare liberamente a Vienna, rimanendo tuttavia cittadini del Sultano di Turchia.
Online dal: 13.10.2016
Questo rotolo di Ester, che riunisce in una maniera speciale la tradizione indiana e quella occidentale, contiene venti pannelli elaboratamente decorati, che fiancheggiano le sezioni del testo. Il lettore è raffigurato affiancato da uomini con il fez e da bambini con il tamburo con il quale viene scandito il nome di Aman. In una sezione separata con la scritta ezrat nashim (sezione femminile) trovano posto cinque donne. Le figure nel rotolo sono raffigurate in un miscuglio di abbigliamento contemporaneo occidentale e indiano, in interni che spesso mostrano la stessa mescolanza. Alcune delle figure femminili, tra le quali Esther, portano il segno induista bindi sulla fronte. Questo rotolo proviene dalla collezione dell'importante famiglia ebraica proveniente da Bagdad dei Sassoon, e era probabilmente destinata ad un uso privato. La mescolanza di tradizioni calligrafiche ebraiche e forme artistiche indiane, rispecchia il profondo radicamento della famiglia Sassoon nella vita culturale indiana.
Online dal: 20.12.2016
I decori a silhouette sono tipici dei rotoli Ester di Ancona e Lugo. Questi si trovano anche su ketubbot (vedi K96 e K105) e su altri fogli d'apparato. Nella silhouette superiore di questa megillah (su tre fogli con 12 colonne di testo) si trovano dei pavoni, farfalle e cervi intrecciati negli ornamenti floreali, nei viticci e negli ornamenti a traliccio; nella parte inferiore sono raffigurati i segni dello zodiaco. Il rotolo di legno tornito è alto 54.8 cm.
Online dal: 08.10.2020
Influenzata dalla cultura islamica dell'Africa del nord, questa megillah (su tre membrane con 19 colonne di testo) rinuncia alle rappresentazioni figurative e utilizza il linguaggio formale dell'arte islamica con i suoi molteplici ornamenti. Il testo è decorato da un'arcata che si estende lungo tutto il rotolo. La decorazione è vicina ad alcune ketubbot della città di Meknès in Marocco.
Online dal: 10.12.2020
Il testo su questo rotolo di Ester (su 5 membrane con 42 colonne di testo) è scritto su colonne insolitamente strette, inserite in cornici dorate su uno sfondo verdastro. La custodia esagonale in argento fuso, cesellato, inciso e granulato reca i marchi in argento della città di Roma e di Giovanni Battista Sabatini, da lui utilizzati dal 1778 al 1780. Le iniziali alef, resch e samech si riferiscono al committente e al proprietario. Eccezionale che in questo caso si sia conservato il set completo originale costituito dal rotolo, dalla custodia e dalla custodia in pelle.
Online dal: 10.12.2020
Il calligrafo e artista Arje Leib ben Daniel, che ha creato questa megillah (su tre membrane con 12 colonne di testo e un foglio separato con le benedizioni), era originario di Gorai presso Zamość nella Piccola Polonia. In totale si conservano 28 sue megillot, delle quali otto sono da lui firmate e datate. Questo rotolo, cosiddetto ha-melech perché ogni singola colonna inizia con ha-melech («il Re»), fu creato a Venezia nel 1748 con il disegno alla seppia tipico di Leib ben Daniel. Sono inoltre evidenti gli influssi del tipo di cornici di Salom Italia e dell'arte popolare dell'Europa orientale. Il nome dell'artista nell'iscrizione è stato in seguito sostituito con quello di Giuda Capsuto, che offrì il rotolo ad Ephraim Isacco Capsuto come dono di Purim.
Online dal: 10.12.2020
Intorno all'anno 1700 il monaco e bibliotecario di San Gallo P. Hermann Schenk (1653-1706) tradusse dal francese al latino tre opere: la Historia omnium conciliorum generalium di Jean-Baptiste Truillotte e due testi del celebre monaco ed erudito francese Jean Mabillon (1632-1707): il Syllabus praecipuarum difficultatum quae in lectione Conciliorum et Sanctorum Patrum occurrunt e l'Epitome historiae ordinis Sancti Benedicti.
Online dal: 20.12.2007
Esemplare forato del calendario clericale di Costanza, contenente il registro delle spese di un funzionario dell'Abbazia di San Gallo (probabilmente Gall Anton von Thurn), con l'indicazione delle spese specifiche per l'organo della Chiesa di Otmar, per il monastero di San Gallo, per un altare a Goldach, ecc. (anno 1706).
Online dal: 20.12.2007
Sermoni latini di un monaco di San Gallo, pronunciati tra il 1674 e il 1691 in diverse chiese del territorio dell'abbazia principesca di San Gallo.
Online dal: 20.12.2007